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Fuori dal Coro 2008
65.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Sentieri di Cinema seguirà anche questa edizione con il consueto reportage giorno per giorno ed invierà in laguna un gruppo di operatori del circuito.
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26/08/2008
Tipidafestival
Chiusa, con un ultimo scatto d’orgoglio, l’ennesima borsa dalle forme giunoniche (il necessaire per gli 11 giorni di Mostra), mi rilasso sulla poltrona godendo il silenzio di casa a poche ore dal viaggio che mi porterà, per la quindicesima volta, agli eccessi cinematografici del Lido, per la nuova edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Sarò ancora pronto per questo tour de force entusiasmante quanto si vuole, ma certamente stancante e non solo per occhi e testa come vorrebbe l’inclita? A mente ripasso il contenuto delle valigie e, pian piano il filo dei pensieri si volge verso altre direzioni, avvicinandosi sempre più all’oggetto delle riflessioni dei prossimi giorni. Cosa sarà cambiato dalla passata edizione della Mostra? Di certo, stante le quattordici edizioni vissute in questi anni, non mi aspetto miracoli di logistica (è ancora presto per il nuovo Palazzo del Cinema e tanto vale mettersi il cuore in pace con quello che c’è), ne tanto meno che, finalmente, sia risolto l’annoso problema degli accessi alle sale e delle mostruose code. Ugualmente non mi aspetto una rivoluzione per quanto riguarda l’ospitalità delle migliaia di festivalieri accorsi, costretti a rapinosi investimenti per refezioni al limite della sopravvivenza e del corretto funzionamento di fegato, intestini, stomaco e affini. Soprattutto, sarà possibile, quest’anno, richiedere una pizza dopo le 22.30 senza sentirsi un alieno crapulone in terra di asceti? Sul fronte del Cinema, come sempre, molto scaramanticamente ho ripetuto il rito del “silenzio stampa”, ovvero, non mi sono neanche cercato il programma in anticipo, ne ho voluto sapere anzitempo cosa mi avrebbe riservato il programma 2008. Preferisco emozionarmi e caricarmi in loco.
Ma fra i tanti ricordi, pensieri e collegamenti che mi saltano in mente prima di venire subissati e negletti da nuove emozioni che di qui a poche ore catalizzeranno i pochi neuroni rimasti attivi dopo il letargo delle ferie, uno ve n’è che ancora è in grado di farmi sorridere e mi stimola (al di là del Cinema, ovvio), a ripetere ogni anno l’avventura: lo studio e l’osservazione dei diversi caratteri del festivaliero tipico.
Ne tento un piccolo catalogo ad uso del lettore che recepirà solo le immagini rimandate dai censurati e correttissimi servizi televisivi.
IL CINETALPONE. Trattasi di individuo di sesso maschile o femminile di età indefinita ma precocemente invecchiato. Le spalle curve indicano l’inclinazione allo studio e alla lettura prolungata, attività che ha seriamente logorato gli occhi, perennemente protetti da spesse lenti scure. Il Cinetalpone rifugge la luce naturale che scherma abilmente con strani copricapo e, quando emerge dalle Sale, prima di inforcare gli occhiali protettivi, mostra lo sguardo tipico da Mister Magoo. L’abbigliamento sfoggiato è sobrio e dai colori smorti. Gli individui di sesso femminile spesso sono caratterizzati da “erre moscia” e dalla piega all’ingiù delle labbra, in una smorfia di perenne disgusto del mondo. Quando parlano di Cinema lo fanno con competenza mista a sicumera e pedanteria.
L’UNIVERSITARIO. Specie quanto mai variegata nella livrea, si caratterizza, vieppiù per l’età media compresa fra i 18 e i 23 anni e la capacità di formare piccoli branchi ilari e vocianti. Gli individui di sesso maschile, spesso sfoggiano barbe, irsuti torciglioni, magliette verde-militare, pantaloncini multitasche, collanine etniche; quelli di sesso femminile, vistose fasce per capelli, calzoni afgani, piercing e tatuaggi. Leggono tutto, guardano tutto, fagocitano tutto e, la sera, si raccolgono a ballare nelle poche festicciole free sulle spiagge. Al quarto giorno esibiscono occhiaie spaventose e carnagione dal colorito sospetto. Del cinema conoscono i “miti” e sono pronti alla lotta quando qualche incauto prova a minarne le certezze.
L’AMICO DI… Più che una specie vera e propria è più un “carattere”, una posa. Trattasi di individuo (molto spesso maschile) che nelle conversazioni spontanee nate fra compagni di fila, ha sempre un amico attacché nel mondo del cinema (operatore, ciackista, segretario di produzione, responsabile del catering) che lo informa puntualmente e inesorabilmente sulle ultime novità e gossip. “L’amico” sa tutto di tutti, dal documentarista brianzolo al videomaker tailandese e, appena uscito dalla sala si affretta a telefonare al suo “doppio” onde raccontargli impressioni sul film e ricevere debita messe di consigli, maldicenze, piccanti retroscena.
IL CINEFAGO. Individuo poco sociale, come suggerisce il nome, esso si ciba di Cinema. Il colorito pallido ed esangue denota la lunga permanenza al buio delle Sale dalle quali riesce a spostarsi senza apparente difficoltà. Se per caso lo avete vicino ad una proiezione e vi spostate di sala, sicuramente lui è già là. L’oggetto delle sue brame rappresenta il bisogno assoluto della sua esistenza e, come tale, non va disturbato durante il “pasto” pena stizzite reazioni caratterizzate da sibili feroci. Il Cinefago si appaga dopo la settima visione quotidiana, solo allora, si ritira, in silenzio verso la tana, da cui emerge puntuale la mattina dopo. Si ignora tutt’ora come viva in assenza di festival.
L’AFFEZIONATO. Signore o signora di mezza età, dal viso abbronzato e dalla livrea sportiva, appena elegante. Tende a formare piccoli gruppi di 4 – 5 individui che vanno al Cinema insieme, mangiano insieme, hanno amici e conoscenze in comune. Spesso frequentano il festival da molti anni e sono in grado di ricordare eventi e proiezioni sepolti nella memoria. Verso il cinema hanno un atteggiamento affettuoso e malinconico appena velato da un senso di tristezza per il “bel tempo che fu”. Cordialissimi, sono fra gli individui più piacevoli con cui condividere il disagio di una coda in quanto si dimostrano conversatori affabili e competenti.
IL CRITICO. Individuo infido e caratteriale capace di mutar d’umore per un nonnulla o per un commento avverso ai suoi gusti, magari sentito due file dietro. Se di sesso femminile si riconosce per l’estrosità della livrea, caratterizzata da capigliatura ricercata e accessori estrosi, in un insieme stridente che va dal hard-cheap, al romantic-metal, passando per il baroque-vintage, e il medieval-hi tech. Altra caratteristica del Critico è la dovizia di accrediti, pass, card e badge esibiti in un tripudio di cordoncini da totem africano e che alludono alle incredibili potenzialità di accesso del portatore di tanta ricchezza.
L’ESIBIZIONISTA. Individuo ambosesso di ogni età che compare, sfilando, verso le 19:30 quanto, con partner esibito al fianco, si gode lo “struscio” dei plebei non ammessi alla proiezione di gala in Sala Grande. Negli individui più anziani è tutto un tripudio di rughe stirate al botulino, abbronzature tropicali, tuxedo fiammanti, gioielleria scarpe e cotonature stile “Hollywood de noantri”. L’esibizionista commenta ad alta voce e si bea nell’illusione che il Cinema, il Teatro, la Musica, siano stati fatti per il suo personale godimento e l’ammirazione del partner che gongola della sapienza esibita. Dopo l’ultimo scatto dei flash si ritira in molli e ricercate alcove dai nomi evocativi.
LA MANIACA. Più che un festivaliero vero e proprio, ovvero provvisto di qualche accredito, la maniaca (dal momento che la specie sembra evolversi nel solo genere femminile) è un individuo che frequenta il festival a latere della zona accredito e si accampa giornalmente al di là della ringhiera che separa il red carpet dall’oscuro resto del mondo. La maniaca si muove in piccoli branchi di età compresa fra i 15 e i 17 anni. Si apposta attaccata alla ringhiera di cui sopra e ivi si avvinghia con tutta se stessa mantenendo la posizione con un attaccamento inspiegabile se si considerano le alte temperature di mezzogiorno e il passaggio di migliaia di persone per tutta la giornata. La maniaca si appaga quando, alla passerella ufficiale dei divi, può urlare a squarciagola il nome del suo mito nella speranza che questo volga l’olimpico faccino verso di lei e ammicchi sorridendo. Allora lei si esalta, sbraccia, invoca le potenze celesti e se non fosse per un nutrito gruppo di buttafuori e guardie del corpo, si lancerebbe scomposta come una baccante verso l’amato bene.
IL NEOFITA. È l’individuo più tenero e simpatico della Mostra. Si muove stupito cercando di cogliere il senso delle cose e si esalta alla scoperta di ogni novità di quel mondo, forse a lungo, vagheggiato. Guai a disilluderlo anzitempo, sarebbe come sporcare una tela nuova, e poi, a questo, ci pensa già l’esperienza in se. Tuttavia, se al ritorno a casa, malgrado le dure prove superate in quegli 11 giorni, conserverà un ricordo piacevole e lo stimolo a perseguire l’anno seguente, allora, il Cinema e Venezia, si sono guadagnati un affezionato in più.
Arrivederci a domani per i primi commenti.
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