Famigliola in viaggio; papà, mamma e bimba di dieci anni. Un’imperdonabile comportamento degli adulti li trasforma in maiali mentre la piccola si ritrova in un mondo assurdo popolato di mostri. Hayao Miyazaki (La principessa Mononoke) strappa lo scorso anno a Berlino, con questa pellicola, un premio prestigioso; merito di un’animazione intrigante e di una sceneggiatura adulta e intransigente dalla morale inquietante: gli adulti vengono castigati per la loro ingordigia (non solo di cibo) e tocca ai bambini ristabilire l’ordine delle cose con la pervicacia e la saggezza della loro età.
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Chihiro è una bambina di 10 anni capricciosa e viziata, convinta che tutti debbano sottostare ai suoi voleri. La stessa cosa accade quando i suoi genitori, Akio e Yugo, le comunicano che sono costretti a cambiare casa. La bambina, infatti, non fa nulla per nascondere la sua rabbia. Con i soli ricordi degli amici e di un mazzo di fiori Chihiro segue i genitori in una strada senza uscita, chiusa da un palazzo rosso con un tunnel. Una volta entrata la famiglia viene trascinata in un mondo di antiche divinità governato dalla malvagia arpia Yubaba. Akia e Yugo vengono trasformati in maiali pronti per essere mangiati. Per sua fortuna Chihiro trova un alleato in Haku che le dà un consiglio: per evitare la fine dei genitori dovrà lavorare. Critica "Una piccola giapponese diretta con i genitori verso la loro nuova casa, si perde e finisce in una città mirabolante popolata di spiriti, ectoplasmi, divinità beffarde, usciti in parte dal pantheon animista del folklore nipponico, in parte dalla fantasia impagabile del grande Miyazaki (vedi 'Zoom'). Orso d'oro a Berlino, poi Oscar, 'La città incantata' è un'appassionata difesa dei valori e delle tradizioni condotta col ritmo, i colori, le trovate dei grandi cartoons. Una rivelazione, per tutte le età". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 aprile 2003)
"Splendido cartone animato ricco di creature fantastiche dalla contorta personalità, 'La città incantata' di Hayao Miyazaki è un capolavoro di colori, meravigliosi effetti sonori e sublimi note musicali del maestro Joe Hisaishi. Il geniale Miyazaki è unico perché fonde la complessa drammaticità dei film dal vivo con la delicata fantasmagoria pedagogica dei classici Disney. Da vedere e rivedere". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 25 aprile 2003)
"Dal gigante del cartone animato giapponese Hayao Miyazaki, un gioiello e un dono. 'La città incantata', che certamente non lesina mirabolanti invenzioni nel disegno e nella storia, si presenta con la forza aggiuntiva di un apologo buono per grandi e piccini. E' una potente metafora sulle prove conoscitive che è indispensabili affrontare per crescere ma è anche una metafora, universalmente valida, sulla natura umana e sui sentimenti cardine delle nostre vite; quelli nobili e quelli vergognosi, i vizi e le virtù. Tutti insieme compongono il puzzle di cui ciascun essere umano è fatto". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica, 26 aprile 2003)
"La storia di una bambina di dieci anni che, in trasloco con in genitori, si ritrova in una città fantasma dove le persone vengono mutate in animali e governate da una strega malvagia, è raccontata con un disegno bellissimo, delicato, fantasioso, sensibile, con spirito avventuroso e tensione. Produzione del Ghibli Studio, famoso in Giappone". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 18 aprile 2003)
"Scrivendo dalla Berlinale su 'La città incantata' mi chiedevo: se la sentirà la giuria di rompere un tabù premiando un cartoon, genere curiosamente discriminato nei festival? I giurati se la sentirono e al bellissimo film di Hayao Miyazaki assegnarono addirittura l'Orso d'oro 2002. Si tratta di una favola che, pur tributaria dello spunto di 'Alice nel paese delle meraviglie', appare narrata e illustrata con estrema grazia dall'autore di 'Principessa Mononoke'. (...) Ispirato alle divinità e alle magie della tradizione nipponica, il film è un incanto da cima a fondo". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 19 aprile 2003)
"Le fantasie di Miyazaki non intendono parlare soltanto ai bambini: fanno anche un po' paura. Pure il disneyano 'Biancaneve e i sette nani', si dirà. Ma qui c'è più inquietudine e la lettura non è univoca, senza sacrificare i fuochi d'artificio della spettacolarità si richiede più maturità allo spettatore. E non intendono soltanto consolare, far evadere: sono apologhi densissimi, sono 'operette morali' dove la soluzione non ti viene servita su un piatto e senza sforzo. Il raffinato, elaboratissimo gusto estetico - veramente da rifarsi gli occhi - vive in simbiosi con l'etica di un artista che la propria libertà creativa l'ha strappata e difesa passando per tutte le stagioni di un'industria dell'intrattenimento le cui regole e il cui conformismo non sono da meno di quelli hollywoodiani". (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 19 aprile 2003) Note ORSO D'ORO (EX AEQUO CON "BLOODY SUNDAY" DI PAUL GREENGRASS) AL FESTIVAL DI BERLINO 2002. PREMIO OSCAR 2003 COME MIGLIOR FILM DI ANIMAZIONE.PRIMO FILM DI mYAZAKI AD ESSERE COLORATO E MASTERIZZATO IN FORMATO DIGITALE.
da www.cinematografo.it
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