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Fuori dal coro 2004
Un appuntamento giornaliero fra critica, commenti, news, gossip e quant'altro ancora direttamente dalla 61a edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia a cura del nostro inviato Alberto Piastrellini
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08/09/2004
Un mercoledì da... Leoni?
Dopo tre ore e mezzo di sonno comincia l’intensa giornata con la pellicola iraniana Sag-haye velgard (i piccoli ladri), di Marziyeh Meshkini allieva della famiglia Makmalbaf (e si vede). Un piccolo e azzeccato omaggio al neo-realismo di Ladri di biciclette per denunciare la situazione ai limiti della sopravvivenza in cui versano i bambini di Kabul. Macchina da presa fissa, panoramiche, insistenza di campi lunghi e primi piani rimandano ai topos della cinematografia mediorientale cui molti validi prodotti, in questi ultimi anni, ci hanno abituato. Delude la platea Nemmeno il destino di Daniele Gaglianone; una sofferta parabola di crescita per un adolescente alle prese drammi molto più grandi di lui. L’estetica è quella un po’ pretenziosa del videoclip ma non convince del tutto. Come nella pellicola di Vincenzo Marra è forte la denuncia dell’assenza di figure adulte e delle istituzioni. Per la sezione dedicata alle “Giornate degli Autori” brilla il film-documentario di Pirjo Honkasalo, The 3 Rooms of Melancholia. Attraverso tre capitoli, Nostalgia, Respiro, Ricordo, è mostrato cosa accade in Russia e in Cecenia agli orfani del conflitto, spesso ancora bambini, affidati alle cure dello Stato che li educa in accademie militari per formarli all’odio e alla guerra. Fotografia di gran livello, la pellicola assume, purtroppo, una tinta particolarmente fosca in questi giorni segnati da drammatici eventi. Applausi misurati ed entusiasmo non proprio alle stelle alla proiezione dell’atteso Le chiavi di casa di Gianni Amelio. Il tema dell’handicap è affrontato in maniera più che garbata, la macchina da presa non indulge in particolari commoventi, la recitazione si mantiene sobria e misurata (bravi Charlotte Ramplig, Kim Rossi Stuart e l’esordiente Andrea Rossi). Anche Land of Plenty del grande Wim Wenders non convince tutta la critica. Una ballata di ampio respiro sulle dinamiche sociali dell’America ancora scossa dalle incertezze del dopo 11 Settembre, divisa al suo interno fra integralismi politici e afflati religiosi (particolarmente interessante la figura femminile della giovane volontaria). Criticato da alcuni il ricorso al digitale, ma la sceneggiatura e l’interpretazione degli attori sono gradevolissime assieme all’accorato messaggio finale. Comunque da non perdere. Conclude la giornata il film a sorpresa “Ferro 3” del coreano Kim-Ki Duk, inserito all’ultimo momento nella rosa dei film in competizione. Spiazza, inquieta e diverte lo spettatore con una storia ai limiti dell’assurdo superbamente portata sullo schermo. Sceneggiatura pregevole e imprevedibile, interpretazione intensa e minimale, taglio inconsueto delle inquadrature, uso scenografico delle luci e dei colori, ritmo narrativo convincente. Una piacevole rivelazione nella sostanziale palude di questa mostra lagunare. A domani
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