PERFETTI
INNAMORATI (I)
La Libertà - Annalisa Gobbi - 16/02/02
Hollywood, con le sue stelle scintillanti e le immancabili nevrosi da
successo, è la terra ideale per concepire, consumare e resuscitare
un amore (apparentemente) perfetto. Lassù sulle dolci colline del
mito cinematografico, fra le mura di un teatro di posa o lungo le passerelle
della gloria, frotte di coppie da schermo si sono date in pasto al pubblico
ad uso e consumo delle majors, per lanciare i successi della stagione.
Romanzi da copertina indimenticabili che ora diventano, ironia della sorte,
l'esilarante soggetto di un film. Al debutto italiano, ovviamente benedetto
da San Valentino, I perfetti innamorati di Joe Roth si prendono il lusso
di far sorridere più che di far sognare i patiti del sentimentale.
Con un Billy Crystal smaliziato e pungente, una Catherine Zeta-Jones egocentrica
e superficiale sino al parossismo e nientedimeno che la "regina"
Julia Roberts nei panni della sorella "bruttina" e vessata,
non ci si può aspettare altro che una deliziosa, ironica rilettura
delle love story di celluloide. Nella frenetica cornice degli Studios
aleggia il fantasma di una coppia vincente e ormai spezzata: Eddy (John
Cusack) e Gwen (Catherine Zeta-Jones) erano i fidanzatini d'America, belli,
ricchi e vitaminizzati come in uno spot. Peccato che nella vita reale
siano giunti ai ferri corti e proprio alla vigilia dell'anteprima mondiale
del loro ultimo film. Pur di non mandare a monte l'appuntamento mondano
Lee Philips, il devoto press-agent senza scrupoli, trasporta i due contendenti
e relativo entourage nel cuore del Nevada e mette in scena la commedia
della rappacificazione con la complicità di Kiki, sorella remissiva
e tuttofare di Gwen. La vita però ha il dono di essere veramente
imprevedibile e, in piena euforia da simulazione pubblicitaria, riuscirà
a rimescolare le carte del cuore come in una trama ardita. L'aitante Eddy
ormai deluso dalla vita e la timida Kiki, schiacciata dalla fama e dalla
meschinità della sorella, impareranno a guardarsi con occhi nuovi
e si scopriranno perdutamente "cotti" l'uno dell'altra, alla
faccia di cronisti e produttori. Il film di Roth gioca con leggerezza
sulle strategie promozionali dell'industria hollywoodiana, irride le insulse
manie dei divi e fa il verso alle formule "rosa" riciclate ad
arte dagli spietati creatori di illusioni. Nessuna sorpresa dunque che
questi uomini di cinema "plastificati" non conoscano i classici,
curino solo gli esiti del botteghino e plasmino senza vergogna personaggi
privi di ogni spessore. Battute efficaci, protagonisti in vena e gustose
frecciate ai boss dello star-system, solo nel finale, invero un po' scontato,
la magia dello schermo restituisce al pubblico il dolce sapore del sentimento
puro. E gli innamorati (quelli veri) possono tirare un sospiro di sollievo.
PERFETTI
INNAMORATI (I)
L'Unità - Alberto Crespi - 15/02/02
Lee Philips, agente pubblicitario in quel di Hollywood, é in un
mare di guai: il film che deve lanciare é stato sequestrato dal
regista e i due divi protagonisti, Eddie Thomas e Gwen Harrison - partner
sullo schermo e nella vita - si sono appena piantati mandando a donne
di facili costumi la campagna promozionale. Lee deve rimetterli assieme.
Almeno per il tempo necessario a rilasciare le interviste di rito. Ma
non tutto - anzi, quasi nulla - andrà per il verso giusto... Satira
tinti originalissima su vizi e vezzi di Hollywood, I perfetti innamorati
non é, nonostante il titolo, un film da San Valentino. É
più una farsa che una love story, e d'altronde in America é
uscito a luglio 2001; il titolo era America's Sweethe- arts, i fidanzati
d'America, allusione a Mary Pickford e Douglas Fairbanks, e a tante altre
coppie dello schermo che hanno fatto sognare il pubblico con matrimoni,
talvolta, di facciata (pensate alle mille fidanzate appioppate al gay
Rock Hudson, o alla sapiente telenovela Cruise & Kidman). Billy Crystal,
che l'ha scritto e prodotto, regge il gioco in modo scoppiettante nella
prima parte, dove fa praticamente il "se stesso" che annualmente
presenta la cerimonia degli oscar. Ma quando prevale il sentimento, tutto
si ammoscia. John Cusack e Catherine Zeta Jones (i divi) recitano all'interno
del proprio cliché, Julia Roberts é cicciona (truccata)
solo in alcuni flash-back. Le spetta comunque il titolo di Miss Anoressia,
forse la battuta più perfida del film.
|