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Fuori dal Coro 2008

65.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.


Sentieri di Cinema seguirà anche questa edizione con il consueto reportage giorno per giorno ed invierà in laguna un gruppo di operatori del circuito.

 

28/08/2008 Sotto assedio

Bentrovati su queste pagine.
Il primo, vero giorno di Mostra (considerando la varietà e la possibilità delle proiezioni, con l’intero parterre delle Sale a disposizione), non si è dimostrato all’altezza della giornata inaugurale. Comunque, sono cinque le pellicole visionate in un clima da vero e proprio assedio… Dal pubblico? Dai curiosi? Dal cordone si sicurezza? Neanche per nulla… Il pubblico ancora non ha raggiunto il picco massimo delle presenze attese per il primo week end. I curiosi non accreditati sdegnano le passerelle degli attori sconosciuti ai più e le misure di sicurezza sono le più tranquille degli ultimi anni. Tuttavia una presenza inquietante ed invincibile tiene in scacco il pubblico delle sale… Uno squadrone di zanzare lagunari minute, rapide ed invisibili che con azioni mirate e suicide sfidano repellenti, zampironi, creme e pomate. Neppure gli strati di lino e cotone (peraltro ridotti al minimo date le temperature) riescono a costituire una barriera efficace. Per cui le proiezioni si trasformano in una penosa tortura fatta di contorcimenti, grattate e nuove punture
Tuttavia, si resiste in trincea sperando, almeno, in un cambio di temperatura.
Ma veniamo ai film della giornata. La mattinata si è aperta con SHIRIN, fuori concorso, dell’iraniano Abbas Kiarostami, cineasta di pedigree, che recupera un testo persiano del XII° secolo e lo restituisce in “fuori campo” mentre lo spettatore assiste, per 92’ ai primi piani di 114 attrici di teatro iraniane (più Juliette Binoche) che assistono alla invisibile (per noi) rappresentazione. Un tentativo di portare all’estremo una “figura” del linguaggio cinematografico, oppure la volontà di restituire l’emozione della rappresentazione attraverso l’effetto registrato dai volti di un pubblico molto recettivo? Certo, cambiando l’ordine delle inquadrature e mantenendo intatta la pista sonora l’effetto non cambia poi molto… La seconda pellicola visionata ci catapulta nel mondo della TV verità commista al reality show in versione filippina con la storia di uno spregiudicato giornalista televisivo che riesce a trasformare in fiction un brutale omicidio, mercè la complicità (estorta con le lusinghe), dei familiari della vittima. Il regista, autore di grido, di programmi televisivi nonché produttore e regista di telenovele, scopre le carte e denuncia la falsità di tanto spettacolo spacciato per verità. Buona la realizzazione che si sviluppa su più piani narrativi. La terza pellicola, attesissima dal pubblico festivaliero, è stata l’ultima prova del regista-cult giapponese Takeshi Kitano; AKIRES TO CAME (Achille e la tartaruga). La storia, molto paradossale, è quella di un individuo che, sin dalla più tenera età vorrebbe diventare un grande pittore. Crescendo spende tutto se stesso e i sui affetti alla morbosa ricerca di un ambito dove specializzare la propria vis creativa. Il soggetto, apparentemente molto semplice, nelle mani del creatore di Hana-Bi, Dolls, Zatoichi, Sonatine (solo per citarne alcuni) diventa occasione per una riflessione, in chiave dissacrante, dell’arte come espressione di sé e come mito da perseguire. Con questo capitolo, Kitano intende chiudere una sua particolare trilogia dedicata alla distruzione del mito dell’artista. Non c’è che dire, il geniale regista riesce a commuovere e divertire miscelando registri diversi e costruendo fascinose inquadrature tutte giocate sui contrasti e le assonanze cromatiche che rimandano alla grafica orientale e ai sui quadri perennemente citati. Nel primo pomeriggio, film “a sorpresa” è stato TEDIUM, toccante riflessione di un regista iraniano sulla condizione dei transessuali a Teheran. Il film, molto asciutto e poco incline allo spettacolare o alla facile emozione, esplora il “dietro le quinte”, gli affetti, le tensioni familiari, le aspettative e le paure di chi, da sempre, è costretto a nascondere la propria diversità. La giornata si è chiusa con il bizzarro noir INIJU, LA BÊTE DANS L’OMBRE di Barbet Schroeder (Il mistero Von Bulow; Inserzione pericolosa; La vergine dei sicari…). La storia è quella di un giovane scrittore francese di gialli che si scontra con un pazzoide e inafferrabile concorrente giapponese. Una geisha misteriosa completa l’esplosivo triangolo. Il film parte benino, con un gioco di cinema nel cinema, per poi trasformarsi in un thriller dal sapore quasi para-psicologico. Purtroppo certe lungaggine della sceneggiatura e la voglia di impressionare sempre di più (senza contare l’eccessivo appesantimento dei dialoghi e delle situazioni), finiscono per rallentare ed ammorbare quella che poteva anche essere una buona idea. 
A questo punto non resta che dirigersi verso casa, e prepararsi all’assedio notturno, non meno feroce di quello diurno. A domani.

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