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Fuori dal coro 2013
Anche quest'anno gli operatori del circuito "Sentieri di Cinema" presenti in laguna racconteranno su queste "pagine" il proprio punto di vista sulla Mostra del Cinema di Venezia.
Il gruppo, inoltre, farà parte della giuria CGS per il premio LANTERNA MAGICA 2013.
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01/09/2013
Domenica a... piedi
È domenica anche alla Mostra del cinema e pure i frequentatori più sfegatati ne approfittano, in genere, per prendersi una mezza giornata di riposo, complice la Regata storica in Canal Grande e la possibilità di recarsi a prezzo scontato (per i soli accreditati), alla biennale d’arte contemporanea. Tra l’altro la domenica è il giorno di massimo afflusso del pubblico che, magari, si fa il week end in zona e fra le varie attrazioni ci mette anche una visita al Festival e una capatina in Sala, tanto più oggi quand’era prevista la presenza golosissima di Daniel Radcliffe (l’ex Harry Potter), qui impegnato in una pellicola di tutt’altro genere. Risultato? Sala piene, code interminabili anche per un trancio di pizza e concorrenza spietata per il miglior punto d’osservazione in attesa dello scatto sognato da una vita… Per noi, l’aumentata presenza di pubblico ha significato pure restare esclusi da una proiezione senza alternative di sorta e, quindi, oggi solo una “quartina”.
La giornata inizia con il film in concorso: PARKLAND di Peter Landesman. Già premiato giornalista d’inchiesta, corrispondente di guerra e scrittore di romanzi, da alcuni anni Landesman s’è dato anche al cinema, dapprima come soggettista e, finalmente, dietro la macchina da presa. Per questa prima esperienza si ispira al romanzo “Four Days in November” di Vincent Bugliosi, che ripercorre gli effetti immediati dell’omicidio di J, F. Kennedy. Il regista sceglie un taglio di racconto molto naturalistico girando le varie sequenze in tempo reale e restituendo allo spettatore l’esperienza e lo “sguardo” dei vari personaggi coinvolti: l’assassino e i suoi familiari, il sarto che fece la famosa ripresa dell’omicidio, l’intero staff medico del Parkland Hospital, i vari agenti della polizia e dell’FBI di Dallas. Ne esce un prodotto gradevolmente composito e ritmato al punto giusto che, se non annoia di certo, neppure brilla per originalità.
Sempre nella selezione ufficiale dei film in concorso, l’inquietante MISS VIOLENCE del greco Alexandros Avranas. La storia si apre con un compleanno in un interno piccolo borghese. Ad un tratto la festeggiata undicenne si getta dal balcone col sorriso sulle labbra. Col procedere della narrazione si scopriranno le terribili motivazioni del gesto estremo. Avranas, nel tratteggiare il dramma dell’incesto, della pedofilia e delle violenze fisiche e psicologiche all’interno della famiglia, predilige un impianto minimale: camera fissa, simmetria compositiva delle inquadrature, luci naturali, ecc., per un racconto più che raccapricciante dove l’orrore è quasi sempre fuori campo (tranne in un paio di sequenze molto dure). Un tema, quello della violenza sui minori, che quest’anno sembra statisticamente rilevante e trasversale a Sezioni e Paesi di provenienza. Valido, ma per palati forti.
Per la Settimana Internazionale della Critica, non ha convinto del tutto il cinese SHUIYIN JIE (Trap Street) di Vivian Qu, più nota in patria come produttrice di valore (due film a Cannes nel 2007 e nel 2009) e qui al suo debutto come regista. Il film è una sorta di racconto kafkiano sull’ossessione “per” e “del” controllo nella Cina contemporanea. Protagonista uno stagista topografo che, per seguire la ragazza di cui s’è invaghito, incappa in segreti che devono rimanere celati, tanto alle mappe dei piani urbanistici, quanto nei rilevamenti satellitari. A metà strada fra psicodramma e stravagante spy story con rimandi orwelliani, il plot è sicuramente curioso ma la sceneggiatura risulta un po’ troppo sfilacciata al punto che il racconto stenta a decollare e risulta pesante. Applausi di rito in Sala Darsena più per la presenza dei protagonisti e della regista che per effettivo apprezzamento.
Termina la “quartina”, per le “Giornate degli Autori”, KILL YOUR DARLING di John Krokidas. Nel 1944, alla Columbia University di New York, si incontrano tre giovani che, negli anni a venire sarebbero diventati icone e fondatori della beat generation: Allen Ginsberg, Jack Kerouak, William S. Burroughs. Il loro sodalizio nato sotto l’influenza di Lucien Carr e del suo mentore/amante David Kammerer, sarà battezzato nel sangue di un brutale omicidio. A partire dai fatti di cronaca, Krokidas, già sceneggiatore e autore di cortometraggi, nonché insegnante di cinema, trae lo script per questo film che costituisce il suo esordio nel lungometraggio. Un prodotto di fattura notevole e di scelte estetiche raffinate quantunque piuttosto decadente e autocelebrativo. Notevoli le interpretazioni di Dane DeHaan (Carr), Ben Foster (Burroughs), Jennifer Jason-Leigh (Naomi Ginsberg). Piuttosto sotto tono il divo Radcliffe (Allen Ginsberg) che pure si sobbarca le scene più spinte… con l’eterna faccia del bravo maghetto di Hogwarts.
E mentre il sole si abbassa sulla Laguna, prendiamo, in anticipo, il primo traghetto che ci riporta a Venezia. Domani è un altro giorno…
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