regia:
Deepa Mehta
Lisa Ray, Seema Biswas, Kulbhushan Kharbanda, Waheeda Rehman, Raghuvir Yadav, Vinay Pathak, Rishma Malik (114')
anno:
2005
India 1938. Chuya, una delle tante "spose bambine" (che si trovano sposate ma mai hanno conosciuto il coniuge) apprende che il marito è deceduto. I genitori le rasano il capo e la conducono in una "casa delle vedove" dove, secondo la religione indù, dovrà passare il resto dei suoi giorni. Qui condividerà il triste destino di donne considerate impure e costrette alla prostituzione. In un quadro apparentemente senza uscita, la testimonianza di Gandhi illumina una speranza di cambiamento. Film intenso, con ritmo coinvolgente che alterna scene corali di grande impatto, parti più dilatate e poetiche, inquadrature ravvicinate parziali e drammatiche. Ricco di colore, dell'intrecciarsi dei toni caldi e freddi, con frequenti richiami simbolici, WATER trae da questi ultimi una forza emotiva che va ben oltre la denuncia per la situazione vedovile che una iscrizione finale ci rivela non molto cambiata dagli anni '30. L'intera vicenda si snoda lungo il grande fiume sacro, tra abluzioni giornaliere e i tanti rituali religiosi. Il fiume è quasi un personaggio: tra le sue sponde le giovani vedove vengono traghettate da un eunuco verso le dimore dei ricchi indiani ai quali sono costrette a concedersi per sopravvivere. Luogo di apparente purezza, quindi, il fiume diviene il sentiero per il peggiore sfruttamento. L'ossessione per la purificazione da colpe mai commesse che accompagna tutte le protagoniste del film è richiamato proprio dall'elemento dell'acqua (del titolo) presente in quasi tutte le scene - spesso anche associato a quello del fuoco - tranne che nel finale, in cui le protagoniste tenteranno un cambiamento. Il rapporto tra fede e primato della coscienza è l'interrogativo centrale della pellicola, che ci lascia con un insistito camera look, toccante interpellazione allo spettatore.