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Fuori dal coro 2013
Anche quest'anno gli operatori del circuito "Sentieri di Cinema" presenti in laguna racconteranno su queste "pagine" il proprio punto di vista sulla Mostra del Cinema di Venezia.
Il gruppo, inoltre, farà parte della giuria CGS per il premio LANTERNA MAGICA 2013.
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06/09/2013
Ultime visioni
L’ultimo giorno effettivo di questa 70° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, raccolte le forze residue, è stato caratterizzato, non solo dalle ultime, spasmodiche visioni, ma anche e soprattutto dalla presa di coscienza della fine di un evento. Già dalle prime ore della mattina si è potuto notare il minor afflusso di persone in sala, una maggior tranquillità ai caffè e un brulicare discreto degli operatori addetti agli allestimenti che, con un giorno di anticipo, hanno iniziato a smontare tutto ciò che normalmente è celato al pubblico e preparare red carpet e hall principale del Palazzo del Cinema per la serata conclusiva. Parallelamente si è assistito ad una fuga precipitosa delle delegazioni-film e dei responsabili di produzione ed uffici stampa vari; un po’ come a dire: i giochi (e gli affari) son fatti, adesso è solo questione di spettacolo e di costi di ospitalità da contenere… Il risultato complessivo, agli occhi del festivaliero smaliziato si traduce nella mesta consapevolezza che, alla fin fine, la Mostra non è altro che una gigantesca e affascinante fiera i cui espositori cercano solo di economizzare al massimo, in termini di visibilità e contatti; il Cinema è un affare per appassionati, critici e addetti ai lavori, non a caso relegati in percorsi paralleli e contenuti all’interno di strutture e “recinti” istituzionalizzati. Ad ogni modo, il tempo della visione è pur sempre singolare (per quanto il rito sia collettivo) e rappresenta l’unico momento di partecipazione attiva personale in un cerimoniale che tende a creare consensi e critiche in una logica di “squadra” e di pubblico.
La mattinata si è aperta con il film in concorso ES-STOUH (LES TERRASSES) di Merzak Allouache. Nell’arco di una giornata tipica, scandita dalle cinque preghiere dell’Islam, varie storie si dipanano sulle terrazze del popolare quartiere Bab El-Oued di Algeri. Dopo “Normal” e “El taaib”, il regista algerino, ma francese di elezione, Allouache dirige un film-metafora che indaga sulla complessa e tormentata società algerina spostando il punto di vista dalle strade alle terrazze della capitale per offrire al pubblico una toccante riflessione sulla realtà molto diversa che si cela dietro una esibita e recuperata pace dopo un decennio di cruento terrorismo. Ne emerge un quadro tutt’altro che confortante, dipinto da una fotografia nitida a mo’ di guache e narrato con modalità ad incastro care a tanta cinematografia contemporanea. Un prodotto gradevole dal punto di vista estetico e del racconto, che scopre tematiche e problematiche attraverso piccoli dettagli da osservare con cura. Un buon prodotto da Festival che si gioverebbe di una distribuzione in Italia.
Fuori concorso LA JALOUSIE di Philippe Garrel. Trentenne attore di teatro condivide con l’amante un miniappartamento e la comune passione per le scene. L’uomo ha una figlia avuta da una precedente relazione. Quando l’amante lo lascia, lui si spara un colpo, ma… Alla genesi del film, per sua stessa ammissione, c’è un episodio autobiografico legato alla storia del proprio padre che il regista di “Non sento più la chitarra” (Leone d’argento nel 1991) “Gli amanti regolari” (leone d’argento nel 2005) e “Un’estate bruciante” (in concorso al Venezia 2010), mette in scena nel presente grazie alla recitazione di suo stesso figlio. Una storia di famiglia, dunque, raccontata nel fascinoso bianco e nero prediletto dal regista francese che, come suo solito, predilige modalità narrative ed estetiche che rimandano al cinema classico d’oltralpe di quarant’anni fa.
Sempre nella sezione delle pellicole fuori concorso, WALESA . CZLOWIEK Z NADZIEI (WALESA. MAN OF HOPE) di Andrzej Waida. In oltre due ore di narrazione che associa immagini di repertorio a ricostruzioni con attori, il regista polacco (classe 1962, oltre 55 anni di carriera cinematografica), racconta l’ascesa del leader di Solidarność a partire dall’intervista che lui stesso concesse alla giornalista Oriana Fallaci. Della sceneggiatura si apprezza l’onestà nel tratteggiare una figura “mitica” senza per questo ricorrere a mezzi emozionali e sensazionalistici, ma anzi rapportando la Storia ad una dimensione familiare ed umana del personaggio (a cui, peraltro, non sono risparmiate piccole “gag” che ne smontano l’aura di intoccabilità). Interessante l’uso giovanile e scanzonato della colonna sonora, tutta punk. Forse un po’ troppo dilatato per una visione pomeridiana post-prandiale, ma gradevole.
Ancora una visione fuori concorso, la proiezione speciale del 3D AMAZONIA di Thierry Ragobert. A seguito di un incidente aereo, una piccola scimmia cappuccina nata in cattività si ritrova a dover affrontare i pericoli della foresta pluviale. Parigino, classe 1956, per più di dodici anni collaboratore di Jaques Yves Cousteau come capo montatore e produttore di numerose serie documentaristiche, poi regista lui stesso di premiati lavori a vari festival internazionali, Ragobert racconta l’avventura della vita nel principale polmone verde del pianeta attraverso un racconto di fantasia che ha poco del documentario classico e molto della favola. Magistrale nella costruzione e realizzazione delle inquadrature (primissimi piani e dettagli sono di una qualità notevole viste le difficoltà di ripresa in ambiente e luci naturali), il film tiene lo spettatore col fiato sospeso tra avventura e realtà. Applausi per le scimmiette protagoniste, ben più espressive di certe attrici.
Nel moltiplicarsi di percorsi a questa Mostra, riusciamo, separandoci, a vedere anche il film cileno LAS ANALFABETAS di Moises Sepulveda, per la settimana della critica. Un'opera di forte impianto teatrale incentrata sul confronto tra due donne di due diverse generazioni: una, giovane maestra, vorrebbe insegnare all'altra, Ximena, più avanti negli anni, a leggere e scrivere. Dovrà misurarsi con la ritrosia di quest'ultima, che nasconde con vergogna la propria incapacità... Ma una lettera lasciata dal padre a Ximena, custodita ma mai letta, la spingerà ad affrontare il proprio "handicap". Contrasti e complicità tra le due protagoniste si alternano in una progressiva discoperta dell'analfabetismo emotivo della più giovane, incapace di misurarsi con la propria omosessualità. Buona la regia, ottime le interpretazioni nel duetto al femminile (Paulina García, Valentina Muhr) su cui si regge l'intero film.
Conclude la giornata, per la Sezione Giornate degli Autori, l’evento speciale di chiusura: TRES BOTAS DE MÁS. Una ventata di fresca leggerezza per la commedia di Javier Ruiz Caldera che conclude con un frizzo questa edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Per tre volte, in un mese, una giovane e imbranata biologa viene invitata ai matrimoni di suoi ex. Tra gaffes, esperienze lisergiche e alcooliche, ricerca di un partner ideale e tramonto delle illusioni, la giovane approderà, finalmente, all’uomo della sua vita (per il momento). Il regista trentasettenne di Barcellona dopo una felice carriera nella pubblicità e nei videoclip, approda al Cinema dapprima come montatore, per poi passare alla regia. Alla sua terza prova dopo i successi di “Spanish Movie” e “Promoćion fantasma”, si conferma brillante e capace di sostenere con montaggio sbarazzino e ritmo pop una sceneggiatura semplice e mediamente scontata che, però, si apprezza proprio per la leggerezza della conduzione.
A questo punto non resta che salutarci e mettere la parola fine a questo “diario”. In queste poche ore che ci separano dalla conclusione di Venezia 70 restano da compiere gli ultimi atti relativi alla Giuria del Premio Lanterna Magica e la consegna del Premio stesso. Ulteriori aggiornamenti sui premi Ufficiali e collaterali seguiranno nei prossimi giorni.
Arrivederci a Venezia 71!
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