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Fuori dal coro 2004
Un appuntamento giornaliero fra critica, commenti, news, gossip e quant'altro ancora direttamente dalla 61a edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia a cura del nostro inviato Alberto Piastrellini
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05/09/2004
Notizie del week end
Rieccomi quà. Ancora una volta non sono riuscito a rispettare l'appuntamento giornaliero. C'è però da dire, a mia discolpa, che nel week end (che qui comincia al venerdì), iniziano i maggiorni problemi della Mostra legati alla massiccia affluenza di pubblico; code più lunghe, limitato acccesso alle Sale, maggior affluenza di pubblico pagante, il tutto, quest'anno condito da una serie spaventosa di ritardi inopportuni e non rispetto degli orari... Ma veniamo a questi ultimi giorni. Partiamo con venerdì notte. Apre le danze, nel mio personale carnet serale, Lavorare con lentezza - Radio Alice 100.6 MHz di Guido Chiesa. Deludente, dopo il piacevole Il partigiano Johnny, percorso di formazione per due giovani bolognesi di periferia che scoprono la rivoluzione studentesca culturale nei "moti" universitari del '76. La ricostruzione degli ambienti e delle realtà giovanili che ruotarono attorno alla mitica radio libera Radio Alice sono ben ricostruiti; un po' macchiettistici i personaggi, troppo partecipata la regia. Gli applausi sono più sull'onda dell'esaltazione giovanile... Alle 24:00 proiezione straordinaria fuori programma dell'attesa pellicola di Michael Radford: Il mercante di Venezia, dal'omonimo testo del bardo di Stratford... Cast stellare (Joseph Fiennes, Jeremy Irons, Al Pacino), regia rispettosa del testo teatrale (a parte una piccola introduzione di 15' a guisa di inquadramento storico), bravi gli attori, belle le ambientazioni (parte girato in Lussemburgo, parte in reali angoli della città lagunare). La mattina di ieri si apre con la pellicola, finora più entusiasmante: Finding Neverland di Marc Forster con Johnny Deep, Kate Winstlet, Dustin Hoffman, Julie Christie. La storia è quella della genesi di Peter Pan (la commedia, per intenderci), fortemente legata alla storia privata del suo autore Charles Barrie. Molto elegante, leggero, ha il tocco magico della fiaba pur affrontando i temi della maturazione del lutto, del distacco dalle persone care, della crescita, del potere salvifico dell'immaginazione. Un consiglio: non perdetelo prossimamente. Ben più duro, ma ugualmente valido: Mysterious Skin di Gregg Araki. Tratto dal romanzo omonimo di Scott Heim, la pellicola affronta il delicato tema dell'infanzia violata. Colpisce allo stomaco la forza evocativa di alcune sequenze, mentre il finale rimane aperto, quasi lasciando intuire una possibilità di cambiamento... Nella rassegna Orizzonti la pellicola visionata è stata Les Revenants di Robin Campillo, una riflessione sulla morte e la difficoltà di accettare il distacco dalle persone care; il tutto suggerito da un plot all'inizio molto curioso (i morti tornano e bisogna ri-inserirli nella società come persone qualsiasi), che però si sviluppa in maniera troppo trascinata (molti silenzi, montaggio poco coinvolgente, sceneggiatura un poco semplice), peccato. Attesissima la proiezione in prima mondiale di Hauro no ugoku shiro (Il castello errante di Howl), film d'animazione firmato dal maestro Hayao Miyazaki, vincitore a Berlino lo scorso anno con La città incantata. Animazione 3D e 2D, di buon livello, stupisce più l'andamento della storia che la storia stessa, godibilissime alcune trovate narrative. Anche questo da non perdere. Ultimo film della giornata l'altro grande atteso della 61a Mostra: Mar Adentro di Alejandro Amenabar. L'enfant prodige della cinematografia spagnola (ma lui è cileno), porta in primo piano il problema dell'eutanasia, ma scivola sull'ovvio e sul già detto. Un po' troppa ironia, guasta la già fastidiosa sensazione di sentirsi tirati a forza dalla parte del regista. Ottimo Javier Bardem, purtroppo unico picco di un film piatto... Questa mattina si è aperta alla grande con la simapatica pellicola di Mira Nair, Vanity Fair - La fiera delle vanità, dall'omonimo romanzo di William Makpeace Thackeray. La regista indiana si trova a suo perfetto agio nel massacrare le poche virtù e i molti vizi della società inglese del primo Ottocento, non rinunciando - in un tradizionale film in costume all'europea - ad inserire piccoli morceau stile Bollywood. Il risultato è godibilissimo nel ritmo vivace della narrazione, nel cast azzeccatissimo, nella sceneggiatura ben curata, nel testo quasi teatrale, nella ricostruzione accurata e fascinosa delle ambientazione d'epoca e dei costumi. A Domani.
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