regia:
Paolo Benvenuti
ANTONIO CATANIA (AVVOCATO), DAVID COCO (PISCIOTTA), SERGIO GRAZIANI (IL PROFESSORE), ALDO PUGLISI (IL PERITO )
anno:
2003
INCONTRI CON IL REGISTA - CINEMA DORICO - ANCONA pubblico: 29 MARZO 2004 -ore 21:10 studenti liceo: 30 MARZO 2004 ore 9:00
Tra il 1951 e il 1954, durante il processo per la strage di Portella della Ginestra, un avvocato, dubbioso sui risultati della ricerca, conduce, segretamente una propria indagine. I risultati, avallati da prove, vengono archiviati come “segreti di Stato”. Paolo Benvenuti – pittore, grafico, regista sperimentatore sin dagli anni ’70 – dopo il successo di critica per Gostanza da Libbiano (2000), affronta un altro “caso” ambiguo della Storia italiana, alla ricerca della ricostruzione della verità storica. Questa volta sul banco degli imputati siedono alcune delle teste più alte del nostro dopoguerra, accusate senza mezzi termini, di aver ordito – ai danni della banda di Salvatore Giuliano - la strage di Portella della Ginestra, contro i manifestanti del Partito Comunista siciliano, con la complicità occulta di Mafia, Chiesa, Forze dell’Ordine, e forze politiche nazionali e d’oltreoceano! Una tesi non nuova che ha scandalizzato alcuni e infervorato altri. Al di là della bagarre, che già durante la Mostra di Venezia aveva purtroppo preso i toni della battaglia politica, ci piace giudicare il linguaggio cinematografico per quello che è. Una scrittura semplice, che predilige uno stile narrativo lineare, facilmente interpretabile (il racconto, l’indagine e la progressiva scoperta di elementi avvengono all’interno di piccole sequenze, tanti capitoletti sottolineati da altrettanti stacchi in nero), dove predomina il dialogo a due, quasi di impianto teatrale. Ben costruite alcune sequenze; nel taglio delle luci, nella ricostruzione degli ambienti, nelle soluzioni narrative (la sequenza delle carte, la sequenza dell’omicidio Pisciotta – quasi uno split-screen realizzato ricorrendo ad uno specchio…). Prendendo l’avvio da un genere a metà fra il film-denuncia e la ricostruzione storica, Benvenuti, purtroppo, non riesce ad essere totalmente imparziale e persino i personaggi risultano un poco superficiali, perché totalmente assoggettati alla funzionalità della messa in scena – ed è un peccato, perché il cast funziona. Alla fine si arriva ad un film a-tesi: la sua.
La trama Nel corso del processo alla banda di Salvatore Giuliano per la strage di Portella della Ginestra - 1951 a Viterbo - un avvocato, non del tutto convinto dai risultati dell'inchiesta, decide di condurre segretamente e per conto proprio delle indagini. Partendo da un piccolo particolare - il calibro delle pallottole estratte dai corpi delle vittime - l'avvocato dipana un personale filo di Arianna che lo porta ad ascoltare nuove testimonianze in Sicilia, sul luogo della strage. Il quadro geografico di Portella della Ginestra - un pianoro incolto e sassoso in provincia di Palermo - ha un'importanza fondamentale nelle indagini dell'avvocato e gli consente di ricostruire una dinamica della strage di gran lunga diversa da quella 'ufficiale'.
La critica "Benvenuti crede di avere ora altre certezze, ma non le dimostra. Peccato, perché il suo stile scabro fa inizialmente pensare a un approccio equilibrato, mentre 'Segreti di Stato' finisce con l'aderire a una delle tante teorie del complotto: quella elaborata da Danilo Dolci, cui il film è dedicato. Buoni comunisti da una parte, cattivi democristiani, fascisti e americani dall'altra, attraverso l'indagine affidata a un personaggio realmente esistito, ma non esistito così: il difensore di Pisciotta". (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 29 agosto 2003)
"'Segreti di Stato' riapre il dossier grazie a documenti desecretati dalla commissione antimafia e ricerche presso gli archivi dell'Oss, poi Cia. Molti gli elementi che non tornano. Molte le ipotesi possibili su moventi, modalità, complicità, che il film visualizza con tecniche 'povere' e stranianti di stampo brechtiano. Disegni a matita o alla lavagna, mazzi di carte, un plastico della zona. Contro l'avanzata delle sinistre avrebero agito di concerto mafia, servizi segreti Usa, governo italiano, perfino il Vaticano. Qualcuno già dice: sì, bum! Ma non si liquida con un'alzata di spalle un quadro tanto contraddittorio e inquietante." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 5 settembre 2003)
"Basato su lunghe ricerche d'archivio, 'Segreti di Stato' di Paolo Benvenuti è diventato il titolo della discordia. Invece di discutere sullo stile (anomalo e personalissimo) del regista, i critici si sono improvvisati storici; mentre gli storici (e i polemisti specializzati) si sono schierato contro (o pro) la 'complottomania', dimenticandosi di guardare il film. Il che non è né giusto né istruttivo". (Claudio Carabba, Sette', 11 settembre 2003)