Venezia 74
JUSQU’À LA GARDE
di Xavier Legrand
con Denis Ménochet, Léa Drucker, Thomas Gioria, Mathilde Auneveux, Saadia Bentaïeb
Francia / 90’
Divorzio conflittuale di Myriam e Antoine: lei teme soprattutto per il piccolo Julien, terrorizzato dal padre, ma il giudice propende per un affido congiunto. Il film segue l’excalation della violenza domestica. Il racconto si sviluppa con asciuttezza nel seguire l’evoluzione dei diversi personaggi: lo stalker, la cui inquietante patologia si fa gradualmente più evidente, il piccolo Julien e la sua crescente consapevolezza, la sorella diciottenne in fuga e Myriam, terrorizzata, ma decisa. Tutti appaiono credibili e ben tratteggiati. Buona la regia, che ben gestisce il crescendo della tensione verso il finale drammatico.
Orizzonti
HA EDUT (THE TESTAMENT)
di Amichai Greenberg
con Ori Pfeffer, Rivka Gur, Hagit Dasberg Shamul, Ori Yaniv
Israele, Austria / 91’
Yoel, ricercatore ebreo studioso dell’Olocausto, si trova ad analizzare un caso assai poco conosciuto accaduto nel 1945 in Austria nel villaggio di Lendsdorf. Il protagonista inizierà una lunga e complessa indagine che si andrà a riflettere anche sulla sua persona e metterà in discussione scelte e ideali. Temi cardine di questa pellicola sono la ricerca della Verità (o meglio di una verità “assoluta”, come la definisce il protagonista), l’importanza della memoria per poter comprendere il presente e costruire un possibile futuro e infine quello, altrettanto importante, dell’identità individuale. La regia, curata ed elegante, regala un prodotto che non forza mai lo spettatore verso una conclusione, ma che suscita in lui domande di fondo. Citando il regista Amichai Greenberg, durante il dibattito in Sala Darsena alla Mostra di Venezia: “Non lo definirei un film sull’Olocausto, bensì un prodotto per parlare di quello che resta e quello che c’è alla base delle nostre scelte”. Interessante. Da vedere.
Orizzonti
KRIEG
di Rick Ostermann
con Ulrich Matthes, Barbara Auer
Germania / 93’
Arnold è un uomo di poche parole, si è trasferito da poco in una baita isolata tra le nevi con il cane come unico compagno. La vita lo ha messo alle corde, ma neppure la fuga tra i monti sembra preservarlo dalle ansie: qualcuno infatti sembra voler boicottare la sua permanenza con incidenti inquietanti… Il racconto procede attraverso una struttura che sviluppa in parallelo le vicende della misteriosa permanenza in montagna e quelle del passato di Arnold, che gradualmente disopacizzano il suo dramma esistenziale. Il tema del pacifismo e della guerra “che non serve a nessuno” sembra attraversare l’intero film provocando un cortocircuito tra presente e passato. KRIEG viene costruito come un thriller su un duplice piano temporale: i paesaggi innevati e i silenzi punteggiati di rumori della natura contribuiscono a caricare una tensione che evolve verso un finale amaro, ma aperto. Bello.
Fuori Concorso
LOVING PABLO
Di Fernando León de Aranoa
Con Javier Bardem, Penélope Cruz, Peter Sarsgaard, Julieth Restrepo
Spagna; 123’
Tratto dal libro cronaca “Loving Pablo, Hating Escobar” di Virginia Vallejo, LOVING PABLO racconta l’ascesa e la caduta di Pablo Escobar, il più temuto signore della droga, e il suo rapporto intimo con la giornalista e autrice colombiana. La storia, narrata direttamente dall’amante, è trasposta in una pellicola drammatica che in alcuni momenti tocca il thriller. Il racconto si svolge interamente in flashback e rappresenta una sorta di allegoria di un naufragio che parla di attrazione e fascinazioni, di pazzia e di terrore di uno dei decenni più violenti della storia moderna. Nonostante non sia il primo prodotto sul tema, LOVING PABLO si presenta come un’opera poco innovativa, capace di far passare due ore e al tempo stesso stimolare ulteriori approfondimenti su una delle pagine più drammatiche dei giorni nostri. Menzione speciale al superlativo Javier Bardem per la sua interpretazione di Escobar.
Fuori Concorso
ZHUIBU (MANHUNT)
di John Woo
con Zhang Hanyu, Fukuyama Masaharu, Qi Wei, Ha Jiwon
Cina, Hong Kong / 106’
Un avvocato di una casa farmaceutica viene accusato dell’omicidio di una balla donna trovata assassinata nel suo letto. Le prove sono schiaccianti, ma è un complotto… John Woo ci regala uno dei suoi consueti prodotti, con l’ormai nota iconografia: voli di colombe al ralenti, duelli che sembrano danze, improbabili evoluzioni aeree, celebrazione dell’amicizia virile. Ormai i suoi film costituiscono un sottogenere. Divertente, carico di citazioni.
Giornate degli Autori
MI HUA ZHI WEI (THE TASTE OF RICE FLOWER)
di Pengfei
con Ying Ze, Ye Bule
Cina / 102’
Ye Nan dopo anni di lunga assenza ritorna al villaggio nel quale era nata per cercare di ricucire il rapporto con la figlia tredicenne lasciata precedentemente in custodia al nonno… Ma le cose non vanno secondo i piani: gli anni di separazione hanno segnato un grande solco fra la madre e la figlia, la ragazza ha un’indole ribelle, si mette spesso nei guai e arriva anche a rubare i soldi nel tempio del villaggio. Nel film si nota il dualismo tra la tradizione - rappresentata dall’attaccamento al culto buddista, ma anche dalla forte incidenza delle superstizioni - e il progresso sotteso dall’ evoluzione tecnologica, con tanto di Wi-Fi installato vicino al tempio, gli internet cafè e l'imminente fine della costruzione dell’aeroporto. Una contrapposizione ripresa anche nei colori saturi e contrastanti.
Giornate degli Autori
LOOKING FOR OUM KULTHUM
di Shirin Neshat
con Neda Rahmanian, Yasmin Raeis, Mehdi Moinzadeh
Germania, Austria, Italia, 90’
La regista, iraniana esule negli USA, è anche un’ apprezzata visual artist, tra l’altro alle prese, quest’anno, con la messa in scena dell’Aida diretta dal maestro Muti per il festival di Salisburgo. La musica correlata alla ricchezza dell’immagine, dunque, sembra far parte del suo DNA artistico, vista la struttura dell’intrigante storia presentata a Venezia 74.
Mitra, una giovane regista iraniana (evidente alter ego), cerca di realizzare in Egitto un film incentrato sulla figura della leggendaria cantante del mondo arabo Oum Kulthum. La storia personale di Mitra, che ha lasciato alle spalle marito e figlio per seguire il suo sogno di affermazione al femminile, si intreccia con quella della cantante, di cui la regista vorrebbe fare un’icona della lotta per l’emancipazione delle donne musulmane. Ma le differenze rimangono e il finale non può essere che visionario e sospeso. Passato e presente vanno in parallelo e così sul piano visivo irrompono frammenti in bianco e nero ritmati dall’uso insistito del ralenty, filmati storici di re Farouk e della vittoria del presidente Nasser, sempre ripresi con la cantante, apparizioni surreali del figlio di Mitra, lontano e smarrito… Sul piano sonoro, invece, è protagonista assoluta la grande voce dell’artista.
Suggestivo bagno nella cultura mediorientale.
Orizzonti
BRUTTI E CATTIVI
di Cosimo Gomez
con Claudio Santamaria, Marco D’Amore, Sara Serraiocco
Italia, Francia / 87’
“Il Papero”, un delinquente paraplegico, organizza una rapina assieme ad altri: “la Ballerina”, nonché moglie, nata senza braccia, “Merda”, lo strafatto, e “Plissé”, un nano rapper. I quattro finiscono in galera, anche se con una sentenza lieve a causa delle attenuanti previste dalla legge. Una volta usciti e dopo vari tradimenti sanguinosi per accaparrarsi i soldi, solo “il Papero” resta in vita. Opera prima, il film gioca sull’evidente inverosimiglianza di storia e personaggi, virando decisamente sul registro grottesco. Costantemente sopra le righe e aldilà di ogni schematismo di genere tra buoni e cattivi. Martellante la colonna sonora.
Venezia 74
JIA NIAN HUA (ANGELS WEAR WHITE)
Di Vivian Qu
Con Wen Qi, Zhou Meijun, She Ke, Geng Le, Liu Weiwei, Peng Jing, Wang Yuexin, Li Mengnan
Cina, Francia / 107’
Seconda volta in laguna per la regista Vivian Qi che, dopo SHUIYIN JIE (2013), presenta al Lido ANGELS WEAR WHITE che racconta la storia di due ragazzine che vengono violentate in un motel di una cittadina cinese; unica testimone dell’accaduto è Mia, una giovane donna che lavora nella reception della struttura ricettiva che per paura di essere licenziata insabbia l’accaduto. Il film, la cui tematica principale è la donna, mette in evidenza anche il fatto che la società odierna condiziona la percezione dei valori, delle scelte, della giustizia e della verità. Nella visione del lungometraggio lo spettatore viene colpito dall’uso ricorrente di colori freddi, specialmente dall’utilizzo del bianco, colore che in Cina rappresenta purezza, castità e morte. Numerosi i silenzi prolungati, che rallentano il tempo della narrazione. Incuriosisce l’utilizzo dell’immagine di Marilyn Monroe vista come figura rappresentativa della femminilità, specialmente nelle ultime inquadrature in cui un’imponente statua dell’attrice statunitense, già oggetto di atti vandalici, viene abbattuta, quasi a simboleggiare ogni forma di violenza contro le donne.
Settimana della Critica
VELENO [film di chiusura - fuori concorso]
di Diego Olivares
con Luisa Ranieri,Massimiliano Gallo, Salvatore Esposito, Nado Paone, Gennaro Di Colandrea, Miriam Candurro, Marianna Robustelli
Italia / 101'
Ispirata a fatti realmente accaduti, Veleno è una pellicola ambientata in un paesino del casertano che vede le vicende di due fratelli, Cosimo ed Ezio, allevatori di bufale. Due poli opposti: Cosimo, uomo determinato, molto innamorato della moglie incinta e molto legato alle sue radici; Ezio, anch’esso legato alla sua famiglia, numerosa e difficile da mantenere, tanto che questo lo porterà a svendere la terra lasciatagli dal padre e a finire nelle reti della camorra. Su uno sfondo devastante di una regione lacerata dai rifiuti, dal degrado, dalla corruzione, dalla malattia di Cosimo, l’amore sembra l’unico antidoto rimasto. Nota di merito va alla colonna sonora firmata da Enzo Gragnaniello.