Saimir, sedici anni, emigrato albanese. Il padre gestisce loschi traffici di clandestini e giovani ragazze dall’est da avviare alla prostituzione. La punizione inferta al ragazzo per un atto di ribellione porterà ad esiti inaspettati. Il giovane Francesco Munzi, qui alla sua prima prova, racconta con toni rarefatti sottolineati da una fotografia fredda e straniante, una storia attuale e verosimile, paradigma di un presente caratterizzato da tensioni sociali ed in-evitabili scontri razziali. Le questioni etiche e morali sono trattate in maniera consapevole, senza scadere nel facile dogmatismo. • Menzione del Premio De Laurentis per la Migliore Opera Prima alla 61° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (2004)
Il sedicenne Saimir, albanese, vive sul lungomare di Ostia insieme al padre che, di notte, lo porta con sé sul mare Adriatico: qui mette a disposizione il proprio furgone per raccogliere i clandestini e portarli nella zona di Roma. Saimir disapprova questo 'mestiere' del padre, e più volte litiga con lui. Una notte sul camion viene fatta salire una ragazza quindicenne da avviare alla prostituzione. Il genitore dapprima cerca di rifiutare ma poi accetta anche questo 'carico'. Saimir invece non si rassegna e quando vede la ragazza coperta di lividi, decide che é il momento di agire. Va dai carabinieri e rivela tutto. In manette, oltre ai ricettatori, finisce anche il padre che passa imprecando davanti al figlio addolorato ma non pentito.