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TOKYO GODFATHERS

regia: SATOSHI KON E SHOGO FURUYA

anno: 2003


Trama
Si avvicina il Natale in una Tokyo innevata. Tre senzatetto, Gin, ex allenatore di ciclisti professionisti, il travestito Hana e la giovane Miiyuki, rovistando nei cassonetti del quartiere di Shinjuku, sentono un pianto diperato. La Notte Santa è testimone di un evento straordinario: i tre amici trovano uno splendido neonato. Gin propone di andare immediatamente dalla polizia per denunciare l'accaduto, mentre Hana sogna di tenerlo con loro e in cuor suo ha già trovato un nome al piccolo: Kiyoko. I soli indizi che possono ricollegare il neonato alla sua famiglia d’origine sono il biglietto di un bar e qualche foto; i tre senzatetto decidono comunque di mettersi sulle tracce dei genitori del bambino e si gettano in una turbinosa avventura in giro per la città. Ma per consegnare il piccolo al suo futuro, dovranno affrontare i fantasmi del loro passato...

Critica
"Ancora una scoperta: Kon Satoshi, animatore giapponese, creatore di questa sorprendente favola per adulti (non portateci i bambini!) che ricorda Almodovar e invece è il remake di un anomalo western di John Ford (per qualcuno uno dei suoi migliori in assoluto, e scusate se è poco). La differenza fondamentale tra 'Tokyo Godfathers' di Satoshi e i 'Three Godfathers' di Ford ('In nome di Dio', 1948) è naturalmente la tecnica. (...) Vedere per credere, la matita di Satoshi è un prodigio di inventiva. Come tutto in questo mélo comico che mescola generi e culture (ci sono anche haiku a bordo schermo) sullo sfondo di una Tokyo iperrealistica. E chiude sull'Inno alla Gioia di Beethoven in salsa techno. Più bizzarri di così..." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 4 febbraio 2005)

"'Tokyo Godfathers' è uno dei migliori cartoon giapponesi. Lo dirige con meticolosa precisione Satoshi Kon, che porta questo genere oltre i confini del disegno animato. Racconta, sulla scorta del Ford di 'In nome di Dio', la strana e ambigua alleanza tra un derelitto senza tetto, una ragazzina in fuga e un transessuale con vocazione materna che trovano una neonata nella spazzatura. (…) Beffa finale e guest star l'Inno alla gioia di Beethoven. Una sorpresa." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 5 febbraio 2005)

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