Tredicenne ebreo, abbandonato dalla madre, vive con il padre che gli preferisce un fantomatico ed inesistente fratello. Quando anche il padre lo abbandona per suicidarsi, il ragazzo sceglie come genitore l'anziano turco proprietario del negozio di alimentari che, nel frattempo, è stato il suo adulto di riferimento. Insieme inizieranno un viaggio... Presentato "fuori concorso" alla 60a edizione della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, il film di Dupeyron da una parte celebra la bravura e l'istrionismo del consumato Omar Sharif (recente Leone d'Oro alla Carriera), dall'altro, grazie ad una bella fotografia (Remy Chevrin), ad una sapiente ricostruzione d'epoca (Katia Wyszstop), ad un buon uso del montaggio e della macchina da presa, porta egregiamente sul grande schermo la simpatica novella di Eric-Emmanuel Schmitt. Temi come la ricerca della paternità e della famiglia, del dialogo interreligioso, del rapporto educativo adulto-giovane, del passaggio dall'infanzia all'adolescenza e da questa all'età adulta, vengono affrontati in maniera originale e accattivante, grazie anche alla recitazione convincente del giovane Pierre Boulanger. "E' una storia che racconta un sorriso..." dichiara Dupeyron, e, noi aggiungiamo, che di un sorriso ha la forza e insieme la delicatezza.