regia:
Marco Tullio Giordana
Luigi Lo Cascio, Paolo Briguglia, Lucia Sardo, Luigi Maria Burruano
anno:
2000
Il film presentato al Festival di Venezia 2000, è stato accolto dalla critica e dal pubblico con ben 12 minuti di applausi, ad indicare il profondo coinvolgimento che Marco Tullio Giordana e i suoi attori, ancora sconosciuti sugli schermi, hanno saputo creare in memoria di un uomo e della sua generazione.
La storia di Giuseppe Impastato, detto Peppino, raccontata sulla base di documenti e di ricordi, una ricostruzione di un periodo e di una generazione che aveva tanta voglia di costruire qualcosa di nuovo, qualcosa di vero. Peppino impastato viveva in un paesino siciliano, era nato a Cinisi, in provincia di Palermo, nel 1948 di famiglia invischiata nella mafia. Fin da piccolo si rende conto che qualcosa non era chiaro nelle riunioni di famiglia e nelle morti delle persone che conosceva. La manifestazione del suo punto di vista e il disprezzo per l'atteggiamento del padre, troppo solidale con la "Famiglia", coincidono con quel periodo travagliato e pieno di ideali che i giovani vivono negli anni '60-'70. La sua voglia di cambiare e la sua partecipazione alle attività della Nuova Sinistra lo portano ad avviare un'attività politico-culturale antimafiosa: conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione dell'aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, costituisce il gruppo "Musica e cultura", e nel 1976 fonda "Radio Aut", radio privata autofinanziata, con cui denuncia quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi.
Il suo programma si chiamava "Onda Pazza", dove con parole arrabbiate e ironiche sfida quel potere così "normale" per suo padre, ed è in una delle sue dirette che il boss Gaetano Badalamenti, che abitava a "cento passi" da casa sua, diventa "Tano seduto".
Peppino muore tragicamente lo stesso giorno di Aldo Moro, il 9 Maggio del 1978, il giorno prima delle elezioni comunali alle quali si era candidato. Gli elettori di Cinisi votano il suo nome, eleggendolo nel Consiglio comunale.
Tullio Maria Giordana, regista e co-sceneggiatore di questa pellicola, nonostante i fatti e l'ambientazione, non ha però voluto girare un film politico o sulla mafia. Il suo intento è stato quello di fare una panoramica sugli ideali e suo sogni di un gruppo di giovani, che ha voluto guardare avanti e cercare di cambiare un mondo che sembrava irreale per come era falso, ma così reale da lasciare il segno. Al di là della questione giudiziaria ancora aperta sulla sua morte, (che avevano tentato di far passare per suicidio), di Peppino Impastato rimane sicuramente il suo voler cambiare pagina e andare contro gli ideali di gruppo, di qualsiasi schieramento siano, il voler insistentemente credere e lottare per cambiare ciò che c'era di marcio attorno a lui e il suo coraggio. Un anno dopo la sua morte il Centro siciliano di documentazione, intitolato nel 1980 a Giuseppe Impastato, organizza la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d'Italia, cui parteciparono duemila persone provenienti da tutto il Paese.