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::Esclusiva
dal Laboratorio Venezia Cinema
Fuori dal Coro 2009
66.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Sentieri di Cinema seguirà anche questa edizione con il consueto reportage giorno per giorno ed invierà in laguna un gruppo di operatori del circuito.
06/09/2009
Ciclone Moore
Decisamente, la nuova temperatura autunnale, appena mitigata da un bel sole e da una brezza leggera, ha reso questo primo week end di festival, molto più accettabile. Non solo, mercè l’atmosfera domenicale, l’arrivo massiccio dei curiosi e le celebrazioni Disney-Pixar, la giornata odierna è stata caratterizzata da una decisa animazione spontanea che ha reso più leggere le ore passate fra code, proiezioni, ricerca di un tavolo o di un pasto frugale, partecipazione ad eventi o conferenze stampa. In più, domenica, resta pur sempre il giorno dedicato al riposo, che qui, si traduce inevitabilmente in un approccio meno compulsivo alle proiezioni; onde per cui, solo per oggi (e per far riposare anche gli occhi), le pellicole visionate sono “solo” 4.
Partenza esplosiva con l’attesissimo film di Michael Moore: CAPITALISM: A LOVE STORY. Entusiastici applausi a scena aperta e risate sincere per le innumerevoli trovate ironiche (anche se, dato il tema c’è poco da ridere). Con il consueto stile irridente ed incline allo sberleffo, il regista di “Bowling a Columbine”; “Fahrenheit 9/11”; “Sicko”, torna ad indagare gli effetti disastrosi prodotti dal dominio delle grandi compagnie finanziarie ed aziende sulla vita quotidiana degli abitanti degli Stati Uniti, per capire le radici della crisi economica in atto e scoprire le ombre del capitalismo. Lo stile documentario si arricchisce di genuine trovate cinematografiche, citazioni stravolte ad arte, ammiccamenti musicali dalla tradizione sinfonica e dal repertorio cinematografico. Il messaggio è chiaro: diamoci da fare, tutti. Strepitoso!!!
Sempre nella sezione ufficiale dei film in concorso, ci ha colpito favorevolmente WHITE MATERIAL della parigina Claire Denis. Già assistente di registi quali: Jacques Rivette, Jim Jarmush, Wim Wenders, la Denis porta sullo schermo una storia attuale attingendo dalle tante cronache africane. In un non ben definito Paese, l’esercito regolare si appresta a far pulizia dei ribelli (che peraltro si muovono in bande armate composte per lo più da bambini e ragazzini), i bianchi sono invitati a sloggiare, ma una donna caparbia, proprietaria di una piantagione di caffè, non ha intenzione di mollare… Una smagrita ed intensa Isabelle Huppert, affiancata da un ritrovato Christopher Lambert, offrono le loro capacità attoriali per una pellicola che, se dal punto di vista narrativo dimostra qualche pecca e qualche lungaggine, da quello delle tematiche e degli spunti di riflessione ha tanto da offrire allo spettatore.
Nel primo pomeriggio, sempre nella sezione dei film in concorso, stupisce la “sorpresa” di Werner Herzog (di fatto presente con due film), in collaborazione (per la produzione) del regista cult David Linch. Il film: MY SON, MY SON, WHAT HAVE YE DONE? è ispirato a fatti realmente accaduti, eppure è evidente che il materiale di partenza, nelle mani di due maestri del visionario, dello straniamento e delle modalità narrative desuete e ricche di simboli e riferimenti, diventa materia di evocazione, suggestione, ricerca di infiniti percorsi di decodificazione ed elaborazione. Intrigante.
L’ultima pellicola vista, nella sezione Orizzonti, è dell’italiano Luca Guadagnino: IO SONO L’AMORE. Al centro della narrazione le dinamiche familiari di una ricca famiglia dell’alta borghesia milanese, alle prese con la successione ed il cambio dei vertici dell’azienda di famiglia, le relazioni sentimentali dei due rampolli maschi e la scoperta dell’identità sessuale da parte della loro sorella. Infine, l’amore folle della “sciura” per l’amico del figlio… Il freddo mondo dei calcoli e del guadagno, si contrappone ai turbamenti dell’amore folle, così come la Milano innevata e l’architettura geometrica anni ’30 si contrappongono alla solarità delle montagne e della riviera ligure. Peccato che la regia si sbrachi sul compiacimento puerile per certe sequenze (valga per tutte l’amplesso prataiolo fra la signora Emma e il giovane cuoco Antonio) e non presta l’adeguata attenzione alla costruzione dei dialoghi. Peccato perché anche il cast appare curato a metà (Tilda Swinton, sempre fulgida ed intrigante e Marisa Berenson stanno anni luce sopra tutti gli altri).
Domani inizia l’ultima settimana di Mostra. Si attendono sorprese.