Sulla riviera adriatica di Pescara, durante una torrida estate si incrociano le storie di cinque personaggi, due adulti e tre giovani: le loro speranze, le loro paure, i fallimenti, le aspettative… Desideri e difficoltà di essere liberi… Gianluca Maria Tavarelli, regista e sceneggiatore, alle spalle vari cortometraggi – fra cui il pluripremiato Dimmi qualcosa di te (1989), esordisce nel lungometraggio con "Portami via" (1994) cui fa seguito nel 1999 "Un amore". Autore un poco discontinuo, a cui la critica non perdona certe manchevolezze di forma pur lodandone le felici intuizioni. Come in quest’ultima pellicola, "Liberi", ove, partendo da una serie di stimoli diversissimi, sembra concentrarsi sul rapporto padre-figlio (interessante il ribaltamento dei ruoli) per scartare, allargando la visuale, su una storia d’amore e, infine, riflettere sulla complessità e le difficoltà della vita. Tavarelli ama i suoi personaggi, li segue perennemente, anche i minori; e forse uno dei suoi difetti sta proprio qui, nell’eccessivo didascalismo che lo spinge continuamente ad aprire e chiudere parentesi, a discapito di una linea drammatica e narrativa ben precisa. Anche nella scelta del genere preferisce optare per un andamento “ondivago” fra commedia e dramma. Eppure lo slancio emotivo c’è, gli interpreti sono bravi e credibili, il lavoro alla macchina da presa discreto… Scevro da convenzioni e condizionamenti, Tavarelli è un perfetto controcorrente, un sognatore, un osservatore stupito e innamorato dell’oggetto del suo sguardo; che sia questa la strada per essere veramente liberi?
Trama In una calda estate sulla riviera abruzzese di Pescara, si incontrano (e scontrano) le vite, le speranze ed i sogni di uomini e donne che hanno vissuto o che hanno una vita intera ancora da vivere. Cenzo è un ex operaio che, dopo il fallimento dell'azienda dove lavorava, è tornato a Bussi, il suo paese natale. Suo figlio Vince, 20 anni, invece ha voglia di andare via dalla routine del paese. L'esatto contrario della ragazza Elena, che invece ha voglia di sposarsi, di una casa, di figli e di restare lì dove è sempre stata. A Pescara vive la cameriera Genny, anche lei ventenne, anche lei con la voglia di avventura addosso. Solo che ogni volta che sale su un treno o su un qualsiasi mezzo di trasporto, viene travolta da crisi di panico. Sua madre Anita fa la cuoca nello stesso ristorante della figlia. Entrambe sono “stagionali”: l'estate da una parte, l'inverno da un'altra.
Critica "'Liberi' è il quarto lungo di Gianluca Maria Tavarelli, regista gentile che ha il terribile difetto di riempire i suoi film di tanti colori e umori. Non si accontenta di chiudere sui due protagonisti perché ama anche chi ha una sola battuta. Non riesce a rimanere nei confini di una parabola padre-figlio perché vuole raccontare anche una storia d'amore. E che storia d'amore. Tavarelli è fatto così. A volte perde di vista il centro del racconto, più spesso però raggiunge il suo scopo: raccontare la complessità della vita piuttosto che spiegarla. E' un cinema mai scontato, mai manicheo. Accolto con freddezza a Venezia nella sezione Controcorrente. Ma speriamo che Tavarelli vada avanti così. Libero". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 19 settembre 2003)
"Benché tinto di commedia, 'Liberi' è incentrato soprattutto sul nucleo drammatico del difficile confronto tra padre e figlio; dove, a un certo punto, i ruoli si ribaltano, il primo subisce una regressione il secondo è costretto ad assumere il ruolo paterno. Idea anche stimolante, questa, e parecchio attuale. Non fosse che la sceneggiatura la svolge appoggiandosi su espedienti narrativi troppo facili: come quando, al primo appuntamento erotico fra Vince e Genny, lo spettatore sa già che chi suona alla porta è papà Cenzo". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 20 settembre 2003)
Note PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 60MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA NELLA SEZIONE CONTROCORRENTE (2003)
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