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Fuori dal Coro 2011
Anche quest'anno gli operatori del circuito "Sentieri di Cinema" presenti in laguna racconteranno su queste "pagine" il proprio punto di vista sulla Mostra del Cinema di Venezia, a partire da mercoledì 31 agosto fino a sabato 10 settembre, giorno delle premiazioni. Il gruppo, inoltre, farà parte della giuria CGS per il premio LANTERNA MAGICA 2011.
Queste pagine sono fruibili anche dal Sito ufficiale del CGS Nazionale, all'indirizzo: www.cgsweb.it
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03/09/2011
Primo week end
Al quarto giorno effettivo di Mostra, comincia a farsi impellente il bisogno di riposarsi un po’e staccare la spina. La stanchezza si legge chiaramente sui volti e nei gesti degli accreditati, provati da code, visioni compulsive, alimentazione casuale e ritmi al cardiopalma. Sarà questione di un paio di giorni, poi, doppiato il capo del primo week end, subentrerà l’euforia bulimica che caratterizza la settimana finale del festival, allorquando l’orgasmo da competizione e la prospettiva di un’altra trentina di visioni umanamente possibili, provocheranno nei presenti il classico “effetto bomba”. Per ora giova godersi quel tanto di rilassatezza che le possibilità della Mostra offrono, come nel caso di questa mattina, quando un improvvisato e gradito incontro con il regista ligure Luigi Monardo Faccini ci ha consentito il lusso di una lunga pausa prima della proiezione delle 17.00.
La mattinata è stata caratterizzata dalla visione di due pellicole molto diverse ma apprezzabili. Si è partiti con l’atteso fuori concorso CONTAGION di Steven Soderbergh. Il regista premio Oscar che aveva esordito con Sex, lies and videotape (Palma d’Oro, 1989) e successivamente confermato la propria abilità con pellicole del calibro di: Traffic, Erin Brockovich, la trilogia di Ocean, Solaris, Che, Out of Sight…, si cimenta con un thriller che sfrutta una delle maggiori fobie del nuovo millenni, quella del contagio globale. Limitando al massimo la componente action, il film si concentra sulla scansione temporale in un crescendo di piccoli eventi e rivelazioni antispettacolari e volutamente asettici. Dietro la vicenda fantasiosa fanno capolino le tante critiche al sistema di potere delle multinazionali farmaceutiche e dei laboratori di ricerca, le storture dell’informazione ufficiale e le tante ombre di quella dei blog e dei social network; senza contare la stupita riflessione sulla precarietà della vita e la casualità delle manifestazioni della Natura. Curiosa la parata di star che fa a gara a chi defunge per prima.
Strappa applausi entusiastici la visione del film in concorso POULET AUX PRUNES di Marjane Satrapi e Vincent Peronnaud. Trasposizione live action di una graphic novel della stessa Satrapi (Persepolis), il curioso ed affascinante film racconta, per successivi disvelamenti e sorprese, la ragione che spinge un famoso musicista ad abbandonare la vita. La narrazione, assolutamente anticonvenzionale a partire dallo stesso “narratore” ondeggia dall’ironia alla malinconia, dal comico a tragico per affrontare il tema della vita attraverso la il punto di vista della morte. Realtà e finzione si sovrappongono in un gioco scenico intrigante (scenografie e set realistici in primo piano sono associati a fondali dipinti e costruzioni da diorama) così come i piani della narrazione si incrociano fra realtà e sogni, ricordi e anticipazioni del futuro. Dopo i titoli di coda, rimane in bocca il sapore speziato del grande dramma d’amore, alleggerito ad arte dal profumo della fiaba. Da consigliare assolutamente e tenere in considerazione nella classifica delle preferenze di questa edizione della Mostra di Venezia.
A metà pomeriggio, la sezione controcampo italiano ci ha offerto la visione di COSE DELL’ALTRO MONDO, di Francesco Paterno (visione anticipata dal cortometraggio: A CHJANA). Autore di spot e lavori televisivi, qui al suo terzo lungometraggio per il grande schermo, Patierno porta in Mostra la storia paradossale di un industrialotto del nordest che si diverte a tiranneggiare i lavoratori immigrati regolari finché questi ultimi non decidono di sparire, per sempre, dalla città provocando scompiglio. Il clima di commedia e l’istrionicità di Diego Abatantuono (qui in triangolo con Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini), rendono ancora più stridente la distanza con la struttura drammatica sottesa alla provocazione di partenza. Qualche ingenuità nella sceneggiatura e la recitazione debole di qualcuno non aiutano la pellicola a decollare; tuttavia qualche momento azzeccato, strappa consensi e applausi a scena aperta.
Ancora un fuori concorso con il pregevole WILDE SALOME di Al Pacino. L’attore leggenda vivente dell’Actors Studio di New York, indimenticabile interprete di pellicole cinematografiche di successo (Il Padrino, Serpico, Scarface, Carlito’s Way, L’avvocato del diavolo, Heat…), ci accompagna alla scoperta della scandalosa pièce teatrale di Oscar Wilde, Salomé, sfruttando le possibilità narrative del materiale raccolto durante una tournée mondiale di cui è stato regista ed attore (nella parte di Erode). Scavalcando i limiti del documentario di genere, il film è una originale modalità per penetrare dietro le quinte dell’uomo Pacino e approfondire, nel contempo alcuni aspetti della vita del prolifico scrittore, drammaturgo, saggista e poeta irlandese.
Termina la cinquina della giornata O LE TULAFALE del regista samoano Tusi Tamasese, visto nella sezione Orizzonti. La storia è quella di un uomo deforme che paga i pregiudizi dei compaesani nei suoi confronti, ma è capace di amare una donna esiliata e di conquistare il rispetto dei suoi familiari alla morte di lei. Il manifesto rigore formale non appesantisce la cifra estetica di ottimo livello, né l’asciuttezza del racconto rischia di annoiare. Fa piacere che il pubblico della Sala Perla abbia tributato al termine dello spettacolo quell’applauso caloroso che di solito si riserva ai grandi eventi della Sala Grande.
E anche per questa giornata è tutto. A domani con le news della domenica.
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