regia:
Jonathan Demme
Jonathan Demme, Peter Saraf, Bevin McNamara (90').
anno:
2003
Jean Dominique è un agronomo haitiano passato al giornalismo e all’attivismo politico, a favore dei diritti umani e civili del suo popolo, spesso dimenticato dalle cronache ufficiali dell’Occidente. La sua vita e il suo lavoro vengono ripresi in un originale documento, interrotto – a lavoro iniziato – nell’aprile del 2000, quando l’uomo è stato assassinato presso la sua emittente radiofonica. Il film è stato presentato in “bozza” nell’edizione del 2003, la 59a della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, e completato nei primi mesi dell’anno successivo, quando, grazie a una maggiore attenzione da parte del mercato cinematografico verso i documentari e i docu-film, è riuscito ad ottenere una distribuzione (peraltro pochissimo pubblicizzata). Perché un documentario in una rassegna d’essai? Intanto dietro la macchina da presa c’è Jonathan Demme (due Premi Oscar: Miglior Film e Miglior Regia più un Orso d’Argento per Il silenzio degli innocenti; due Oscar: Miglior Attore – Tom Hanks – e Miglior Canzone Originale – Bruce Springsteen – per Philadelphia), critico cinematografico, cineasta, videomaker, documentarista, fondatore della Filmakers United Against Apartheid; una personalità e una professionalità rigorose e mai banali. Poi c’è la Storia, quella di Jean Dominique e quella del popolo di Haiti, la convulsa ex colonia francese dalla turbolenta politica interna, che l’ha vista passare sotto una serie di tragiche dittature. La pellicola segue con onesta sincerità – grazie ad una serie di interviste originali e riprese originali in loco – la parabola dell’agronomo-giornalista haitiano, dalla sua giovinezza e formazione, all’esilio politico negli States, fino al ritorno ad Haiti e al suo omicidio. Un documento garbato e mai sopra le righe, per conoscere e meditarci su.
