Trama Lolita, infelice e sovrappeso, desidera un po' d'attenzione da parte del padre Etienne, uno scrittore famoso ed egocentrico, sposato con una coetanea della figlia. Pierre si crede uno scrittore fallito, mentre Sylvia, sua moglie, insegnante di canto alquanto frustrata, lo stima profondamente ma non stima se stessa e nemmeno la sua allieva Lolita...
Critica "'Comme une image' assomiglia a 'La niña santa' perché è un altro film di gruppo incentrato sulle amorose smanie di una giovane in crisi. Marilou Berry, grassottella e infelice, si sente trascurata dal padre Jean-Pierre Bacri onnipotente dittatore letterario dal quale tutti finiscono per dipendere, inclusa la maestra di canto Agnès Jaoui con il marito scrittore Laurent Grevill. In chiave di ironica assoluzione dei personaggi in commedia, il film scherza con i fanti e con i santi; e soprattutto col santone Bacri, di cui il magnifico interprete (coautore del copione e marito della regista) fa una sottile e ambigua creazione personale." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 17 maggio 2004)
"Il Woody Allen d'Europa si chiama Agnès Jaoui, l'attrice e sceneggiatrice francese baciata dalla grazia che dopo aver scritto diversi film per Alain Resnais, è passata alla regia con 'Il gusto degli altri' e ora è in concorso a Cannes con 'Comme une image' (in Italia 'Così fan tutti'). Se la paragoniamo ad Allen, avvenenza a parte, non è solo perché come lui è un personaggio-orchestra, ma perché ha il suo stesso gusto per il teatro e vede nella rappresentazione la misura di ogni cosa. Passioni e debolezze, rapporti d'amore o rapporti di potere - gli uni naturalmente non escludono gli altri - il mondo è un palcoscenico, e il palcoscenico è la lente più potente che l'uomo abbia inventato per guardarsi dentro. Non è una novità, ma nuovi sono il garbo, la finezza e insieme la fermezza con cui la Jaoui applica questo principio. (...) Tra caffè parigini e weekend in campagna, case editrici e sedicenti programmi culturali in tv, la Jaoui allestisce un girotondo di disillusioni che da Woody Allen può riportarci fino a Cechov. Perché ogni ambiente esplorato, ogni minima cellula sociale è un palcoscenico su cui va in scena l'eterno gioco del potere. Comicamente, certo, ma non solo. E con tanta più forza quanto più è inserito in un mondo ancora dotato di regole rigide e strutture precise. Come possono essere Parigi o New York, poniamo, ma non Roma." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 maggio 2004)
"Satira, caricatura ma anche scoperte polemiche. Con una galleria di personaggi evocata con piglio forte e colorato, mentre la regia li fa muovere quasi in un vortice di incomprensione, di cattiverie. Solo addolcito dalla musica classica che accompagna gli studi di Lolita. Tutti da lodare gli interpreti, dalle stessa Agnées Jaoui, che è Sylvia, a Jean Pierre Bacri che è l'odiosissimo Pierre." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 29 ottobre 2004)
"Film intelligente, interessante e sensibile, con una protagonista molto brava, Marilou Berry." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 29 ottobre 2004)
"Gli intenditori hanno già apprezzato 'Il gusto degli altri', primo film da regista dell'attrice e sceneggiatrice Agnès Jaoui. Può darsi che la cerchia si allarghi per 'Così fan tutti' ('Comme une image'), scritto assieme al marito attore Jean-Pierre Bacri e non meno intelligente, anche se più serioso e programmatico. (...) Il versante più didascalico e quindi meno interessante di 'Così fan tutti' insiste sulla discriminazione di Lolita, torturata dal confronto con la giovane e bella compagna del padre e si compiace della sincerità del ragazzo nordafricano, antitetica alla dittatura dell'immagine richiesta dalle regole sociali. Quello più riuscito riguarda la descrizione dei riti inquinati dall'interesse e dal sospetto della compagnia di giro mondana; i dialoghi un po' alla Resnais un po' alla Woody Allen; la consueta bravura degli interpreti di scuola nazionale e, infine, lo scenario tout Paris che si finisce con l'amare mentre lo si detesta cordialmente." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 6 novembre 2004)
"'Così fan tutti' è un'opera adulta, parte del teatro di parola, e senza parole affogherebbe, la regia è al loro servizio senza invenzione rispetto ai grandi del cinema di ieri; ma la parola non è gratuita, definisce gli ambienti, precisa i personaggi. (...) Non si ambisce all'arte ma all'intrattenimento, però si dice che l'arte è anche un modo di sostenere e sublimare la nostra miseria. La trama intessuta riguarda stavolta ambienti letterari e musicali in una Parigi molto controllata e seriosa, un po' spocchiosa, molto malinconica, senza nessun guizzo di possibili liberazioni. Ne escono peggio, giustamente, gli uomini, e le due figure di scrittori appartengono alla logica del successo, potrebbero anche essere italiani." (Goffredo Fofi, 'Panorama', 11 novembre 2004)
PREMIO PER LA SCENEGGIATURA AL 57MO FESTIVAL DI CANNES (2004) AD AGNES JAOUI E JEAN-PIERRE BACRI
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