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Sito ufficiale della Mostra. Vi si trova il calendario e molto altro materiale di presentazione.

 

 

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Fuori dal coro 2013

Anche quest'anno gli operatori del circuito "Sentieri di Cinema" presenti in laguna racconteranno su queste "pagine" il proprio punto di vista sulla Mostra del Cinema di Venezia.


Il gruppo, inoltre, farà parte della giuria CGS per il premio LANTERNA MAGICA 2013.

 

04/09/2013 Vampiri e non solo...

Ad una settimana esatta dall’inizio di Venezia 70 la stanchezza comincia decisamente a farsi sentire nel popolo dei festivalieri. Si vede nella “maschera” tipica che ognuno sfoggia più o meno consapevolmente: occhio arrossato e “calamari” accentuati celati dietro occhiali scuri perennemente inforcati sul naso, andamento ciondolante, gestualità rallentata e quasi automatica (del resto gli orari del Festival impongono, alla fine, una ripetizione continua delle stesse azioni). La maggior stanchezza, tuttavia, se da un lato porta ad un rilassamento generale, dall’altro accentua quei comportamenti poco urbani che taluni esibiscono senza pudore, come nel caso dei soliti furbetti che fingendo di uscire da una proiezione, attraversano un’altra coda e vi si piazzano in mezzo impunemente. A quel punto le cose son due: o scatta il litigio (e i primi giorni, con le forze al massimo, si assiste a teatrini indegni), oppure, si mugugna e si lascia correre, salvo poi ritrovarsi fuori da una proiezione con accessi contati. Negli spazi del Movie Village e del Garden Casinò, poi, in certi orari, sembra di camminare in mezzo ai sopravvissuti di qualche catastrofe: i giganteschi cuscini posizionati sull’erba sotto i pini accolgono una umanità sfatta, semiaddormentata, in preda alla narcolessia provocata da abuso prolungato di film fagocitati bulimicamente e dai fumi alcolici di fiumi di spritz. Questo ovviamente non passa nelle immagini ufficiali dei TG che, rimangono incollati ad una immagine miticamente glamour della Mostra che pure c’è, ma è solo per pochissimi eletti, una percentuale minima sul totale degli effettivi partecipanti.

Ma veniamo alle proiezioni della giornata. La mattinata si è aperta con la consueta proiezione del film in concorso: L’INTREPIDO di Gianni Amelio. La storia è quella di Antonio Pane, separato a Milano, che sbarca il lunario sostituendo chiunque debba assentarsi dal luogo di lavoro: dal tranviere al muratore, dal pizzaiolo al bibliotecario. Il regista de: “I ragazzi di via Panisperna”, “Porte aperte”, “Il ladro di bambini”, “Lamerica”, “Così ridevano”, “Le chiavi di casa” e La stella che non c’è”, in effetti mai troppo fortunato a Venezia, porta in concorso un’opera molto lieve che sfiora, senza urlare, tematiche attualissime quali: il malessere esistenziale delle giovani generazioni, la disillusione degli adulti, il precariato e la distanza delle istituzioni dal mondo reale, i fragili rapporti familiari. Il tutto affidato al comico Antonio Albanese che crea una maschera buffa e dolente per un personaggio borderline al limite del “puro folle”. Forse questa modalità narrativa sottotono è stata responsabile di una accoglienza fredda (soprattutto alla prima proiezione dedicata alla Stampa e agli Industry), dove sono volati fischi e “buate”, secondo noi, un po’ troppo gratuite (anche altre pellicole avrebbero meritato un trattamento simile, se non peggiore). Il film, comunque, è da tenere presente in considerazione di percorsi d’essai.

Fuori concorso, Patrice Leconte (“Il marito della parrucchiera”, “La ragazza sul ponte”, “Ridicule”, “L’uomo del treno”, “Confidenze troppo intime”, “Il mio migliore amico” e “La bottega dei suicidi”), ci riporta al classico melò in costume grazie a UNE PROMESSE, dal romanzo “Journey into the Past” di Stefan Zweig. La storia è quella di un giovane laureato in chimica metallurgica che nella Germania dei primi del ‘900, da semplice impiegato di una fonderia, diventa segretario personale e consulente del proprietario. Contemporaneamente intreccia una relazione platonica con la moglie di quest’ultimo. Poi la guerra ci si mette di mezzo. Il film, di impianto piuttosto classico, evidenzia la maestria di Leconte di gestire spazi e personaggi restituendo l’atmosfera dell’epoca (molto belli costumi ed arredi di Pascaline Chavanne e Ivan Maussion). Qualche perplessità sulla scelta del protagonista maschile Richard Madden che appare un po’ troppo inespressivo soprattutto a confronto con la brava Rebecca Hall che sembra uscita da una tela di Gustav Klimt e il grande  Alan Rickman.

Per la Settimana Internazionale della Critica, fa una buona impressione L’ARMÉE DU SALUT del trentaseienne marocchino Abdellah Taïa. Il regista – primo scrittore arabo ad aver ammesso pubblicamene la propria omosessualità – mette in scena il suo romanzo omonimo del 2006 raccontando la storia di un giovane di Casablanca, del suo rapporto conflittuale con la famiglia, della propria vita sessuale clandestina e del suo affrancamento doloroso dalla propria terra d’origine. Cinema minimale di spazi vuoti, di silenzi, di corpi sfiorati e di “fuori campo”. Un racconto sofferto che non cerca lo scandalo ma gioca tutte le sue carte nella rarefazione narrativa e nell’evocazione di emozioni attraverso dettagli.

Conclude la giornata: RIGOR MORTIS. Un attore fallito ex stella di film horror made in Hong Kong si ritrova a combattere contro veri fantasmi sanguinari in un condominio infestato da oscure presenze. Recuperando vari clichè dal genere “Geung Si” (letteralmente “vampiri cinesi zompettanti”), Juno Mak (cantante pop, ambasciatore della moda, attore cinematografico, sceneggiatore, regista e produttore, classe 1984) regala al pubblico del festival un momento di leggero intrattenimento, kung fu e suspance condita da originali suggestioni sonore. Non si è gridato certo al capolavoro, ma non si sono levati neppure cori di protesta. Insomma, un prodotto di genere.

A domani con il prossimo aggiornamento.

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