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Fuori dal Coro 2010
Anche quest'anno gli operatori del circuito "Sentieri di Cinema" presente in laguna racconterà su queste "pagine" il proprio punto di vista sulla Mostra del Cinema di Venezia, a partire da mercoledì 1 fino a sabato 11 settembre, giorno delle premiazioni. Il gruppo, inoltre, farà parte della giuria CGS per il premio LANTERNA MAGICA 2010.
Queste pagine sono fruibili anche dal Sito ufficiale del CGS Nazionale, all'indirizzo: www.cgsweb.it
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07/09/2010
Padri e figli
Il maltempo imperversa sulla Mostra e a nulla valgono gli scongiuri dei vertici della Biennale, anzi, domani è previsto un nuovo nubifragio come quello della settimana scorsa. I festivalieri si adattano con quello che hanno a disposizione; abituati a Mostre caratterizzate da bel tempo stabile e temperature quasi estive, nelle borse e nelle valigie, tutti hanno messo indumenti leggeri, sandali e camicette. Adesso l’imperativo è proteggersi dal freddo, per cui l’unica tattica possibile è la “tecnica dello strato”. Si gira vestiti “a cipolla”, per prodursi in difficoltose e contorsionistiche svestizioni una volta entrati e acclimatati in sala. il che vuole dire dopo venti minuti di proiezione, per la gioia dei colleghi che siedono a fianco. Intanto si registrano i primi casi (neanche tanto isolati), di raffreddore e mal di gola e durante le proiezioni più silenziose è tutto un risuonare di colpi di tosse, sfiati cavernosi, raschiamenti di gola che non si fermano neanche alla presenza dei poveri autori basiti di fronte all’involontario sanatorio.
Sul fronte delle proiezioni la giornata si è rivelata particolarmente intensa già dalla prima pellicola; NOI CREDEVAMO, di Mario Martone; ben tre ore e 24 minuti di film. Il regista di “Morte di un matematico napoletano” (Gran Premio della Giuria a Venezia nel 1992); “L’amore molesto”; “Teatro di guerra” e “L’odore del sangue”, alterna da sempre l’attività cinematografica a quella teatrale (tanto prosa che lirica). In questa pellicola, ispirata all’omonimo romanzo di Anna Banti e cosceneggiata insieme a Giancarlo De Cataldo, il regista napoletano ripercorre 30 anni di storia italiana, dai moti insurrezionisti del 1828 sino all’alba dell’unità, attraverso le storie di tre giovani affiliati alla Giovine Italia di Mazzini. Ne esce un affresco composito che si segue con facilità senza che il linguaggio scada a livello di fiction televisiva (dato l’argomento ed il cast, lo scivolone era dietro l’angolo). Tanto di cappello, quindi, all’autore che dimostra una mano ferma ed un occhio inspirato nella composizione delle scene di massa e delle inquadrature. Stranamente si nota, ogni tanto, qualche incongruenza storica nelle location (il regista in conferenza stampa le ha ammesse pur senza motivarne la presenza). Tuttavia, il prodotto è valido e come tale è stato accolto favorevolmente alla prima proiezione dedicata a Stampa e Accrediti professionali.
Seconda pellicola, in concorso, visionata: ATTENBERG di Athina Rachel Tsangari. La storia, frammentata e volutamente oscura di particolari, è incentrata sull’educazione sentimentale di Marina da parte di una compiacente amica, mentre parallelamente, la stessa Marina si avvicina gradualmente alla scoperta della morte a causa della malattia terminale del padre. Scoperta di sé e degli altri, rapporto con il padre, amore, sesso, distruzione del sogno borghese, sono i temi che convivono nella stralunata pellicola che alterna lunghi silenzi, inquadrature prolungate e colori bigi e freddi, ad inspiegabili scoppi di energia fisica cui non si sottrae nessuno degli attori coinvolti. Nelle intenzione della regista greca c’è la volontà di osservare il genere umano come attraverso l’obiettivo di un documentario sulla Natura… Malgrado la difficoltà di seguire questo prodotto di non facile lettura, soprattutto dopo Martone, il film ha riscosso consensi ed applausi.
Fuori concorso, apprezzata la piacevole sorpresa di Marco Bellocchio: SORELLE MAI. In bilico fra sperimentazione fantastica, documentario e fiction, il film è costruito in sei episodi che vanno dal 1999 al 2008 (ogni episodio è stato girato in un anno diverso con amici e parenti del regista coinvolti più i corsisti del laboratorio “Fare Cinema”). La storia è quella di due fratelli, Sara e Giorgio, della piccola Elena (figlia di Sara), dei complicati rapporti fra i tre, l’inconcludenza di lui, la solitudine di lei, il bisogno di entrambi di attaccarsi ai soldi e alla tranquillità della casa avita in provincia. Al di là della semplice storia, il film si mostra come delicata riflessione sulla famiglia, sui rapporti fra generazioni diverse, sulle radici dalle quali è difficile separarsi. Interamente girato in digitale, il film si caratterizza da una fotografia che privilegia ombre e suggestivi tagli di luce, quasi a sottolineare la componente “onirica” dell’argomento. Da rivedere.
Termina la quartina della giornata DAD di Vlado Škafar, nella sezione della Settimana Internazionale della critica. Una domenica nei boschi; il rito della pesca, il riposo pomeridiano all’ombra degli alberi, la passeggiata fra i campi, i giochi... Tutto concorre a riconciliare un bambino col proprio padre, mentre sullo sfondo la crisi economica provoca disastri sociali e familiari. In appena 71 minuti il giovane regista sloveno (qui al suo primo lungometraggio di finzione), condensa tematiche alte con una delicatezza di linguaggio piuttosto rara (la dissolvenza è la figura di montaggio predominante accanto all’utilizzo di campi lunghi e lunghissimi). Anche la cura della recitazione e dei dialoghi è risolta attraverso l’escamotage del procedere in bilico fra verità e sogno. Curiosamente, ad un certo punto il film vira verso il semi-documentario illustrando la tragedia degli operai di una fabbrica rimasti improvvisamente senza lavoro; ma il cerchio si chiude nella sequenza finale. Gran bella prova che dimostra come, molto spesso, le pellicole più interessanti, a Venezia, finiscano nelle sezioni collaterali.
Per oggi è tutto, arrivederci a domani con le ultime novità.
Alberto Piastrellini
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