MONSTER
& CO.
Film TV - Fabrizio Liberti - 12/12/02
Fare le cose semplici, nonostante le apparenze, é una delle imprese
più difficili da realizzare, nella vita come nell'arte. Alla Pixar
evidentemente conoscono il segreto della semplicità che da qualche
anno garantisce a ogni loro film uno straordinario successo di pubblico
e, perché no, anche di critica. A questo andamento non si sottrae
ovviamente "Monsters & Co.", l'ultima fatica di casa Pixar
realizzata dal giovane Peter Docter, promettente allievo di John La Seter
che in qualche modo ha ispirato il film col suo vecchio cortometraggio
"Nitemare", saggio scolastico di fine corso. Se alla base dei
due "Toy Story" c'era l'idea tutta infantile che i giocattoli
avessero una vita propria, qui troviamo un altro caposaldo delle convinzioni
dei bambini, ovvero quella che mostri e fantasmi escano di notte dai loro
nascondigli, da sotto il letto, dalle porte degli armadi e così
via, per turbare i loro sonni. Tutto questo ha origine da Mostropoli,
la città dei mostri che si alimenta dell'energia fornita dalle
urla dei bambini, rubate di notte attraversando milioni di porte magiche
che mettono in contatto il mondo dei mostri con quello dei bambini. I
mostri sono tutti professionisti dello spavento e il loro campione è
Sullivan, detto Sulley, enorme 'coso' peloso coadiuvato dal suo fido assistente
Mike Wazowski, che conduce una sfida professionale col perfido Randali
per la leadership del settore. Uno degli incidenti professionali più
frequenti è che i mostri, tornando dalle missioni, portino con
i loro manufatti dei bambini ritenuti altamente tossici e perciò
devono essere decontaminati. Un giorno Sulley trova addirittura una bambina
e per non mettere a repentaglio la carriera la deve nascondere nell'attesa
di riportarla nel suo mondo, ma questo incontro con la piccola Boo cambierà
radicalmente non solo la vita di Sulley ma anche quella di Mostropoli.
La simpatia dei mostri di Mostropoli e il ritmo della storia rappresentano
senza dubbio il piccolo tesoro di "Monsters", al quale si deve
aggiungere la dolcezza dei rapporto tra Sulley e la piccola Boo, un delizioso
viaggio alla scoperta del sentimento di paternità.
MONSTER
& CO.
Letture - Gianni Canova
Esiste un mondo parallelo al nostro, abitato da mostri. L'abbiamo creduto
tutti, da bambini. Tutti abbiamo pensato che di notte la porta dell'armadio
della nostra cameretta potesse aprirsi all'improvviso per lasciar entrare
le creature spaventose che temevamo abitassero al di là, oltre
la soglia protettiva del nostro nido domestico e familiare.
"Monsters & Co.", quarto film in immagini di sintesi realizzato
dalla Pixar di John Lasseter dopo "Toy Story 1 e 2" e "A
Bug's Life", visualizza ora questo incubo infantile. Ma lo fa rovesciando
l'assunto di partenza. Oltre la porta, nell'universo parallelo di Mostropolis,
c'è una fauna di creature bizzarre e grottesche che spaventa i
bambini non per gratuito gusto sadico, ma perché le urla e i gridolini
di paura forniscono l'energia di cui il mondo dei mostri ha bisogno per
vivere.
Detto in altri termini: i mostri sono operai dello spavento. Gommosi o
pelosi, lavorano per la Monsters Inc., timbrano il cartellino, discutono
di questioni sindacali, temono che i bambini siano tossici e lamentano
le crescenti difficoltà di spaventare un'infanzia sempre più
smaliziata e sempre meno disposta a lasciarsi atterrire o suggestionare
da un babau qualunque.
L'idea non è affatto male, ma assolutamente geniale è il
modo in cui i tecnici e i designers della Pixar la realizzano. Prima scatenano
la loro fantasia nel disegnare le creature più 'difformi' (si vedano
anche solo i due mostri protagonisti: Mike è una palla verdognola
monoculare con braccia e gambe, Sullivan è una sorta di yeti con
coda di drago, ricoperto di peli azzurri a pois viola), poi le inseriscono
in una realtà tecnologica che sembra il paradigma dell'organizzazione
aziendale nel mondo globalizzato. La Monsters Inc. è una tipica
azienda alle prese con i classici problemi della produzione contemporanea
(crisi energetica, competitività esasperata, necessità di
un continuo aggiornamento tecnologico) e con le trasformazioni di un mercato
(quello infantile) meno disposto ad assorbire lo spavento di quanto non
facesse in passato.
Universo parallelo
L'azione del film si regge sull'irruzione di una bimba in pigiamino rosa
e codini neri nel mondo di Mostropolis: entrata dalla porta aperta dal
mostro che la doveva spaventare, la bimba in realtà semina il panico
tra le creature mostruose dell'universo parallelo, terrorizzate alla sola
idea che la piccola le possa toccare. Solo quando Sullivan e Mike la toccheranno
per davvero, rendendosi conto di non risultare infetti, la paura cesserà
come per incanto. La metafora è chiara e trasparente: toccare con
mano ciò che ci spaventa equivale a neutralizzare definitivamente
il suo potenziale terrificante. "Monsters & Co." è
un invito a toccare con mano. A trasformare la 'mostruosità' da
paura del diverso ad accettazione quotidiana della diversità.
Il limite del film, brioso e intelligente, capace di parlare tanto agli
adulti quanto ai bambini, sta forse nel suo collocarsi tutto dentro il
genere fantastico, senza mai tentare la carta del meraviglioso. Il fantastico,
si sa, è sistemico, il meraviglioso è epifanico: il primo
immagina delle regole diverse da quelle quotidiane e costruisce un mondo
coerente con queste regole, senza infrazioni o trasgressioni. Il secondo
si verifica invece quando qualcosa infrange le regole di funzionamento
di un mondo dato (ad esempio quando le biciclette dei bimbi amici di "E.T."
cominciano a volare ... ).
"Monsters & Co." non ha nemmeno un'epifania di questo tipo.
Sarebbe bastato, poniamo, immaginare che oltre la porta ci fosse un mondo
'fotorealistico', con la bimba interpretata da un'attrice in carne e ossa
invece che dall'ennesimo pupazzetto sintetico, per fare dell'universo
rappresentato dal film un mondo ibrido, costituzionalmente capace di meravigliare,
stupire e problematizzare la natura stessa delle immagini che lo significano.
Il fatto che invece anche al di là della porta ci sia un universo
visivamente omogeneo a quello che sta al di qua, priva il film di un potenziale
davvero straordinario. Ma anche così, con la raffinatezza delle
sue soluzioni figurative (si pensi anche solo alla sequenza mozzafiato
dell'inseguimento sulle porte appese a binari pensili ... ) e l'eleganza
delle sue metafore, "Monsters & Co." resta un'opera molto
più intelligente e stimolante della maggior parte dei film interpretati
da attori in carne e ossa di tutta la stagione.
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