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Fuori dal Coro 2009
66.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Sentieri di Cinema seguirà anche questa edizione con il consueto reportage giorno per giorno ed invierà in laguna un gruppo di operatori del circuito.
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09/09/2009
I morti... e i vivi
Alla trentottesima pellicola visionata, anche il “cinefago” più accanito e gaudente, comincia ad assumere alcune caratteristiche tipiche più dello zombie (soprattutto in questa edizione della Mostra), che dell’essere umano vivente. L’occhio si fa sempre più fisso, l’espressione al limite dell’atono, il colorito esangue e malaticcio (l’abbronzatura estiva ormai se n’è andata erosa dalle penombre delle sale di proiezione). Anche l’andatura si fa più lenta ed oscillante, a causa della prolungata postura a sedere e dell’avanzare a piccoli passi nelle code. In più si nota anche un percettibile sbilanciamento della colonna vertebrale, causato dalla borsa d’ordinanza che, al passare dei giorni, si riempie sempre più di libriccini, opuscoli, press books, cd fotografici, dichiarazioni, cataloghi, k-way, ombrello pieghevole, maglioncino-anti-aria condizionata, ecc… Malgrado la sintomatologia descritta evidenzi, nel sottoscritto, lo stadio avanzato della singolare patologia, con le poche forze, per di più calanti, anche quest’oggi sono riuscito a garantire le cinque visioni canoniche.
A dir la verità la mattinata era iniziata sotto i migliori auspici con la pellicola “in concorso” SURVIVAL OF THE DEAD” del regista horror-cult, Gorge A. Romero. Mentre nel mondo i cari estinti sorgono ovunque dalle dimore estreme, l’attenzione della storia si concentra su un gruppetto di militari rinnegati adusi a liberarsi delle “teste morte” e sulla popolazione di un’isoletta in cui, fra faide familiari, si tenta una insana coabitazione fra vivi e morti. Al sesto capitolo della “saga” zombie, Romero regala una piccola riflessione: l’intolleranza e la violenza fra i vivi è decisamente più sconvolgente del cannibalismo dei morti. Da un punto di vista del linguaggio cinematografico il film risulta piuttosto semplice e anche la sua ascrizione all’interno del genere horror appare alquanto problematica.
A seguire il secondo film in concorso: IL GRANDE SOGNO di Michele Placido. Costruito come un racconto di formazione, la storia si incentra sulla ribellione di tre fratelli di diversa età cresciuti all’interno di una famiglia borghese romana e sul salto di barricata di un giovane poliziotto del sud dopo gli scontri alla Sapienza nel 1968. La narrazione segue schemi piuttosto televisivi anche se il regista tenta la carta della verosimiglianza storica inserendo fotogrammi e sequenze d’epoca. Si calca molto sul pedale dell’emozione e nell’insieme il linguaggio appare semplice. Peccato. Polemiche e fischi alla proiezione degli accreditati, sfogo arrabbiato del regista alla conferenza stampa, polemiche fra gli spettatori all’uscita del film per la produzione targata Medusa-Mediaset. Ulteriore imbarazzo fra gli accreditati alla proiezione del film “fuori concorso” GULAAL del regista indiano Anurag Kashyap, peraltro membro ufficiale della Giuria di Venezia 2009. La copia della pellicola mostrava sottotitoli “apparentemente” tradotti con un traduttore automatico on-line… risultato, battute incomprensibili o involontariamente assurde e ridicole. Peccato perché il film (una sorta di riflessione sul conflitto etnico e sociale in Rajastan), sicuramente avrebbe meritato la comprensione dei testi e dell’andamento dell’intreccio andati inevitabilmente perduti.
La terza pellicola visionata è stata ancora un film in concorso, l’entusiasmante ed in odore di leone: ZANAN BEDOONE MARDAN (Women without men), della regista iraniana, Shyrin Neshat. La narrazione, assolutamente non lineare, giustappone ed interseca la storia di tre donne, nella Teheran sconvolta dal tentativo di colpo di stato ordito dalla CIA nel 1953. Ottimo uso della macchina da presa, con soluzioni raffinate, estetiche ma significative dal punto di vista della narrazione e dell’evocazione di temi ed emozioni. Colonna sonora d’autore (Ryuichi Sakamoto), fotografia molto curata e montaggio assolutamente non convenzionale.
Conclude la cinquina della giornata TOUXI (Il giudice), di Liu Jie, presente nella sezione “in concorso”. La storia è quella di un irreprensibile giudice alle prese con la morte della figlia, la depressione della moglie e il caso di un condannato a morte che per ottenere il perdono decide di donare un rene. Dietro le quinte, un industriale aspetta l’espianto per un trapianto che potrebbe salvargli la vita. Come già visto in molto cinema d’oltre Muraglia, il ritmo del montaggio predilige il “quadro”, mentre la narrazione segue i tempi naturali delle scene, vieppiù caratterizzate da lunghi silenzi. Poco è concesso allo spettatore per quanto attiene la spettacolarità. Un film estremamente serio per una tematica quanto mai attuale.
Arrivederci a domani.
Alberto Piastrellini
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