AMNÈSIA
Film TV - Emanuela Martini - 12/03/02
Amici di vecchia data, quelli che appartengono alla stessa tribù,
e padri e figli a Ibiza. "Vicinati" impensabili (poliziotti
e spacciatori, cineasti porno e parigine romantiche), complicità
istintive, incomprensioni croniche. Rinunce impigrite e sobbalzi avventurosi
(rivendere quattro chili di cocaina trovati per strada, fare da padre
al proprio nipotino senza padre), generazione zero e generazione ipocrita.
"Amnèsia", il nuovo film di Gabriele Salvatores, é
una commistione curiosa dei suoi "due cinema": il cinema di
isole e fughe mediterranee, di ormai cinquantenni che si sono solo un
po' imbolsiti e "sistemati", che hanno accantonato le utopie
ma non le hanno dimenticate; e il cinema dell'incubo scomodo e battente,
che scompagina la narrazione sul ritmo e sulle durezze degli incomprensibili
ventenni. Un incontro a tratti faticoso, dove la linearità della
prima parte si spezza in un piglio narrativo alla Tarantino che rischia
di ammorbidire piuttosto che accentuare i contrasti. Gli anziani sono
incasinati e irrisolti; i giovani sono irritanti e sgradevoli: ma forse
é racchiuso proprio in questa sgradevolezza il senso più
inquieto del film. Salvatores, almeno, é un autore che continua
a interrogarsi sui percorsi e sulle "eredità" umane.
AMNÈSIA
Il Corriere della Sera - Maurizio Porro - 09/03/02
Prendi uno e paghi tre, il destino suona sempre due volte. Il divertente,
intelligente film di Salvatores Amnèsia (ma anche amnesìa,
dei valori, della famiglia), girato con maestrìa, vive nell'incastro
temporale di storie che si ripetono pirandellianamente, su tre sgangherati
gruppi di famiglia in un esterno, quello di Ibiza, sempre Mediterraneo,
rifugio di discotecari coatti, fricchettoni e di quei ragazzi, oggi ammaccati,
del Marrakech express. Se la sceneggiatura ogni tanto ha buchi e stereotipi,
la tecnica è la star: il medium finalmente è il messaggio,
la realtà vive nel puzzle del cinema. Il gioco della dark comedy
(c'è perfino l'eclisse) è più convincente quando
parla di segreti e bugie di ciascuno - il papà pornografo da piano
sequenza con figlia all'oscuro, il trafficante che trova una valigia con
4 chili di coca, il capo della polizia che se la fa con un cubista - che
non quando arriva alla resa finale. In cui si tiene conto, oltre che di
Kurosawa, Tarantino, Kubrick, anche del teatro di Salvatores, dato che
il film è davvero un trapianto dei temi preferiti del regista,
che a volte eccede in didascalie devianti modaiole (di culto la tortura
della fellatio con piercing). Ma dentro, suddivisa in vari spazi con la
tecnica dello split screen, così il pubblico sceglie, gira l'aria
scanzonata della malinconia goliardica con lieto fine di gruppo: Abatantuono
al meglio, Rubini inguaia tutti con un sorriso, attori spagnoli bravissimi,
Bebo Storti è impagabile, la Stella migliorerà presto e
la colonna sonora si festeggia da sola.
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