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Fuori dal Coro 2008
65.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Sentieri di Cinema seguirà anche questa edizione con il consueto reportage giorno per giorno ed invierà in laguna un gruppo di operatori del circuito.
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05/09/2008
Lo spleen del Lido
Poco dopo l'alba di sabato mattina... GLi orari della Mostra e gli obblighi istituzionali del Laboratorio Venezia Cinema, non mi hanno permesso, ieri notte, di aggiornare il sito, per cui, recupero questa mattina, giocando su un'alzataccia e sulla possibilità di godere di qualche ora di calma prima, dell'ultima, frenetica, risolutiva giornata di festival. In queste ore l'aria mefitica e appiccicosa del Lido è ancora un brezza lagunare che sa appena di autunno e suggerisce, con la fine della Mostra, la vera conclusione dell'estate 2008. Fra due giorni si torna al lavoro e un po' di malinconia mi assale mentre, solo, in cucina (tutto il resto dell'appartamento, dorme) faccio mente locale sulle ultime visioni.
Divertente, liberatorio, anche se poco ironico, il thailandese: PUEN-YAI-JOM-SA-LAD di Nonzee Nimibtur., presentato "fuori concorso". Regista di fama, in patria e non solo, Nimibtur, costruisce un kolossal in costume stile "pirati dei caraibi", spostando il luogo del racconto tra le isole thailandesi del XVI° secolo e muovendosi fra rivalità di corona, genesi dell'eroe, realtà e magia. Il risultato, godibilissimo, si aprezza tanto più dal momento che il linguaggio cinematografico (montaggio, regia, gestione del ritmo del racconto e varietà di inquadrature) rimandano al cinema hollywoodiano, senza perdere, operò, quel gusto tutto orientale per l'allestimento scenico di gusto teatrale.
A seguire, il film in concorso THE WRESTLER di Darren Aronofsky. Già presente a Venezia nel 2006 con lo sghembo "L'albero della vita" il regista newyorkese, da un soggetto di Robert Siegel, porta in scena il declino e la voglia di riscatto di un ex campione di wrestling degli anni '80, deciso a non rinunciare alla lotta e allo spettacolo, uniche sue ragioni di vita. al gioco si presta un irriconoscibile Mickey Rourke, che presta tutta la sua fisicità robusta ed invecchiata. Un ritratto malinconico che diventa anche un omaggio alla mitologia iconografica degli anni '80 e dell'americanismo rampante. Molto intrigante la colonna sonora che attinge al repertorio hard rock (ACDC, Gun's and Roses) di quegli anni. Un po' scontata la risoluzione e qualche luogo comune di troppo appesantiscono questa pellicola che rimane, comunque apprezzabile e si lascia vedere con facilità.
Nella sezione "orizzonti", la pellicola del giorno è stata l'atteso: LA FABBRICA DEI TEDESCHI di Mimmo Calopresti. L'autore di "La seconda volta"; "Preferisco il rumore del mare"; "L'abbuffata", racconta la tragedia avvenuta nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 presso la ThyssenKrupp di Torino, dove persero la vita sette operai. Il film, che non è interamente un documentario e neppure una fiction, ricostruisce, in una sorta di "overture", il saluto dei familiari (attori) agli operai (fuori campo) che si apprestano al turno di lavoro. Il seguito è costituito da una serie di interviste che lo stesso Calopresti effettua ai familiari delle vittime. Più che una ricostruzione dei fatti, sembra evidente la volontà di recuperare la memoria del vissuto e dei sogni delle vittime. Il Cinema si fa carico di contribuire alla diffusione del messaggio circa l'emergenza "morti bianche" nel Paese e, da questo punto di vista è sicuramente encomiabile, però, il tranello della spettacolarizzazione del dolore è dietro l'angolo.
Ultima visione della giornata, nella sezione "Giornate degli Autori": STELLA di Sylvie Verheyde. La pellicola esplora un anno della vita di una ragazzina di prima media nella Parigi del 1977. Stella, la piccola, vive in un quartiere periferico, i genitori gestiscono un bar e non si occupano minimamente di lei che vive in uno stato di abbandono affettivo e culturale. A scuola, intreccia un rapporto di amicizia con una coetanea che, a piccole passi, le fara scoprire nello studio e nella scuola, una possibilità di riscatto da non sottovalutare. Film sincero, ha il pregio di non "urlare" la propria tesi mantenendo un registro sottotono e giocando di fino su sguardi e primi piani. Qualche perplessità sul modo di vedere il mondo degli adulti che ne esce totalmente distrutto ed incapace di garantire una crescita serena ai più piccoli.
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