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Fuori dal Coro 2008
65.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Sentieri di Cinema seguirà anche questa edizione con il consueto reportage giorno per giorno ed invierà in laguna un gruppo di operatori del circuito.
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02/09/2008
Il riposo del guerriero
Ci sono momenti, nella vita di ognuno di noi, in cui la gravità degli eventi e la contingenza delle situazioni, spingono il singolo a soluzioni estreme che, in circostanze normali, non desterebbero la minima reazione. Chi si ritrova a vivere l'esperienza della Mostra di Venezia (con i suio ritmi, le sue proposte, i suoi tempi), puntualmente, al giro di boa della prima settimana (specie se mantiene la media costante delle cinque visioni giornaliere), si ritrova non già con le classiche borse sotto gli occhi, ma con un intero set di valige da giro del mondo... Senza contare quella sensazione di assopimento che induce al crollo delle palpebre appena dissolto l'ultimo fotogramma della sigla pre-film. Se a questo, poi, si aggiunge un catalogo di prodotti non proprio frizzanti nè, tanto meno, entusiasmanti, si intuisce, allora, come sia doveroso prendersi un breve pomeriggio di pausa onde evitare la sventura di crollare esanime durante la pellicola più strepitosa della Mostra, o peggio, scambiare (nei vaneggiamenti sonnambulici della proiezione post-prandiale), il film più insulso per il capolavoro dell'anno. Dopo due giorni di analisi comparativa di sinossi varie, press book, possibilità di recupero, voci di corridoio circa questo o quel film, la scelta di saltare un paio di proiezioni pomeridiane è ricaduta su questa giornata. Pertanto, l'aggiornamento di oggi sarà leggermente ridotto rispetto ai precedenti.
Prima visione della giornata (forse era meglio concedersi un'ora di sonno in più), il film in concorso: BUMAZNYJ SOLDAT (Soldato di carta), del russo Aleksei German Jr. La storia è quella di un ufficiale medico, responsabile della prima compagnia di cosmonauti russi, che mette in discussione la liceità della missione qualora questa dovesse mettere un'ipoteca sulle vite dei giovani "eroi nazionali". Una doppia e tormentata storia d'amore complica le cose. Già applaudito a Venezia 2005 con "Garpastum", il regista torna ad accuparsi della storia del suo Paese, ripescando le tensioni ideologiche e le volontà di rinnovamento che caratterizzarono gli anni '60 e l'uscita dallo stalinismo. Tuttavia il film risulta appesantito da dialoghi e situazioni irrisolte e da una regia poco attenta ai tempi della narrazione; due ore di ripetuta tosse canina e scaracchi da bronchite kazaka in un tripudio di pioggia, nevischio, nebbia e fanghiglia. Sentimenti congelati e "calore" da cella frigorifera... Ma stampa e professionali (quei pochi che c'erano) sembrano aver gradito...
A seguire, nella sezione "Orizzonti" il documentario: LOS HEREDEROS, di Eugenio Polgovsky (nazionalità messicana). Primo documentario lungometraggio per il giovane regista di Città del Messico, la pellicola si concentra sul lavoro nei campi svolto dai bambini messicani, eredi di una povertà che si trascina da generazioni. Il film, che segue il ritmo di una "giornata tipo" di vari bambini, riesce a mantenere un certo distacco dalle emozioni e, pur costituendo un valido modello di riflessione su una problematica annosa ed irrisolta, non si nega sprazzi di speranza costituita dalla vitalità e dall'energia sprigionata dai piccoli lavoratori. Sul piano tecnico, accanto ad un bel commento sonoro (Banda Mixe de Oxaca) si sottolinea la volontà di rinunciare ad ogni commento in voce off. Parlano da sole le immagini.
Ultima pellicola visionata, l'anime: THE SKY CRAWLERS di Mamoru Oshii. In un altro, possibile "oggi" caratterizzato da una pace globale, il bisogno di guerra è soddisfatto da due agenzie militari che si combattono in cielo (e la TV segue il conflitto come un reality show) e che utilizzano esseri umani geneticamente modificati per rimanere eternamente bambini (salvo morire in battaglia). La provocazione lanciata dal regista sarebbe pure intrigante, ma la pellicola soffre delle peggiori negatività del prodotto di genere: stilizzazione estrema dei personaggi, disegni bidimensionali in contesti scenografici 3D, "buchi" nel racconto, melodrammaticità dei dialoghi e delle situazioni, soverchianti effetti sonori, colonna sonora un po' ripetitiva e meramente funzionale. Peccato...
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