Mortez e Rivetot percorrono le autostrade francesi in lungo ed in largo, per portare nei piccoli paesi di provincia un quiz radiofonico in onda da 25 anni. Il presentatore ed il fonico, il signore ed il suo autista, il dissipatore e l'economo, il vecchio giocatore ed il più giovane amministratore, il diabetico e l'insulina, il malato e la sua cura. Questi i ruoli che durante un viaggio lungo quanto il film, i due protagonisti interpretano, incarnano, fanno propri fino al punto di scambiarseli in nome dell'amicizia che sopravvive ai fiaschi lavorativi. Su queste lunghe strade francesi, volontariamente tutte simili, i due professionisti delle onde lunghe incontrano purpurei cani inesistenti, biciclette che cadono dai cavalcavia, ambientalisti che tentano di riappropriarsi dello spazio banchettando ai bordi dell'autostrada tra polvere e smog. Gli alberghi sono tutti uguali; due letti separati in una sola stanza, per risparmiare i soldi che l'istrionico presentatore ama signorilmente regalare ai casinò che incontrano sul loro cammino. Ventiquattrore in ogni paese non bastano ad andare oltre l'autografo e i festeggiamenti comunali l'uno, stirare le camicie e fare sesso con un'assatanata di storie senza strascichi l'altro. In radio qualcuno ha deciso di cambiare il palinsesto e sostituire il format ormai un pò obsoleto. Il Sancho Rivetot lo viene a sapere ed oltre a preoccuparsi di recuperare il presentatore dagli svenimenti diabetici, è ora costretto a nascondere la posta che li anticipa negli alberghi, filtrare le telefonate del direttore, fino ad inventare una trasmissione che non andrà nemmeno in onda pur di non rivelare all'amico che la corsa è finita e che è ormai inutile pedalare. Tutto conduce inesorabilmente ad una fine drammatica anche se fisiologica. Il regista utilizza una troupe ridotta per mancanza di soldi e per maggiore libertà di movimento, non ha luci ed opta per un'illuminazione naturale anche se talvolta sgrana, si mantiene attaccato alla realtà ed all'inesorabilità del tutto inizia e tutto finisce, ma decide di dare una possibilità ai suoi personaggi e, come Cervantes, lascia che i suoi eroi, anche se affaticati e vicini alla disperazione, ritrovino nel viaggio la possibilità di continuare a sentirsi amici ed immortali.
Jean Rochefort (Prêt-a-Porter, Ridicule, L'apparenza inganna) torna a farsi dirigere da Leconte dopo dieci anni, riprendendo un cammino che li porterà sette volte insieme sullo schermo, interpretando, dal punto di vista del regista, il suo io proiettato nella vecchiaia. Gérard Jugnot (Formidabili amici, Monsieur Batignole) si lascia devotamente trasportare dal suo collega, risultando, spesso, addirittura più imprevedibile dell'istrionico compagno di viaggio. Il film di Patrice Leconte (Ridicule, L'uomo del treno) esce in Italia dopo 16 anni, perché solo oggi, l'accresciuta fama dell'autore ed il giustificato prezzo che i distributori sono pronti a pagare, permettono al pubblico di intraprendere questo viaggio su 20 grandi schermi, tante le copie previste dalla BIM. Andrea Monti (da www.filmup.com)