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www.labiennale.org
Sito ufficiale della Mostra. Vi si trova il calendario e molto altro materiale di presentazione.

 

 

::Esclusiva dal Laboratorio Venezia Cinema

Fuori dal Coro 2010

Anche quest'anno gli operatori del circuito "Sentieri di Cinema" presente in laguna racconterà su queste "pagine" il proprio punto di vista sulla Mostra del Cinema di Venezia, a partire da mercoledì 1 fino a sabato 11 settembre, giorno delle premiazioni. Il gruppo, inoltre, farà parte della giuria CGS per il premio LANTERNA MAGICA 2010.

Queste pagine sono fruibili anche dal Sito ufficiale del CGS Nazionale, all'indirizzo: www.cgsweb.it

 

05/09/2010 Bloody Sunday

Finalmente domenica! La giornata festiva induce una maggior partecipazione del pubblico e dei curiosi alla Mostra. Prime vere code all’ingresso delle Sale (ma comunque mai come negli anni passati) e animazione spontanea sul lungomare davanti al red carpet. Purtroppo il tempo meteorologico non aiuta, grigio diffuso e venticello da nord ci fanno assaggiare un anticipo d’autunno. Imperterriti, i sodali del sushi bar continuano a prodursi in brunch a piedi nudi a tutte le ore, mentre gli sventurati modelli che pubblicizzano una certa griffe si beccano le temperature ingrate sopportando stoicamente maniche corte, piedi nudi e boxer…
Ma veniamo ai film visionati durante l’intensa giornata “feriale”, ben 7 questa volta, una eccezionalità del giorno festivo che domani sarà pagata in termini di un salutare bisogno di allentare il ritmo delle visioni.
Partenza al mattino con il film in Concorso, POST MORTEM del cileno Pablo Lorraìn. Nell’ospedale della capitale, durante il golpe di Pinochet, un oscuro funzionario trascrive i risultati degli esami autoptici mentre fantastica l’amore con un ballerina di rivista. Al suo terzo lungometraggio, il cofondatore della compagnia Fabula, porta al Lido una storia apparentemente minore e volutamente priva di fascino, per alludere al desiderio irrisolto del popolo cileno di conquistare un modello politico vagheggiato ed irraggiungibile. Inquadrature sospese e prolungate, dilatazione temporale e piani sequenza dai movimenti minimi, recitazione atonale e stringatissimo commento sonoro, accanto ad un montaggio discreto e ad una fotografia fredda e sgranata, non contribuiscono all’empatia con pubblico, che infatti ha accolto con freddezza i titoli di coda. Peccato perché il film ha il pregio di raccontare con situazioni di forte impatto la brutalità della guerra e la “normalità” della violenza.
Seconda pellicola visionata, sempre dalla selezione ufficiale dei film in concorso, è stata: DETECTIVE DEE AND THE MYSTERY OF PHANTOM FLAME, di Tsui Hark. Il regista che ha tenuto “a battesimo” il Leone alla carriera John Woo, mercé una superproduzione da 13 milioni di dollari, imbastisce un kung-fu movie, dove la parte coreografica sottostà ad una narrazione avvincente improntata sull’indagine “poliziesca”. Il protagonista è un giudice inquirente, graziato dall’esilio e richiamato dalla imperatrice reggente per indagare su misteriose combustioni umane spontanee, nella Cina della dinastia Tang. Scenografie imponenti e sapiente uso di masse e costumi; effetti digitali di pregio e gusto baroccheggiante per la messa in scena, rendono godibile questo prodotto che strizza l’occhio al mercato occidentale e tiene incollati alla poltrona per le due ore di piacevole visione tra avventura, fantasia e thriller.
Nella sezione “Controcampo italiano”, viene accolto da una sala gremita l’atteso film 20 SIGARETTE di Aureliano Amadei, tratto da “20 sigarette a Nassirya”, romanzo autobiografico dello stesso regista. Il film narra in prima persona le vicende ben note della tragica strage di soldati italiani del novembre 2003 attraverso lo sguardo del giovane filmaker, in Iraq con una troupe televisiva e miracolosamente scampato all’eccidio. Lunghissimo l’applauso conclusivo per un’opera nel complesso ben recitata (Vinicio Marchioni, Giorgio Colangeli, Carolina Crescentini) di apprezzabile equilibrio ideologico, capace di non tradire né un atteggiamento problematico sull’intervento in Iraq, ma neppure il punto di vista delle vittime militari dell’eccidio. Qualche piccola perplessità invece sull’equilibrio della regia, con una parte iniziale troppo leggera e abbastanza “di genere”, che però cresce in altri punti, come nella sequenza dell’attentato ove uno stile più nervoso, con inquadrature in soggettiva assoluta, riesce a coniugare la drammaticità della situazione narrata con l’esigenza di una certa distanza emotiva dello sguardo. Commozione del pubblico quando Amadei, con un gesto liberatorio, solleva in Sala Grande il suo bastone, che lo accompagna dopo le ferite riportate.
A cavallo del pranzo, sempre dalla selezione dei film in concorso, non riscuote molti consensi il nuovo film di Jerzy Skolimowski, ESSENTIAL KILLING . Un guerrigliero afgano viene catturato in patria durante una missione non ufficiale e viene trasferito in una base segreta dell’Europa del Nord. Un improvviso incidente ne favorisce la fuga tra boschi e foreste innevate. Appena accennata la cornice politica e sociale che vede provocare il pubblico con la violenza gratuita degli interrogatori militari e la volontà di secretare alcune operazioni al limite dell’illecito, il film concentra l’attenzione sul rapporto uomo-Natura e sul doppio ruolo, preda-predatore che l’uomo di volta in volta riveste. Interessante il continuo inseguimento della macchina da presa ed il montaggio dal ritmo sostenuto; buona la fotografia che concede, ogni tanto, significativi campi lunghissimi che sottolineano la fragilità e la solitudine del protagonista. Vincent Gallo è impegnato fisicamente per tutti gli 83 minuti di drammatica fuga.
Per la Settimana internazionale della Critica, colpisce positivamente (ma non senza qualche perplessità iniziale), HAI PAURA DEL BUIO di Massimo Coppola. Filmaker e apprezzato autore televisivo, Coppola (qui autore anche della sceneggiatura), racconta la storia di una ventenne rumena che, alla rottura del contratto di fabbrica a Bucarest, molla tutto e giunge a Melfi con uno scopo molto preciso: ritrovare sua madre partita nove anni prima (ma questo lo spettatore lo apprende solo verso la fine del film). Il problema di questa pellicola è proprio la voluta nebulosità circa il procedere della storia: lo spettatore è ingannato per circa tre quarti del minutaggio complessivo con una doppia vicenda di gioventù indifesa, per poi rivelare all’improvviso un’inedita angolazione del problema dell’immigrazione, quella del rapporto figlia/o abbandonata/o e madre partita. Il drammatico lungo dialogo fra le due donne riscatta totalmente una pellicola che diversamente non avrebbe brillato per originalità. Sullo sfondo restano evidenti i temi della precarietà di accesso a lavoro per i più giovani, della famiglia, della solidarietà femminile, del bisogno d’amore. Tutto sommato un film discreto che andrebbe rivisto con più calma ed al di fuori della visione onnivora cui la Mostra spinge.
Nella sezione “Giornate degli Autori”, ha colpito duro il film d’animazione: PEQUEÑAS VOCES dei registi colombiani Jairo Eduardo Carrillo e Oscar Andrade. A partire dall’omonimo cortometraggio presentato a Venezia nel 2003 e vincitore di otto premi internazionali, i due registi hanno sviluppato l’idea costruendo un’animazione sofisticata che mescola disegno piatto e tridimensionale, stop motion e animazione digitale. Materiale di partenza, le storie di quattro bambini sopravvissuti ad altrettante vicende drammatiche legate alla tragica e permanente guerriglia in Colombia. I bambini protagonisti appaiono in “voce”, mentre il pubblico vive le loro storie attraverso disegni sviluppati concettualmente a partire dalle “tavole” disegnate dagli stessi bambini. La linea grafica, volutamente semplice ed “infantile” risulta tuttavia di grande impatto proprio perché non nega niente allo spettatore, neanche ciò che normalmente sarebbe immaginabile in un film d’animazione con minori protagonisti. Un po’ eccessivo il commento sonoro che tuttavia veicola egregiamente le emozioni suscitate. Da consigliare vivamente per un dibattito sul tema dell’infanzia in rapporto alla guerra e alla violenza.
Ultima pellicola della giornata, fuori concorso, il tonitruante ed eccessivo: NIENTE PAURA – COME SIAMO COME ERAVAMO E LE CANZONI DI LUCIANO LIGABUE di Piergiorgio Gay. Autore di lungometraggi, episodi di serie televisive e regie di teatro lirico, l’autore torninese (classe 1959), costruisce il film con l’idea ambiziosa di raccontare il musicista italiano ed il suo pubblico per ripercorrere trent’anni di storia del Paese e le sue contraddizioni politiche, economiche e sociali. Ne esce il più che celebrativo ritratto di un “profeta” dei nostri tempi, che nei concerti spiega la Costituzione mentre, d’intorno, personaggi del calibro di Don Luigi Ciotti, Beppino Englaro, Margherita Hack, Stefano Rodotà, Paolo Rossi, Carlo Verdone, Giovanni Soldini, Umberto Veronesi, Fabio Volo, tengono bordone. Di volta in volta vengono evocati: la strage di Bologna, gli omicidi di Falcone e Borsellino, i fatti della Caserma Diaz e quelli di Rosario… Ma non era un omaggio a Luciano Ligabue e alla sua musica...? Comunque, pubblico in visibilio in Sala Darsena, applausi a scena aperta alle dichiarazioni più golose, atmosfera da concerto o rito collettivo; mancavano i lumini da agitare in sincrono con la musica… Purtroppo passa in secondo piano il pur discreto lavoro di montaggio (molto ritmico) e di regia.
A domani con le ultime novità.

Alberto Piastrellini

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