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Fuori dal Coro 2008
65.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Sentieri di Cinema seguirà anche questa edizione con il consueto reportage giorno per giorno ed invierà in laguna un gruppo di operatori del circuito.
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31/08/2008
Domenica pomeriggio... in Terrazza
Bentrovati. Il titolo della giornata suggerisce rilassanti ozi domenicali cullati dal mormorio delle onde lidensi che si frangono sul bagnasciuga... Peccato che di vero, in questo sogno, ci siano solo le onde e il bagnasciuga, che, da questa postazione sulla terrazza dell'Hotel Excelsior (dove è allestito un apposito spazio dedicato agli accrediti Industry), costituiscono un panorama rilassante. Invece, malgrado la giornata inviti ad una certa deboscia (che peraltro dopo cinque giorni di mostra sarebbe anche legittima), si lavora e si cercano di ottimizzare tempi e forze in vista di un'altra intera settimana di fuochi d'artificio. Per cui, godendo di un buco nel carnet personale di proiezioni, mi godo il fresco dell'aria condizionata e mi avvantaggio un po' nell'aggiornamento del sito (attività, di solito, legata agli orari notturni).
Primo film della giornata e piacevole "risveglio" domenicale è stato: GAKE NO UE NO PONYO del celebrato maestro dell'animazione giapponese Hayao Miyazaki. Presenza gradita ed attesa al Lido, il regista di Tokyo regala ai suoi fan una nuova fiaba delicata che ha il pregio di sfiorare appena tematiche attuali come: il rispetto dell'ambiente marino e della biodiversità, lo sfruttamento eccessivo delle risorse marine, in un contesto leggero, facilmente interpretabile dai più piccoli ed ugualmente godibile dal pubblico più adulto. Grande cura posta alla grafica dei fondali che sembrano realizzati con leggeri tocchi di pastello, davanti ai quali si muovono i personaggi realizzati con il consueto tratteggio anime e riempimenti di campiture. Grande cura posta al commento sonoro che, nella sequanza centrale parafrasa la celebre pagina wagneriana della "Cavalcata delle Walchirie" reinterpretandola, grazie alla fantasia degli animatori diretti da Noboru Yoshida, in un coinvolgente tsunami di pesci. Grande entusiasmo nella critica.
A seguire, nella sezione "Orizzonti", il documentario IN PARAGUAY dell'americano Ross McElwee. Il regista, documentarista di pregio, racconta attraverso riprese realizzate in 16 mm, le peripezie del proprio nucleo familiare in viaggio di dintorni di Boston ad Asuncion, in Paraguay, per adottare una neonata. Il film, gradevole per i contenuti ed il distacco emotivo, purtroppo cade nel tranello di una eccessiva retorica, laddove un parlato continuo soverchia e ripete il significato delle immagini già di per sè abbastanza eloquenti.
Attesisssima la proiezione delle ore 13.00 dell'utlimo film di Pupi Avati: IL PAPA' DI GIOVANNA. Il maestro bolognese torna a girare nella sua città una intensa storia familiare negli anni compresi fra il 1938 ei primi del dopoguerra. Come sempre, molto bello il lavoro sugli attori (Silivio Orlando, Francesca Neri, un insolitamente drammatico Ezio Greggio, Alba Rohwacher e una irriconoscibile Serena Grandi), sulla ricostruzione storica di ambienti e costumi, sulla fotografia e sul commento sonoro (il fido Riz Ortolani). La regia, discreta e poco appariscente privilegia movimenti piccoli e lenti della mdp, senza ricorrere ad effetti ed espedianti buoni a suscitare forti emozioni. Grandi applausi della critica alla prima proiezione, si spera che anche il pubblico dei paganti abbia riservato la stessa accoglienza.
Grande rivelazione della serata, la pellicola americana VEGAS: BASED ON A TRUE STORY, dell'iraniano Amir Naderi. Nei sobborghi desolati della periferia desertica ai margini di Las Vegas, una famiglia entra in crisi totale quando un truffatore li convince che sotto il giardino di casa (maniacalmente curato in mezzo al deserto circostante) potrebbe essere sepolta una valigia piena di soldi. La capitale americana del gioco d'azzardo viene evocata da piccole, significative, immagini (qualche grattacielo lontano, luci appariscenti in un fantasmagorico skyline, la televisione che trasmette solo programmi di giochi a premi), ma tutto il film sviluppa tragicamente l'ossessione contemporanea per il danaro facile. Il linguaggio usato è secco, non concede nulla all'estetica fronzoluta di tanto postmoderno e il risultato è una tragica parabola che, nella distruzione della famiglia protagonista, legge tutto il dramma di un mondo che non è più in grado di discernere il vero dal falso, il superfluo dal necessario, i valori dal vuoto. Molto significativa, in questo senso, la sequenza finale con il giardino ormai ridotto a due trincee (fosse aperte?) con l'unico vaso di fiori scampato allo sfacelo. Ottima la risposta del pubblico e della critica; un gran bel finale per questo week end di Mostra.
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