regia:
Michael Mayer
Colin Farrell, Robin Wright Penn, Sissy Spacek, Dallas Roberts
anno:
2004
Sulla falsariga di una vicenda che ci fa seguire dall’adolescenza all’età adulta, tra i primi anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, l’amicizia di due ragazzi con qualche incertezza d’identità sessuale, Una casa alla fine del mondo parla di sentimenti, della necessità di certezze affettive stabili, della possibilità, forse utopica, di una famiglia allargata. Come quella formata nella seconda parte da Bobby e Jonathan, che, cresciuti a Cleveland, si reincontrano dopo qualche anno di lontananza a New York, dando vita, insieme alla bizzarra Claire che con Bobby metterà al mondo un figlio, a un singolare “ménage à trois” dall’epilogo incerto. All’esordio nel cinema, il regista teatrale Michael Mayer punta molto sulla bravura dei suoi attori: da Dallas Roberts e Colin Farrell, che interpretano i due ragazzi da adulti, a Sissy Spacek e Robin Wright Penn, molto convincenti nel ruolo rispettivamente della comprensiva ma frustrata madre di Jonathan e in quello di Claire, divorziata da un marito drogato e manesco che cerca di realizzare comunque il suo desiderio di maternità. Per il resto, il film va avanti senza particolari colpi d’ala, pur trattando con garbo e delicatezza i non facili temi della sceneggiatura che Michael Cunningham - premio Pulitzer nel 1999 per The Hours, portato sullo schermo nel 2002 da Stephen Daldry - ha tratto dal suo romanzo omonimo.