Sentieri di cinema - Biennale Venezia

Ad aprire le danze di questo secondo giorno completo di Mostra tocca a REDACTED di Brian De Palma, in concorso. Un’opera performativa che alterna elementi documentari a ricostruzioni verosimili. Un agghiacciante episodio di violenza perpetrato in Irak da un gruppetto di soldati americani ai danni di una famiglia di Samarra diventa l’occasione per una riflessione sulla guerra e le sue conseguenze. Al di là delle condivisibili motivazioni che hanno spinto il regista a sperimentare un’insolita modalità narrativa, ci è piaciuto sottolineare il sottotesto che attraversa tutti i 90’ della proiezione: una sconsolata considerazione sull’ambiguità della comunicazione. Delude, invece, la visione successiva dell’italiano Paolo Franchi che porta in concorso lo sghembo NESSUNA QUALITÀ AGLI EROI. Due personaggi maschili accomunati dalla stessa incapacità di affrontare le pene della vita ed il rapporto conflittuale con i relativi padri. Le due volontà autodistruttive arriveranno alle estreme conseguenze. Franchi si compiace di una messa in scena minimale, di recitazioni fin troppo misurate, di dialoghi appena abbozzati, ma il tutto non convince e il risultato, malgrado l’impegno tutto fisico del giovane Elio Germano, risulta alquanto sconfortante. Di male in peggio L’HISTOIRE DE RICHARD O del francese Damien Odoul, visionato nella sezione Orizzonti. La parabola autodistruttiva di un giovane uomo che passa da una performance sessuale all’altra variando continuamente partner. La morte sopraggiunge per caso, durante un amplesso mancato… Chapeau a Mathieu Amalric che non lascia nulla all’immaginazione del pubblico che tuttavia al primo titolo di coda scappa imbarazzato mentre pochi applausi di circostanza salutano l’uscita del regista e dell’attore principale dalla Sala Grande. Per fortuna l’umore si risolleva con il simpatico e gigionesco SEARCHERS 2.0 dell’inglese Alex Cox, un passato di regista e attore teatrale, poi passato al Cinema sotto l’egida di Roger Corman. La pellicola presentata a Venezia 64 è un divertito omaggio al Cinema western a basso costo, tutto girato in digitale con un cast esiguo e affiatato. Strepitoso il “duello” finale a suon di domande sugli attori vivi e morti della cinematografia di riferimento… E il pubblico della Sala Perla ha dimostrato di apprezzare. La conclusione della giornata arriva con la graziosa opera THE SPEED OF LIFE del quarantacinquenne Ed Radtke. Un ragazzino sveglio e il suo gruppetto di amici, tutti accomunati da problemi sociali e abbandoni familiari, riusciranno a crescere grazie alla capacità di “saper vedere” oltre le apparenze. Notevole il lavoro sul montaggio interno ed esterno e la cura posta nella ripresa sfruttando tutte le potenzialità del digitale. Da sottolineare il bel lavoro fatto con il cast (ma c’è da dire che il regista ha lavorato a lungo insegnando video-making ad adulti affetti da problemi psichici e detenuti e contemporaneamente assistendo giovani che vivono in “ambienti a rischio”. Speriamo in una distribuzione nel mercato italiano perché il film è valido.