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ORO ROSSO

regia: JAFAR PANAHI
HUSSAIN EMADEDDIN (HUSSEIN); KAMYAR SHEISI (ALI); AZITA RAYEJI (SPOSA); SHAHRAM VAZIRI (GIOIELLIERE)
anno: 2003


Trama: Teheran, una gioielleria dei quartieri alti: Hussein, insieme al suo amico Ali, fratello della sua fidanzata, tentano di ritirare dalla gioielleria una preziosa collana, grazie a una ricevuta contenuta in una borsa trovata per strada. A causa del loro aspetto miserevole gli viene proibito d’entrare nel negozio. Dopo aver indossato abiti più eleganti, ritentano inutilmente d’accedere al negozio. Arrabbiato e umiliato, Hussein, dopo aver trascorso l'ennesima serata a consegnare pizze con la sua moto nei quartieri ricchi della città, compie il gesto estremo...

Critica
"Presentato lo scorso anno nella sezione Un Certain Regard, 'Oro rosso' conferma l'indubbio talento del cineasta iraniano e il magistero di Abbas Kiarostami, che ha sceneggiato il film ispirandosi a un fatto di cronaca, nel rispecchiare sempre nuovi aspetti della realtà del suo paese. (...) Recitato da non professionisti, ben girato e modernissimo nei dialoghi, 'Oro rosso' ci introduce in un universo islamico molto più complesso di come lo immaginiamo; e facendo emergere dinamiche umane e sociali simili alle nostre, in un momento tanto delicato dei rapporti fra mondo cristiano e mussulmano aiuta a capire." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 30 maggio 2004)

"Il regista Jafar Panahi ha poco più di quarant'anni ed è carico di onori. Caméra d'or (per la migliore opera prima) a Cannes nel '95 con 'Il palloncino bianco', Pardo d'oro a Locarno nel '96 con 'Lo specchio', Leone d'oro a Venezia nel 2000 con 'Il cerchio'. Questo è il suo quarto film. La sua scuola è quella del maestro iraniano Abbas Kiarostami, dietro cui fa capolino la scuola neorealista italiana, che qui ha scritto la sceneggiatura. (...) Piccole essenziali pennellate, una 'lentezza' di narrazione che non è sinonimo di calo di tensione, di superfluo, al contrario. L'idea. Suggerita in un lampo, di una società che malgrado precetti e restrizioni non ha abolito il baratro tra folle diseredate e privilegiati". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 11 giugno 2004)

Note: PREMIO DELLA GIURIA AL FESTIVAL DI CANNES 2003 NELLA SEZIONE "UN CERTAIN REGARD".

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