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Fuori dal coro 2005
62. Mostra Int.le d'Arte Cinematografica La Mostra torna snella: 60 film, le sezioni Digitale e Mezzanotte saranno "trasversali"
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05/09/2005
Lunedì in Mostra
Eccoci esattamente a metà del calendario di questa 62a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La mia domenica si apre con le suggestioni nipponiche di “YOKAI DAISENSO” del più che prolifico Miike Takashi. Abbandonate per l’occasione le truculenze visive che hanno caratterizzato la sua ultima produzione, Takashi si abbandona al piacere fanciullesco di una storia per bambini e famiglie, una sorta di “alice nel paese delle meraviglie” in chiave folkloristica. Estetica pop, trucchi che rimandano all’immaginario “Gozzilla & Co.”, spirito giocoso e avventuroso per un divertito recupero delle favole dell’infanzia. Sempre rimanendo nell’area asiatica, visionata anche la pellicola cinese “WUKIONG DONG” della regista Ning Ying. L’impressione “a caldo” è quella di non trovarsi di fronte ad un’opera cinese; rigidità nelle simmetrie, composizione formale dell’inquadratura, cozzano con l’uso di frammenti digitali ed accelerazioni di soggettive. Anche la sceneggiatura presenta alcune zone d’ombra come se la regista abbia volutamente voluto celare alcuni passaggi. Comunque da non sottovalutare. Nel pomeriggio sono due le pellicole visionate: la prima “CARMEN” di Jean-Pierre Limosin. Una storia toccante e curiosa (quella di un bonobo “acculturato” che entra nella vita di una giovane coppia conquistandone l’affetto), resa con tocco poetico senza scadere nel patetismo e nella facile commozione. Più che una riflessione sul rapporto uomo-animale, una personalissima incursione sul “punto di vista” animale. Piacevole. Non delude le aspettative l’attesissima ultima fatica di Abel Ferrara: “MARY”. La scoperta della religione, il rapporto con Dio e la preghiera, la figura di Gesù, sono tematiche spinosissime che facilmente inducono a scivoloni su terreni instabili. Ferrara se la cava egregiamente utilizzando un linguaggio ricco e immediato, colpendo al cuore lo spettatore senza colpi eccessivamente bassi. Salutato con giudizi contrastanti dal pubblico della prima visione, a noi è sembrato valido e da rivedere.
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