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Fuori dal Coro 2014

Anche quest'anno gli operatori del circuito "Sentieri di Cinema" presenti in laguna racconteranno su queste "pagine" il proprio punto di vista sulla Mostra del Cinema di Venezia.

 

03/09/2014 Ottavo giorno

In concorso
NOBI (FIRES ON THE PLAIN) di Shinya Tsukamoto (Giappone, 87')
Con: Shinya Tsukamoto, Yusaku Mori, Yuko Nakamura, Tatsuya Nakamura, Lily Franky

Un soldato tubercolotico dell’esercito giapponese, ex intellettuale, si ritrova a dover affrontare senza mezzi e senza cibo l’evacuazione dell’isola tropicale che presidia con il suo battaglione. Il regista cult (“Tetsuo, l’uomo d’acciaio; “Tetsuo II – Body Hammer”; “Tetsuo: The Bullet Man”; “A snake of June” “Vital”; esponente di punta di un certo cinema fantastico ed inquietante del Sol Levante, esce, per la prima volta, dal consueto ambiente metropolitano per immergersi letteralmente nell’inferno verde della giungla (luogo simboliche che allude alle profondità nere dell’animo umano). Attraverso il consueto linguaggio sopra le righe (inquadrature stranianti, soggettive particolari anche al limite del docufiction, effetti di luce e cromatismi accesi, commento sonoro violento e disturbante), Tsukamoto (qui contemporaneamente regista, attore, montatore, direttore della fotografia e autore delle musiche), racconta un fortissimo apologo sulla guerra come attività cannibalesca dell’uomo sui propri simili). Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Shohei Ooka, il film ha toni fortemente drammatici e, per taluni, disturbanti.

Fuori concorso
LA ZUPPA DEL DEMONIO di Davide Ferrario (Italia, 75')

L’utopia del progresso industriale e tecnologico in Italia dal primo decennio del ‘900 alla crisi petrolifera del ’73. Il nuovo documentario dell’autore di “La fine della notte”, “Tutti giù per terra”, “Figli di Annibale”; “Guardami” e “Dopo mezzanotte” (più diversi documentari tutti presentati in Festival internazionali quali Venezia, Berlino, Toronto e Locarno), mette insieme frammenti dall’Archivio Nazionale del Cinema di Imprese di Ivrea con commenti d’eccezione da Leonardo Sciascia a Dino Buzzati, da Giorgio Bocca a Ermanno Olmi, fino a Pasolini. Il passaggio dalla società agricola a quella industriale, ma anche la trasformazione della società italiana, vengono trattati attraverso l’analisi di “fenomeni” quali: la FIAT di Valletta, la costruzione dell’acciaieria a Taranto, del polo petrolchimico di Gela, ma anche l’esperienza dell’Olivetti ad Ivrea, così come la costruzione della prima centrale atomica italiana a Latina. Scopo dell’autore, più che giudicare il livello dell’informazione e dell’approfondimento di allora, è quello di indagare l’evoluzione dell’immaginario prodotto dall’utopia industriale; un immaginario capace di influenzare l’allora presente, il nostro e, necessariamente, il futuro. Un buon prodotto che non sfigurerebbe in una rassegna d’essai.


Fuori concorso
LA TRATTATIVA di Sabina Guzzanti (Italia, 108')
Con: Sabina Guzzanti, Enzo Lombardo, Ninni Bruschetta, Filippo Luna, Franz Cantalupo, Claudio Castrogiovanni

La Guzzanti propone un lavoro tra fiction, teatro e ricostruzione documentaria sulla vicenda italiana che, a partire dall’inizio degli anni 90’, vede le sfere più alte delle nostre istituzioni a confronto con mafia e altri poteri occulti. A legare il tutto la capacità di costruire un percorso coerente tra eventi, testimonianze, omissioni e possibili complicità, strategie e personaggi. L’opera si caratterizza per la sostanziale onestà nel dichiararsi ricostruzione-rappresentazione, come sottolineato dal continuo transito attraverso scene in cui gli attori sono al trucco, allargamenti di campo a scoprire il set, esibizione delle quinte teatrali, dichiarazioni in camera-look, esibizione di schermi con sfondi proiettati… insomma la proiezione viene messa in scena, si dichiara. Ne esce un lavoro convincente, a tratti farsa, a tratti tragedia, in cui la trattativa tra Stato e Mafia appare una possibilità fondata. Uno scenario drammatico ove unico vettore di speranza, capace di destabilizzare i poteri occulti e la corruzione, è la testimonianza dei “martiri”.

Orizzonti
BYPASS di Duane Hopkins (Gran Bretagna, 103')
Con: George MacKay, Benjamin Dilloway, Charlotte Spencer

Duane Hopkins ci mette subito di fronte al personaggio di Greg, ragazzo dalle ottime promesse calcistiche, troppo presto spezzate da un brutto infortunio, e che per badare ai fratelli (la madre è morta e il padre è fuggito) é costretto a eseguire “lavoretti criminosi”. Purtroppo Greg viene ben presto incarcerato, e a badare alla sorellina toccherà a Tim. Il giovane ragazzo, caricato da troppe responsabilità, eredita lo sporco lavoro del fratello, ad aggiungersi a questo sembra essere afflitto da una pericolosa malattia, che trascurerà in favore del sostentamento della sorella. Il film sembra essere girato come un lunghissimo videoclip. L’azione è serrata, ma la sceneggiatura è troppo spezzettata e di difficile fruizione da parte dello spettatore. Molti avvenimenti pregressi vengono dati per scontati. L’autore mantiene fede alle sue origini inglesi mostrandoci le classiche ambientazioni proletarie dei film di genere, e sembra attingere a piene mani dalla cinematografia “Loachiana”, cercando di esporla però in maniera più moderna. Tentativo lodevole ma, a nostro parere, poco riuscito a causa delle già citate incompletezze nella sceneggiatura

Settimana Internazionale della Critica
ZERRUMPELT HERZ (CUORE FRANTUMATO) di Timm Kröger (Germania, 80')
Con: Thorsten Wien, Eva Maria Jost, Daniel Krauss, Christian Blümel, Andreas Conrad, Theo Leutert

Germania, 1927. Due uomini e una donna in visita allo chalet di un amico compositore, intento nella stesura di una sinfonia, si trovano costretti a investigarne la misteriosa scomparsa. Primo lungometraggio di Timm Kröger, il film, girato con eleganza formale forse volutamente accademica (ma del resto è il film d’esame alla scuola di cinema), prende lo spunto da quello che viene presentato come un fatto di cronaca reale per addentrarsi ben presto in atmosfere sottilmente inquietanti, in una Foresta Nera in cui esistono laghi che non compaiono sulle mappe, uccelli che fischiettano le partiture incompiute del musicista scomparso, sono possibili misteriose sparizioni e altrettanto strane ricomparse. Le questioni irrisolte dell’intreccio sono il riflesso dell’ambiguità di un triangolo irrisolto fra i personaggi e dell’incertezza di un momento di transizione tra epoche storiche e culturali. Quarant’anni dopo, la risposta tedesca a “Picnic ad Hanging Rock”?

Orizzonti
CYMBELINE di Michael Almereyda (Usa, 96')
Con: Milla Jovovich, Ed Harris, Dakota Johnson, Penn Badgley, Anton Yelchin, Ethan Hawke, John Leguizamo, Bill Pullman

Tratto dall’opera “Cymbeline” di Shakespeare, il film racconta di un matrimonio indesiderato tra la principessa Imogen e il bel Posthumus, il tutto trasportato al giorno d’oggi nello Stato di New York (ma il testo recitato è quello originale). La scelta della location suggerisce l’idea di un mondo selvaggio ed immaginario in cui regnano romanticismo e amarezza. Tra colpi di scena ed equivoci la narrazione si dipana in un intreccio di vicende, che trascinano lo spettatore fra suspence e umorismo. Pur essendo debitore di una genesi teatrale il film è costruito con un ritmo di taglio ed un montaggio che privilegia l’azione. Anche il commento sonoro, attuale, ritmato e pervasivo, sottolinea il gioco postmoderno della narrazione. Molto piacevole ma il pubblico si è diviso.

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