regia:
Pasquale Scimeca
Anna Bonaiuto, Leonardo Cesare, Toni Bertarelli, Marcello Mazzarella, Giordana Moscati, Franco Scaldati, Vincenzo Albanese. (110’)
anno:
2005
1492: Isabella di Castiglia espelle ebrei e musulmani dalla Spagna. Un giovane ebreo, costretto alla fuga con la sua famiglia approda in Sicilia ove viene coinvolto in una sacra rappresentazione della Passione. La sua identificazione con il Cristo è tale da convincere le autorità religiose e civili a sopprimerlo sulla scena. Una storia, la Storia (intesa come memoria) e l’attualità del discorso sotteso alla rappresentazione cinematografica. Ma anche realtà e rappresentazione della stessa. Pasquale Scimeca, classe 1956 (Il giorno di San Sebastiano; Placido Rizzotto; Gli indesiderabili) punta in alto, torna per la terza volta a Venezia – sotto l’egida protettrice delle “Giornate degli Autori” e realizza una sceneggiatura intrigante in collaborazione con Nennella Bonaiuto da cui trae un film emozionante ma un po’ discontinuo, giocato com’è in tre distinti momenti narrativi caratterizzati da altrettanti registri. Nella prima parte il dramma dell’espulsione di giudei e musulmani da un paese che fino a poco tempo prima aveva convissuto quasi pacificamente con culture diverse, viene evocato dal viaggio di Giosuè e di sua madre attraverso i Pirenei e il mare fino alla Sicilia. A questo punto la focale si stringe sulla figura del protagonista, sulla sua semplice ed ecumenica vocazione religiosa. La terza, quella di impatto più drammatico che vede, cioè, lo svolgersi della Passione vera e propria, abilmente giocato sulla tempesta emotiva evocata dal contrasto finzione/realtà. Malgrado una sorta di artigianale incostanza il film propone una riflessione sulle tre religioni monoteiste e sulle tante “guerre di religione”. Buono il lavoro su scene e costumi; molto suggestiva la colonna sonora, con le musiche di Miriam Meghnagi.