Trama:
François è un antiquario di successo che frequenta tanta gente e ha un'agenda piena di impegni e di contatti. Tuttavia, nel giorno del suo compleanno, François è costretto ad accettare una realtà spiacevole: quelli che lo circondano sono semplicemente dei conoscenti o individui incontrati per motivi di lavoro ma lui non ha neppure un amico. A renderlo consapevole della sua solitudine è Catherine, la sua socia, che gli lancia anche una sfida: trovare in dieci giorni un vero amico. Per riuscire nell'impresa, François decide di contattare alcune vecchie conoscenze e perlustra Parigi a bordo di un taxi. Ben presto si rende conto che l'unica persona in grado di aiutarlo a vincere la scommessa con Catherine potrebbe essere proprio l'autista del taxi, Bruno. Ecco allora che tenta in tutti i modi di convincerlo a diventare il suo migliore amico.
Critica:
"Una scommessa con emozioni sincere. Ce la propone uno degli autori migliori del cinema francese di oggi, Patrice Leconte, dopo i successi di 'Confidenze troppo intime', dell''Uomo del treno', di 'Ridicule' e del 'Marito della parrucchiera'. Il testo lo ha scritto con Jerôme Tonnerre, autore, per Claude Sautet, di 'Un cuore in inverno' e già al fianco di Leconte per 'Confidenze troppo intime'. Il tono, appunto, è quello, almeno in apparenza, della commedia, su temi noti come la scommessa, il conseguente disappunto, la conclusione ottimistica. I modi, però, con cui la regia lo ha risolto tendono programmaticamente a snodi così umani e seri che, in più punti, arrivano a commuovere; con intensità. Sia nel disegno dei due protagonisti, François arido e quasi cinico, senza mai aperture, Brunò sempre estroverso, pronto a voler bene a tutti, anche ai clienti sconosciuti che salgono sul suo taxi, e con il vezzo di accumulare nozioni a non finire per potere un giorno partecipare a un quiz televisivo, sua aspirazione massima. Dando però abili spazi attorno ai diversi ambienti che li accolgono e a figure di secondo piano solo accennate, forse, ma dai tratti coloriti. In cifre in cui il calore, pur tra gli spunti ironici, finisce sempre per prevalere. Per merito anche di due interpreti di vaglia. François, infatti, è addirittura Daniel Auteuil, misurato e fine come al solito, Brunò è Dany Boon, noto soprattutto in teatro, ma con accetti e mimiche di effetto sicuro. Un duetto come spesso, negli anni, ci ha regalato il cinema francese." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 8 dicembre 2006)
"Su Daniel Auteuil è facile essere d'accordo: un virtuoso della sfumatura, un mago dell'attimo fuggente. Sulla commedia in agrodolce alla francese i pareri sono, invece, discordi perché la miniatura tragicomica spesso vi convive con una certa approssimazione narrativa. Nel caso de 'Il mio migliore amico' il super-attore nato ad Algeri prende decisamente in mano le redini del plot e, pur dando spazio al novizio partner Dany Boon, assume con successo su di sé il peso dei temi, dei ritmi e degli scopi del film; mentre il regista Patrice Leconte ('Il marito della parrucchiera', 'Ridicule', 'L'uomo del treno') si muove in scioltezza tra gli alti e bassi che caratterizzano il suo stile. (...) Facendo convergere la suspense del film in quella della trasmissione 'Qui veut gagner des millions?' (stesso format della nostrana trasmissione condotta da Gerry Scotti), Leconte rischia di sminuire gli impegnativi aforismi sull'amicizia sparsi con garbo nelle pieghe del duplice percorso esistenziale. Ma Auteuil e Boon sono così bravi da rendere intimo il pretesto mediatico e commovente l'esile sorriso di speranza aperto sul finale." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 9 dicembre 2006)