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Fuori dal Coro 2014
Anche quest'anno gli operatori del circuito "Sentieri di Cinema" presenti in laguna racconteranno su queste "pagine" il proprio punto di vista sulla Mostra del Cinema di Venezia.
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05/09/2014
Decimo giorno
Concorso
GOOD KILL di Andrew Niccol
(Usa, 100')
Con Ethan Hawke, Bruce Greenwood, January Jones, Zoë Kravitz, Jake Abel
Il maggiore Thomas Egan (Ethan Hawke) è il comandante di uno dei corpi che guidano da una postazione in Nevada le incursioni in Afganistan dei droni da combattimento. Aspira a tornare a pilotare aerei reali e non riesce ad adattarsi alla nuova guerra “con il joystick” che lo costringe ad eseguire ordini di ingaggio a distanza che non distinguono nemici da civili innocenti. Le stragi tracciano un solco profondo in lui e in altri suoi commilitoni. E la crisi investe anche la stessa vita familiare…
Il film di Andrew Niccol (“Gattaca” – 97; “S1m0ne” – 2002; “In time” – 2011) ha una partenza interessante, con continue analogie tra la “nuova” guerra e gioco, in particolare gioco d’azzardo: non a caso la vicenda ha come sfondo una Las Vegas piuttosto straniata, “deglamourizzata”, anche nei colori e nella scelta di riprese soprattutto diurne, che la fanno apparire lontana dal luogo di divertimento celebrato in tanti film.
Inoltre emerge il motivo ricorrente del vedere da lontano e non saper vedere da vicino. E questo si coniuga con l’incapacità del protagonista di focalizzare il proprio malessere; deviando sulla falsa pista del bisogno di tornare a volare torna a confondere spazi vicini (volare per lui equivale ad avvicinarsi alla realtà) con quelli lontani (la scelta, infatti, lo allontanerà dalla famiglia).
Il film solleva interrogativi etici fondamentali. Peccato per un finale troppo “di genere”, che cerca di conciliare le questioni appena sfiorate con un’esigenza autoassolutoria della cultura americana.
Venezia Classici
DONNE NEL MITO – SOPHIA RACCONTA LA LOREN di Marco Spagnoli
(Italia 2014, 40’)
In occasione degli ottant'anni di Sophia Loren, un documentario prodotto da Diva Universal per Sky, che attraverso materiali d'archivio ne ricostruisce la carriera e la personalità. Questo breve film di Marco Spagnoli - giornalista e regista che da "Hollywood sul Tevere" in poi si è brillantemente specializzato nel montaggio di materiali d'epoca - utilizza documenti del Centro Sperimentale di Cinematografia, spezzoni delle teche RAI e filmati Luce per abbozzare un originale profilo dell'attrice. La scelta di non concentrarsi tanto sulla carriera della Loren quanto sulla sua personalità, attraverso filmati che ne rivelano il carattere, le incertezze e i punti di forza, si rivela vincente: molte sequenze sono una riscoperta - come il suo primo provino o una sua esibizione canora in TV - ed è un piacere ascoltare De Sica o Mastroianni descrivere le caratteristiche della loro collaboratrice e amica.
Fuori Concorso
THE SOUND AND THE FURY di James Franco
(Usa 2014, 101')
Con James Franco, Scott Haze, Tim Blake Nelson, Joey King, Ahna O'Reilly, Seth Rogen, Jon Hamm
Dall’omonimo romanzo di William Faulkner, trent'anni di storie intrecciate degli ultimi membri di una grande famiglia decaduta del Sud degli Stati Uniti. La sceneggiatura del film è efficace, pur seguendo con buona fedeltà - fatte salve alcune necessarie semplificazioni e omissioni - la complessa struttura del romanzo, di cui ricalca la suddivisione in capitoli secondo i diversi punti di vista dei tre fratelli e la non linearità della narrazione dei primi due episodi. La fotografia curata e la ricostruzione d'epoca contribuiscono a immagini coinvolgenti e la direzione di James Franco sarebbe competente, se non fosse affossata dall'interpretazione dello stesso Franco nei panni di Benji, il fratello disabile del primo episodio. Una performance troppo “sopra le righe”: ne perdono l'equilibrio dell’intero film e la sua godibilità.
Settimana della critica
VUK RŠUMOVIC - NICIJE DETE (FIGLIO DI NESSUNO)
Serbia, 95'
Con Denis Muric, Pavle Cemerikic, Isidora Jankovic, Miloš Timotijevic
Bosnia 1988, un bambino allevato dai lupi viene ritrovato durante una battuta di caccia. Portato in un orfanotrofio a Belgrado sarà ripulito e con fatica educato alle regole della società umana. La difficoltà nell’individuarne la nazionalità, sarà causa dell’incomunicabilità con i tutori e di numerosi episodi razzisti di cui sarà vittima.
Le inquadrature sempre fisse sul giovane e talentuoso protagonista, ci guidano nella difficile comprensione di un’identità che, ridisegnata da altri, stenta a riconoscersi. Questa distanza che separa il ragazzo dal “nuovo mondo” che lo circonda sembra incolmabile, ma Zika, un giovane libero da pregiudizi, saprà con estrema semplicità entrare veramente in relazione con lui diventando determinante per la sua maturazione. Quattro anni dopo, però, sarà costretto a far ritorno in Bosnia a causa dello scoppio della guerra e ancora una volta sarà istruito a nuove regole imposte da altri, obbligandolo, come nell’incipit, ad indossare nuove scarpe.
Il regista Vuk Rsumovi, che attinge da un episodio realmente accaduto, ci regala una preziosa storia sul rapporto complesso tra civiltà e natura e, attraverso un finale forte e inaspettato, ci impone profonde riflessioni sul vero significato di progresso nella nostra società, dove i tanti “figli di nessuno” si fanno ancora la guerra.
ARANCE E MARTELLO di Diego Bianchi
(Italia 2014, 105')
Con Diego Bianchi, Giulia Mancini, Lorena Cesarini, Francesca Acquaroli, Luciano Miele, Ludovico Tersigni, Emanuele Grazioli, Antonella Attili, Stefano Altieri, Ilaria Spada, Giorgio Tirabassi
[FILM DI CHIUSURA - EVENTO SPECIALE FUORI CONCORSO]
Un film in costume nell’Italia del 2011, questo il sottotitolo dell’opera prima di Diego Bianchi in arte “Zoro”.
L’intera vicenda è ambientata in un rione romano dove un decreto per l’imminente chiusura del mercato porterà gli esercenti dello stesso a rivolgersi alla vicina sede del PD. Chiamati in causa la segretaria di partito e la sua altrettanto impegnata famiglia, si darà il via all’azione e a un rocambolesco susseguirsi di eventi e personaggi.
Una commedia non convenzionale costruita su una sceneggiatura che fa dello sfottò politico e calcistico il suo punto di forza regalando allo spettatore più di una risata.
Il regista non rinuncia allo stile che lo ha reso famoso, quello del “selfie” mettendo in scena anche se stesso che riprende gli eventi. La colonna sonora, composta da musiche per lo più elettroniche, accompagna l’azione sempre molto movimentata raggiungendo picchi di grande frenesia.
Il film in definitiva convince soprattutto il pubblico. Insomma, “Zoro” entra nel grande schermo e lo fa con disinvoltura.
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