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Fuori dal Coro 2008
65.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Sentieri di Cinema seguirà anche questa edizione con il consueto reportage giorno per giorno ed invierà in laguna un gruppo di operatori del circuito.
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03/09/2008
Prime risate al Lido
Chissà perchè una Mostra d'Arte Cinematgrafica che desidera dare di sè un'immagine preziosa e rigorosa, rifugge (al momento di scegliere le pellicole da presentare) dal genere "commedia". Eppure, tanti capolavori hanno fatto ridere e questo risulta essere il loro pregio maggiore, nè, per forza di cose, serietà significa per forza musoneria. Eppure, qui a Venezia, il dramma, declinato in tutte le sue possibili varianti, ha sempre riscosso il favore della critica che evidentemente gode di sadico piacere nello sfogliare l'immenso catalogo delle sfighe umane variandolo e complicandolo a seconda delle latitudini. Tuttavia, anche il critico più serio e parruccone non può durare a lungo senza la grassa e vivificante risata... Accade, quindi, che anche a Venezia, la pellicola che riesce a strappare una gioiosa risata venga salutata con l'entusiasmo schietto e sincero di chi, soffocato da atmosfere pesanti, arriva a prendere una boccata d'aria fresca. E' quanto successo oggi grazie alla partecipatissima proiezione della pellicola PRANZO DI FERRAGOSTO di Gianni Di Gregorio. Attore teatrale, regista, sceneggiatore (ultimamente è stato co-sceneggiatore di "Gomorra"), Di Gregorio imbastisce una tenera storiella in cui, alla vigilia di Ferragosto, un individuo si ritrova a badare alla propria vecchia madre e ad altre tre arzille vecchiette scaricate dai rispettivi figli... Condensato in appena 75 irresistibili minuti, il regista-attore costrisce un meccanismo perfetto in cui rapide battute e situazioni-tipo, si susseguono in un crescendo tenero e vivace che strappa l'applauso a scena aperta. Certo che arrivare al terz'ultimo giorno di mostra per sentire il risveglio del pubblico...
Altra piacevole scoperta di questa giornata benedetta dal cielo, il documentario autobiografico firmato Agnès Varda: LES PLAGES D'AGNES. La grande madre della Nouvelle Vague, costruisce un caleidoscopio di frammenti autobiografici per raccontare, non solo i fatti salienti della sua formazione, ma come questi (ed altri episodi dell'infanzia), abbiano determinato, in seguito, precise scelte estetiche e registiche. Il linguaggio, assolutamente non convenzionale nella messa in scena, alterna registri leggeri a momenti di pathos appena accennato; non annoia e stempera nell'ironia quello che, in altri casi, si sarebbe giudicato come una sterile autocelebrazione.
Nella sezione dei film in concorso, si è potuto vedere l'ultimo film di Jonathan Demme: RACHEL GETTING MARRIED. Il celebrato regista di "Philadelphia" ; "Il silenzio degli inncocenti"; "The Manchurian Candidate", torna alla cinematografia tradizionale dopo una lunga parentesi dedicata al documentario. Conflitti familiari e tragedie personali, esplodono durante i preparativi di un matrimonio. Alla fine della celebrazione, forse, qualcosa sarà cambiato... Buona prova per Anne Hathaway ("Il diavolo veste Prada") qui al confronto con una parte drammatica, ben gestita. Sul fronte del linguaggio cinematografico, anche se il racconto procede bene, non si può sottacere un uso un po' troppo "documentaristico" della videocamera, di cui, a tratti, si fatica a trovare la giustificazione.
Ultima visione della giornata, IL PRIMO GIORNO D'INVERNO, del trentaquattrenne Mirko Locatelli. Esordio alla regia, il film racconta i turbamenti adolescenziali di un giovanotto di provincia isolato dai coetanei e perennemente in cerca di una sua collocazione. Il titolo allude al solstizio d'inverno, momento in cui la notte sembra avere il sopravvento eppure, allo stesso tempo, chiusura di un ciclo e apertura di un nuovo anno. Per il personaggio principale, una azione compiuta di un eccesso di emotività e ricercadi un riscatto personale, si trasformerà, nel male, nella perdità dell'adolescenza e l'ingresso nell'età adulta. Il maeriale tematico, che si arricchisce di una mesta riflessione sull'incomunicabilità fra coetanei e all'interno del nucleo familiare, sull'estraniamento da un ambiente "di frontiera", più simile ad un "non luogo" e sull'abbandono dei giovani da parte di figure educative, si sarebbe giovato di una regia un poco più attenta ai tempi del racconto e alla gestione più accurata della recitazione dei vari attori. Peccato...
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