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fuoridalcoro 2003

Un appuntamento giornaliero fra critica, commenti, news, gossip e quant'altro ancora direttamente dalla 60a edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia a cura del nostro inviato Alberto Piastrellini

 

04/09/2003 Nudi e crudi...

Si avvicina la fine della competizione per le pellicole in gara alla 60a edizione della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia; sugli aggiornamenti stampa quotidiani e sulle piccole pubblicazioni che circolano, appaiono le prime classifiche con in "voti" della Critica e del Pubblico, classifiche che, se da una parte danno il "polso" della situazione cogliendo le preferenze di chi il Cinema bene o male lo mastica, dall'altra lasciano un po' il tempo che trovano, dal momento che la Giuria, ben lungi dall'essere influenzabile, spesso ha ribaltato verdetti scontati... Comunque manca ancora un giorno di gara e i giochi sono ancora aperti... Intanto nuove pellicole illuminano i pochi schermi; accendendo, in qualche caso, le prurigini dei festivalieri un poco più eccitabili della media. E' il caso di due pellicole in particolare, guarda caso programmate in orari notturni: TWENTYNINE PALMS di Bruno Dumont e BARAM-NAN GAJOK (A GOOD LAWYER'S WIFE) del coreano Sangsoo Im.
La prima e la nuova provocazione di un regista già noto per le proprie scelte estetiche. Non convince totalmente la critica festivaliera, che alla "prima" si abbandona a risate di scherno, fischi e sonori "buuuh!". La causa: l'eccessività del sesso mostrato, rabbioso, furioso, la recitazione ai limiti del minimale, una storia che si sostiene sul nulla, una riflessione finale sul Male che alberga in tutti noi che sembra tirata per i piedi. peccato perchè dietro la macchina da presa ci sa stare, eccome.
Un poco più "leggera" la pellicola coreana: una riflessione dai toni ora ambiguamente leggeri, ora drammatici, sulla famiglia, la fedeltà, il sesso. Anche qui, alcune sequenze un po' audaci pepano la sceneggiatura. Bella fotografia e sapiente costruzione della scena...
In concorso, finalmente vediamo l'affascianate opera prima del russo Andrei Zvjagintsev VOZVRASCENJE (IL RITORNO), da molti, attualmente considerata favoritissima nella competizione per il Leone d'Oro. Una storia minimale che vede coinvolti tre attori, un adulto e due ragazzini. Fotografia di altissimo livello, recitazione convincente uso sapiente del commento sonoro, mai invasivo ma percepibile continuamente come presenza inquietante. Ed inquietante è tutta la pellicola, col suo drammatico svolgimento sino alla conclusione, una sceneggiatura volutamente lacunosa che toglie "realtà" alla storia per trasportare lo spettatore in una dimensione straniante fra il mitico e l'onirico.
E il mito, la favola, il racconto morale è anche il tema della pellicola bhutanese CHANG HUP THE GITRIL NUNG (TRAVELLERS AND MAGICIANS) di Khyentse Norbu. Il regista-monaco, gia consulente tecnico e attore per Il piccolo Buddha di Bertolucci, dopo l'esordio a Cannes nel 1999 con LA COPPA, intraprende una delicata riflessione sulla fuga verso "la terra dei sogni" per eccellenza, quell'America che sembra affascinare col suo mito di ricchezza ogni uomo sulla Terra. Il film, che sfrutta il pretesto dell'on the road movie ha due registri: uno prettamente naturalista, quello della vicenda, l'altro surreale, laddove lo schermo rende visibile il racconto di uno dei personaggi. Semplice, godibile, di chiara lettura, affascina lo spettatore con panoramiche mozzafiato ed ambientazioni esotiche inaspettate.

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