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fuoridalcoro 2003
Un appuntamento giornaliero fra critica, commenti, news, gossip e quant'altro ancora direttamente dalla 60a edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia a cura del nostro inviato Alberto Piastrellini
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01/09/2003
Tempesta sul Lido
Per carità non voglio allarmare nessuno (viste le contestazioni e la rabbia crescente degli Accreditati negli ultimi giorni si potrebbe pensare...), non è successo niente di particolarmente drammatico qui alla 60a edizione della Mostra Internazionale d'Arte cinematografica di Venezia, solo che: "tanto tuonò che piovve"... Finalmente sono arrivate quelle famose perturbazione dal nord che negli ultimi mesi hanno tenuto col fiato sospeso (e i goccioloni sulla fronte), tutta l'Italia. E, mentre poco più a nord di qui gli elementi si stanno scatenando in un finimondo metereologico, sulla laguna da tre giorni soffia un ventaccio di tramontana che ha notevolmente abbassato le teperature. immediate le conseguenze sui costumi dei festivalieri. Abbandonati comodi sandali e vezzosi infradito (i più coraggiosi o i meno previdenti ancora li ostentano), si è passato alle più protettive scarpe da tennis, però curiosamente abbinate a completini dal sapore etnico, per le fanciulle; ad uno stile più giungla urbana, per i maschietti. Grande abbondanza di sciarpette in cotone garza o seta, indiane, folulard, ma anche fasce e turbanti... Non mancano, infine, disdicevoli impermeabili dai colori vergognosi. Grande imbarazzo fra i cocktail barman che continuano, fra incongruenti musichette caraibiche, a propinare Mojito e Cuba libre quando il clima evocherebbe vino e castagne. Comunque ecco le visioni della giornata: SOKOOTE BEINE DO FEKR (SILENCE BETWENN TWO THOUGHTS) di Babak Payami, LA QUIMERA DE LOS HEROES di Daniel Rosenfeld, ABJAD (THE FIRST LETTER) di Abolfazl Jalili. Il terrore dell'integralismo religioso, il bisogno di dialogo, la religione vista come atto d'amore e non come sopruso e coercizione, sono i temi fondamentali delle due pellicole iraniane giunte a Venezia non senza problemi per i rispettivi registi. Payami, presente a Venezia, ha proiettato una riduzione digitale dal momento che i negativi sono stati requisiti in patria. Jalili ha deciso di proiettare in prima visione il suo film in Iran sfidando le autorità locali e, attualmente è irrintraccibile, parole dello stesso De Hadeln che prima della proiezione prende la parola in Sala Grande per ribadire quanto la Mostra non intende offendere nessuno ma non può esimersi da offrire spazio qualsiasi cinematografia. Grandi applausi, soprattutto per ABJAD. Un poco più consolatoria la pellicola di Daniel Rosenfeld, la storia della prima squadra di rugby interamente costituita da indios. Un'esperienza sportiva nata con lo scopo di integrare alcuni giovani argentini di un quartiere periferico e salvarli dall'alcool e dalla droga. Gli allenamenti estenuanti, il lavoro per guadagnarsi la giornata, la vita di gruppo, la collaborazione ed il gioco di squadra in una pellicola che ha il pregio di non urlare ("quello che faccciamo, lo faccimo in silenzio") che lezione!
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