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Fuori dal Coro 2014
Anche quest'anno gli operatori del circuito "Sentieri di Cinema" presenti in laguna racconteranno su queste "pagine" il proprio punto di vista sulla Mostra del Cinema di Venezia.
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04/09/2014
Nono giorno
In concorso
SIVAS di Kaan Müjdeci (turchia, germania, 93')
Con: Dogan Izci, Ezgi Ergin, Hasan Özdemir, Furkan Uyar
Un razzo lanciato in cielo decreta l’inizio del film. Un gruppo di bambini gioca a nascondino. Tra loro Aslan, 11 anni e un tenero broncio combattivo. Sullo sfondo di un villaggio brullo e desolato dell’Anatolia una storia solo apparentemente semplice che racchiude la profondità e la complessità dei rapporti umani filtrati dallo sguardo di un bambino. A cambiare profondamente Aslan sarà l’incontro con Sivas, un grosso cane da combattimento abbandonato esangue dopo un incontro. Un rapporto che lo porrà di fronte a nuove domande le cui risposte finiranno per abbattersi su quel muro di gomma che è una società popolata solo di “cattivi maestri”. Ne esce un quadro pessimista, in cui l’atto di ribellione di un bambino che sembra presagire una presa di posizione matura viene invece soffocato sul nascere da un finale che è un silenzio assenso pieno di rassegnazione, capace di catapultarti all'inizio del film e ad una sconfitta già scritta.
Fuori concorso
HWAJANG (REVIVRE) di Im Kwontaek (Corea del Sud, 89')
Con: Ahn Sungki, Kim Hojung, Kim Qyuri
Un dirigente di un'azienda di cosmetici coreana assiste la moglie nelle ultime settimane di vita dopo un'operazione per un tumore al cervello, mentre subisce il fascino di una giovane collega di lavoro. Cosa vuol dire davvero amare, come lo si dimostra? È il tema di questa intelligente e sensibile pellicola. Il protagonista è apparentemente distaccato e controllato; man mano che si compone il puzzle della storia, narrata in modo non lineare, però, ci si rende conto del profondo amore che lo lega alla moglie. Al di là di una breve sequenza onirica, il film è come il suo protagonista: freddo e distaccato, quasi clinico, anche nelle nella fotografia e nelle ambientazioni, al primo impatto; ma in realtà capace di sincere emozioni. Si segnala la grande prova di interprete di Ahn Sungki.
In concorso
LE DERNIER COUP DE MARTEAU di Alix Delaporte (Francia, 82')
Con: Romain Paul, Clotilde Hesme, Grégory Gadebois, Candela Peña, Tristán Ulloa
Victor, adolescente dotato per il calcio, vive con la madre malata in una roulotte in riva al mare. Suo padre, che non ha mai conosciuto, si trova in città per dirigere la sesta sinfonia di Mahler. Victor entra per la prima volta al Teatro dell’Opera deciso a conoscere suo padre. Al suo secondo cortometraggio Alix Delaporte (il cortometraggio “Comment on freine dans une descent?” – Leone Corto Cortissimo a Venezia 2006; “Angèle et Tony – selezionato alla Settimana Internazionale della Critica a Venezia 2010, vincitore in patria di due Premi César), porta in mostra un racconto di formazione, crescita e maturazione. Colpisce positivamente la capacità della regista di muoversi in punta di piedi su tematiche scivolosissime quali la separazione, la malattia, la crescita nell’età più critica, la scoperta dell’affettività e, non da ultimo, lo sport come mezzo di crescita personale, il tutto servendosi di un linguaggio apparentemente semplice ed immediato che rivela, in realtà, una ricchezza di sfumature e dettagli, indizi, questi, di una sceneggiatura molto studiata ed efficace. Pregevole caso – almeno in questa edizione della Mostra – nel quale il linguaggio musicale è ben utilizzato all’interno del racconto con funzioni narrative ed evocative.
In concorso
PASOLINI di Abel Ferrara (Francia, Belgio, Italia, 86')
Con: Willem Dafoe, Riccardo Scamarcio, Ninetto Davoli, Valerio Mastandrea, Maria de Medeiros, Adriana Asti, Salvatore Rocco
L’ultimo giorno di vita di Pierpaolo Pasolini: l’ultima intervista con Furio Colombo, l’ultimo pranzo in casa con la madre e la cugina, l’ultima avventura notturna. Pur nella lodevole iniziativa di recuperare le suggestioni contenute nella sceneggiatura dell’ultimo film mai realizzato dal grande intellettuale italiano, decisamente non convince il “Pasolini” di Abel Ferrara (“King of New York” – 1990; “Il cattivo tenente” – 1992; “Mary” – 2002, Gran Premio della Giuria a Venezia); una galleria di maschere più che personaggi, al limite del grottesco, in una confezione che vorrebbe essere “autoriale” e risulta, invece, arruffata e pretenziosa (soprattutto nel commento sonoro che attinge a piene mani dal repertorio classico saccheggiato con leggerezza). Stupisce la prova appena sufficiente di attori pur bravi così come l’assoluta vaghezza del racconto che procede con andamento ondivago come una barca senza timone.
In concorso
BELYE NOCHI POCHTALONA ALEKSEYA TRYAPITSYNA (THE POSTMAN’S WHITE NIGHTS)di Andrei Konchalovsky (Russia, 90')
Con: Aleksey Tryapitsyn, Irina Ermolova, Timur Bondarenko
Una piccola comunità umana vive sulle rive di un lago isolato al nord della Russia. L’unico rappresentante delle istituzioni è il postino locale, che per spostarsi da un luogo all’altro deve usare la barca. L’uomo è segretamente innamorato di una ex compagnia di scuola decisa a trasferirsi in città. Un giorno, all’uomo, rubano il motore della barca. Immergendo la narrazione e lo spettatore in uno stato di contemplazione per oltre 100’, il regista teatrale-cinematografico e sceneggiatore Andrei Konchalovsky (premi a Venezia, Cannes, San Sebastian…), mette in scena una rappresentazione ibrida a metà fra la fiction ed il documentario, andando a riprendere persone reali che rappresentano le proprie storie. Strepitosa la fotografia che restituisce colori e paesaggi da sogno (negli esterni), mentre scopre impietosa l’estrema povertà degli interni. Una riflessione ispirata e dolente sulla Russia contemporanea e le sue disparità sociali. Un film da rivedere e che, a nostro avviso, potrebbe piazzarsi in buona posizione per la corsa al Leone 2014.
Giornate degli Autori
PATRIA di Felice Farina (Italia, 89)
Con: Francesco Pannofino, Roberto Citran, Carlo Gabardine
Salvo, operaio di destra in procinto di essere messo in mobilità per la rilocalizzazione dell'azienda, si barrica in cima a una delle ciminiere dello stabilimento. A lui si unisce suo malgrado Giorgio, il sindacalista di sinistra che stava conducendo le trattative; e a loro si aggiungerà, Luca, giovane ipovedente che si rivelerà essere molto più intelligente di quanto non sembri. Come filmare con successo un libro infilmabile: per trasferire sullo schermo il saggio di Enrico Deaglio sulla storia dell'Italia dal 1978 al 2010, Felice Farina crea una cornice narrativa in cui il dialogo fra i due protagonisti - destra e sinistra, pancia e ragione - offre l'opportunità di seguire la traccia del testo di Deaglio alternando citazioni del testo - grazie alla passione di Luca per la politica e alla sua prodigiosa memoria - e un efficace montaggio di materiale d'archivio con un originale accostamento di immagini e materiali sonori. Non solo una fiction ben recitata, non solo un documentario di denuncia civile, ma un intelligente mix delle due cose che non annoia un momento.
Orizzonti
THEEB di Naji Abu Nowar (Giordania, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Gran Bretagna, 100')
Con: Jacir Eid, Hassan Mutlag, Hussein Salameh, Marji Audeh, Jack Fox
Il piccolo Theeb, ultimogenito di una famiglia beduina, trascorre le sue giornate con leggerezza insieme ai due fratelli maggiori che gli fanno da genitori. L’equilibrio viene rotto da un soldato inglese, che si rivolge alla famiglia in cerca di aiuto per raggiungere il suo reggimento attraverso il deserto. Questo viaggio porterà il protagonista verso una rapida maturazione e consapevolezza interiore. Il regista inglese (ma di origini giordane) Naji Abu Nowar, al suo primo lungometraggio, ci propone una classica storia di formazione del protagonista e ci ammalia con paesaggi desertici mozzafiato e musiche tipiche del luogo. Il film ha nel suo giovane protagonista (anche lui all’esordio) il suo punto forte, i conti tornano e tutto sembra filare per il verso giusto. Aspettiamo con ansia una conferma con il secondo lungometraggio.
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