Enzo, diciotto anni, un ragazzo come tanti del quartiere di Secondigliano a Napoli. Quando muore il padre si ritrova sulle spalle il carico della famiglia. Abbandonata in tempo la facile scelta della delinquenza, la sua determinazione lo porta alla carriera militare … Dopo il felice esordio del 2001 con Tornando a casa (Premio come Miglior Film della Settimana internazionale della Critica, Venezia 2001, Miglior Film al Festival di Velencia e vari altri riconoscimenti europei), Vincenzo Marra torna al grande schermo dopo una felicissima parentesi legata la documentario. Il risultato è una mesta e disincantata ballata in tono minore sull’impossibilità di cambiare, malgrado gli sforzi, il proprio destino e le proprie condizioni sociali. Senza eccedere in estetismi e ricercatezze formali, anzi optando per una scelta minimale, Marra imbastisce una forte denuncia della povertà culturale, dell’assenza dei valori sociali e civili, dell’assenza dello Stato e delle sue appendici nelle periferie del Sud. La macchina da presa segue con accorata distanza la Via Crucis senza speranza del giovane protagonista (l’esordiente non-professionista, ma ugualmente azzeccatoVincenzo Pacilli), mentre la fotografia scarna di Mario Amura (altro documentarista) e la musicalità intensa di Ketil Bjornstad si adattano alla cifra essenziale, quasi dimessa, dell’autore napoletano. Forse manca di uno slancio narrativo che meglio prepari al disarmante finale, ma che lezione ai tanti piagnoni da fiction di prima serata coi loro primi piani e campi medi, violinacci e lacrimucce...
• Menzione Speciale della Giuria “Venezia Orizzonti”
Critica: "Dopo il premiatissimo 'Tornando a casa' con le sue storie di mare, Vincenzo Marra fa il bis, dimostrando con 'Vento di terra' che il suo è un talento di cinema naturale. (...) L'obbligato eroe è un nipotino del Rocco di Visconti, ma Marra colpisce con un toccante e semplice documento di vita, che termina accusando lo scandalo dell'uranio impoverito, causa di malattia negli eserciti. La storia, anonima, semplice e giusta nell'essenza, ha una forza morale che porta lontano, si riferisce al dolore della migrazione. Marra ha una gran voglia di raccontare, pur con pochi mezzi e dosa gli sguardi e i silenzi con riferimenti precisi alla poetica del neo realismo. Vuole testimoniare le priorità degli esseri umani al di là delle mode e dei bisogni fittizi. Parla perciò, clamorosamente fuori tendenza, di bisogni e sentimenti primari, senza far morale: ci pensano le immagini e l'espressività di un cast tutto particolare e il pubblico deve volergli bene." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 6 settembre 2004)
"Per raccontare il bellissimo 'Vento di terra' (...) viene spontaneo usare termini sociologici mentre in realtà si dovrebbe parlare solo di cinema. Della densità miracolosa delle luci di Mario Amura; delle ellissi sapientemente orchestrate al montaggio da Luca Benedetti (mai un fotogramma di troppo, tocca a noi riempire i vuoti); della sicurezza con cui Vincenzo Marra, classe 1972, al secondo film, mescola attori e non attori, ricreando quel senso (tragico) di innocenza e di semplicità così difficile da ottenere su uno schermo; dell'accortezza con cui non sovrappone mai uno sguardo esterno al microcosmo del protagonista, sospendendo l'intero film al suo punto di vista. Il punto di vista di chi è fragile e minacciato per definizione proprio perché assolutamente solo. Fino al finale, meno risolto proprio perché catapulta di colpo quella figura invisibile sul proscenio della Storia. Senza peraltro pregiudicare uno dei lavori più rigorosi e toccanti di questi anni." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 settembre 2004)
"Il nuovo corso realista del cinema italiano fa un bel salto in alto con l'opera seconda del talentuoso napoletano Vincenzo Marra, già autore del premiatissimo 'Ritorno a casa'. (...) Un film che documenta con occhio lucido (anche di pianto) e impietoso non solo la realtà sociale, ma le sensazioni, i dubbi e i sentimenti, impastato di sguardi e di silenzi, necessario come una legge morale. E insieme è un racconto pieno di imprevisti e probabilità psicologiche, molto ben reso da attori non tutti professionisti tra cui l'eroe-non eroe Vincenzo Pacilli, Edoardo Melone, Giovanna Ribera, Francesco Giuffrida, un'orchestra di gente molto ben sintonizzata nelle sfortune della vita. Tutto senza retorica, senza pietismi né moralismi: Marra guarda avanti con uno stile rigoroso che riflette un pensiero rigoroso, come dice senza paracadute. Il tutto, fra troppi furbi, ai limiti di una benvenuta, sacrilega e sacrosanta ingenuità che riscatta il cinema vero dalla fiction." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 18 settembre 2004)
Note: FILM REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI. - PREMIATO COME MIGLIOR FILM DELLA SEZIONE "ORIZZONTI" ALLA 61MA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA (2004).