Mentre il Paese si avvia a diventare uno Stato Islamico (siamo in Pakistan, nel 1979), la vita della quarantenne Ayesha viene sconvolta quando il figlio diciottenne Saleem, trascurando famiglia e sentimenti, si lega sempre più ad un gruppo fondamentalista. Sabiha Sumar, classe 1961, nata a Karachi e formatasi cinematograficamente a New York, utilizza un impianto narrativo solido e, per taluni, prevedibile, per dipingere con i toni forti del drammatico realismo, sfumati, a tratti con pennellate bollywoodiane, la storia poco nota al pubblico occidentale di quello che accadde alle donne indiane dopo l’arrivo dei musulmani in Pakistan. • Pardo d’Oro per la Miglior Interpretazione Femminile a Kiron Kher al 56° Festival di Locarno (2003)