regia:
Michael Mann
Tom Cruise, Jamie Foxx, Jada Pinkett Smith (120’)
anno:
2004
Girato in digitale, il film sfugge all’estetica adrenalinica dell’action movie per approdare felicemente alle sponde del noir di riflessione. L’incontro-scontro tra i due personaggi principali, il routinario taxista Max (Foxx) e il cinico killer Vincent (Cruise), si configura come un disegno del destino che avvolge e gradualmente strangola entrambi: un’ennesima magistrale variante sul topos del conflitto, molto caro a Michael Mann - regista di “Heat”, “Insider” e de “L’ultimo dei Mohicani”. Sullo sfondo una Los Angeles inedita, glaciale e impenetrabile, in cui i coyotes scendono in città come i killer, ma sanno di non essere nel proprio habitat (metafora che si costruisce in una breve scena solo apparentemente casuale). Un habitat che anche l’autista-sognatore dovrà cambiare (non a caso il plot si chiude in metropolitana) per trovare un’epilogo che, dal tramonto all’alba, in un'unità narrativa degna del miglior cinema classico, annuncia molte trasformazioni. Un ultimo cenno lo merita la musica. Quella della colonna sonora, ma soprattutto il continuo riferimento nei dialoghi al jazz, in analogia allo stile di Vincent, che uccide improvvisando, seguendo il flusso, al contrario di Maxx che pianifica ogni sua mossa.