Giunge dal Nord la prima vera, rinfrescante, novità di questa 66° Mostra del Cinema di Venezia che ancora stenta a decollare… Mi riferisco alle mutate condizioni metereologiche, che, se da un lato hanno provocato qualche apprensione nei festivalieri (soprattutto sul versante dell'abbigliamento; vedonsi abbinamenti confusi tra variopinti K-way, infradito e sandali alla schiava), dall’altro, hanno portato un sospiro di sollievo dall’afa incredibile di ventiquatt’ore prima.
In più la prospettiva di un improvviso acquazzone ha spinto il popolo del festival a sperimentare proposte filmiche inusitate, anche in orari, non proprio comodi (soprattutto per chi si attarda nelle apposite aree modaiole).
Ad ogni modo, il precipitare del termometro non ha messo minimamente in crisi la media delle cinque visioni giornaliere.
La partenza è stata affidata alla pellicola in concorso: YI NGOY (Accident), del cinese Soy Cheang, Prodotto da Johnnie To (inconfondibile la matrice), il film è un bizzarro thriller incentrato sull’ossessione e la mania di persecuzione in cui cade un mirabolante killer professionista in grado di organizzare omicidi talmente ben orchestrati da simulare incidenti casuali… Ma chi gioca col caso o cerca di imbrigliarne le infinite possibilità, prima o poi… Un prodotto medio, apprezzabile, sicuramente non particolarmente brillante, soprattutto nella seconda parte quando alcune opacità nella sceneggiatura fanno cadere la tensione.
A seguire il secondo film in concorso: PERSÉCUTION del francese Patrice Chèreau. Il regista de: “La regina Margot” e “Gabrielle” mette in scena l’incapacità di gestire le responsabilità dei sentimenti in un rapporto d’amore, da parte di una coppia di trentenni. Peccato che il gioco “ti mollo, ti prendo, ti rimollo, ti riprendo… va avanti per due ore sul filo di dialoghi irritanti, mentre la regia sfodera tutto il repertorio per tenere la macchina da presa addosso agli attori. Forse una più attenta gestione dei tempi avrebbe giovato ad un prodotto che, comunque, appare piuttosto compiaciuto di sé.
Nel primo pomeriggio, presso lo spazio Movie Village, Stand ACEC-ANCI-CGS-CINIT-CSC, abbiamo partecipato alla cerimonia di consegna del Premio “Stefano Pittaluga” (prima edizione), assegnato al produttore Domenico Procacci dai promotori del premio stesso (CGS – Club Amici del Cinema di Genova, ACEC-SAS Liguria, Vertigo 2001 SAS).
Successivamente, nella sezione “Orizzonti”, abbiamo visionato il documentario: WOMEN CENGJING DE WUCHANZHE (C’era una volta il proletario), dodici capitoli che esplorando le molteplici sfaccettature del panorama sociopolitico cinese odierno (attraverso altrettante interviste introdotte da storielle metaforiche lette da bambini), fanno emergere diversi sentimenti di nostalgia per il passato, per una “purezza” perduta, per la consapevolezza di non aver realizzato il sogno della rivoluzione.
Per la sezione “Settimana internazionale della critica”, una certa aspettativa del pubblico era riservata alla pellicola: GOOD MORNING AMAN dell’italiano Stefano Noce. Peccato che malgrado la tematica di formazione avesse sulla carta un certo appeal (soprattutto perché sviluppata attraverso il confronto fra due personaggi confusi e lacerati), il risultato non ha soddisfatto del tutto per qualche caduta nelle scelte di regia e di sceneggiatura. Tuttavia alcune scene funzionano bene e una mano felice ha curato il commento sonoro. Una menzione a parte la merita il bravo Valerio Mastandrea, qui anche in veste di co-produttore.
Ultima visione della giornata è stata l’inaspettata sorpresa offerta dallo zombi movie: LA HORDE di Yannick Dahan. Perfettamente in linea con il genere e le relative tematiche (l’assedio dei revenants nei luoghi dei vivi, la brutalità di questi ultimi che non si discosta tanto dalla ferocia dei primi), qui si colora di ulteriori pennellate di cattiveria gratuita l’umiliazione al limite delle stupro ai danni di una zombie, da parte dei vivi; l’equiparazione fra criminali pluriomicidi e forze dell’ordine, l’esaltazione della violenza e della guerra ai danni dei diversi… Qua e là qualche battuta efficace strappa la risata (la paura non ha più senso di essere in un gioco palesemente sopra le righe), metre applausi a scena aperta l’hanno strappati due sequenze particolarmente fracassone. Per concludere la serata funziona pure, ma tre “zombies” in un’unica Mostra, forse, sono un po’ troppi…
A domani.
Alberto Piastrellini