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Fuori dal Coro 2015
Il laboratorio cinema Venezia quest'anno coinvolge molti giovani operatori (tra i 18 e i 23 anni) del circuito Sentieri di Cinema, al lido dal 2 al 12 settembre per documentare la 72.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
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06/09/2015
Quinto giorno
La domenica alla Mostra del Cinema di Venezia si avverte solo nel diverso approccio dei misteriosi abitanti locali, più rilassati e inclini alla spiaggia insieme agli ultimi turisti. Per il resto, il popolo dei festivalieri procede in automatico nel solco degli orari dettati dalle diverse proiezioni, conferenze stampa, photo call, aperitivi di lavoro e cene di rappresentanza. Tuttavia, al quinto giorno, la stanchezza comincia a farsi sentire anche negli irriducibili e allora, complice un ritrovato sole e una piacevole aria meno afosa del solito, oggi si è notata una maggior propensione degli accrediti alla frequentazione dei vari spazi di socializzazione che la Mostra mette a disposizione: Garden, terrazze, caffè e ristorantini all'aperto. Poi, naturalmente, al sacro richiamo del Programma ci si incammina per la coda di turno rinnovando l'appetito cinefago, mai pago, sembra, di nuovi stimoli.
Vediamo insieme i principali film di oggi.
Venezia 72
A BIGGER SPLASH di Luca Guadagnino - Italia, Francia, 120'
Con: Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Matthias Schoenaerts, Dakota Johnson, Corrado Guzzanti
Una matura cantante rock in vacanza a Pantelleria e il suo compagno ricevono la visita inaspettata dell'agente di lei nonchè ex amante che arriva accompagnato da procace figliola. Inizia un gioco verbale al massacro da cui nessuno uscirà integro. Remake in chiave molto personale de: "La piscina" di Jacques Deray (1969) riletto in stile pop a partire dalle suggestioni pittoriche di David Hockney e della sua serie di quadri dal titolo, appunto, di: "The bigger splash" (in seguito docufilm omonimo nel 1974). Un cast esaltante - che somma il Premio Oscar Tilda Swinton (in "Michael Clayton"), il bravissimo Ralph Fiennes, un macho incredibilmente malinconico come Mathias Schoenaerts e l'emergente Dakota Johnson - si scontra con una sceneggiatura imbarazzante e una regia talmente sfilacciata da scatenare le reazioni scomposte del pubblico in sala. Se l'inizio parte brillante con una sequenza strepitosa di Ralph Fiennes, lo svolgimento si impaluda in situazioni tra il prevedibile e l'incongruo con guizzi di involontaria e inconcepibile comicità (come la comparsa in scena di uno stralunato Corrado Guzzanti in veste di maresciallo siciliano). Cosa c'entrino gli sbarchi dei migranti buttati lì come siparietto drammatico non è dato sapere. Peccato.
Venezia 72
EL CLAN di Pablo Trapero - Argentina, Spagna, 108'
Con: Guillermo Francella, Peter Lanzani.
La storia vera della famiglia Puccio, borghesi di San Isidro (Buenos Aires) che nei primi anni '80, all'indomani della caduta della dittatura, prosperò col business dei rapimenti e dei riscatti, macchiandosi, tra l'altro di vari, efferati omicidi ai danni di facoltosi conoscenti. Il regista argentino Pablo Trapero (dopo "Mundo grua" – Venezia 1999 vincitore della Settimana Internazionale della Critica e "Familia rodante" – Venezia 2004), torna al Lido con una pellicola limpida e densa che, nelle pieghe della truce storia, denuncia le connivenze tra gli uomini del vecchio regime e la criminalità dei nostalgici, spesso legati al mondo militare e a quello dei servizi segreti. La banalità del Male è rappresentata da un capofamiglia capace di irretire tutti i suoi familiari piegandoli ai suoi progetti malvagi e condizionandone presente e futuro. Nelle pieghe della narrazione si nasconde la critica, neppure troppo velata, alla borghesia del Paese spesso coinvolta in processi decisionali poco chiari e antidemocratici e, infatti, più che ad un bel biopic si assiste ad un prodotto che indaga la storia recente della nazione sudamericana. Di grande pregio la regia che poco indulge ai vorticosi movimenti di macchina cari alla cinematografia contemporanea, preferendo concentrarsi su accurate inquadrature strette ove si contano tanti significativi primi piani e dettagli sugli occhi degli attori. Nel cast si nota positvamente il sessantenne Guillermo Francella nelle vesti del glaciale Arquimédes Puccio. Al momento, fra i migliori film "in concorso".
Venezia 72
EQUALS di Drake Doremus - USA, 101'
Con: Kristen Stewart, Nicholas Hoult, Guy Pearce, Jacki Weaver.
In un'improbabile società del futuro ai cittadini viene inibita la sfera emotiva e, in un clima di delazione e sospetto, gli individui “difettosi” sono perseguiti e spinti al suicidio. Il protagonista, però, si scopre improvvisamente vulnerabile ai sentimenti. Molto di “già visto” in questo film, che ricorda un po' “Fahrenheit 451”, molto “Gattaca” con una punta di “Minority report” e una spruzzata di “1984”, ma con l'aggravante che sembra poco accettabile un futuro in cui il livello di manipolazione delle immagini è totale ma manca qualunque dispositivo di connessione e comunicazione tra individui… forse una ucronìa? Anche i meccanismi del racconto appaiono piuttosto triti, fino al finale a metà tra il ricalco shakespeariano da “Giulietta e Romeo” e “Blade runner”. Ci si poteva attendere di meglio da uno sceneggiatore come Nathan Parker (“Moon”) e un regista come Drake Doremus (“Like Crazy”).
Venezia 72
FRANCOFONIA di Alexander Sokurov – Francia, Germania, Paesi Bassi, 78’
Con: Louis Do de Lencquesaing, Benjamin Utzerath, Vincent Nemeth, Andrej Chelpanov
Una grossa nave da carico trasporta dei containers su un mare in tempesta, e dalla conversazione che sentiamo svolgersi via skype tra un responsabile di bordo ed il suo amico Alexander (si rivelerà poi lo stesso regista Sokurov), apprendiamo dell’enorme rischio che questo carico delicatissimo di opere d’arte europee sta correndo… L’incipit contiene tutti gli elementi strutturali dell’ultima opera del maestro siberiano: la voce narrante esibita ed onnipresente del regista, l’allocuzione diretta con attori e pubblico, la costruzione della fiction che avviene esplicitamente davanti agli occhi e con la complicità richiesta dello spettatore, l’uso di simboli e metafore che esprimono i valori di fondo della cultura del Vecchio Continente.
E’ proprio la civiltà europea, infatti, la “nave senza nocchiero in gran tempesta”, che nel corso della sua storia più volte ha rischiato la distruzione totale e anche ora non sembra in acque tranquille. Le personificazioni storiche (Napoleone, il direttore del Louvre negli anni della seconda guerra mondiale e il responsabile tedesco durante l’occupazione di Parigi) o simboliche (la popolana-icona della rivoluzione francese) aiutano il regista ad illustrare la sua visione dell’Europa, dalle origini, per evidenziare le ombre del futuro. Lo sguardo appare piuttosto disilluso e pessimista, lo stile certamente originale ma verboso e a tratti didascalico.
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