regia:
Spike Lee
Edward Norton, Rosario Dawson, Philip Seymour Hoffman, Barry Pepper, Anna Paquin, Brian Cox, Tony Siragusa, Levani, Felicia Finley (134').
anno:
2003
Le ultime 24 ore di libertà di un giovane pusher newyorkese condannato a sette anni di carcere, si snodano fra incontri-confronti con amici e conoscenti, pause e riflessioni sulle scelte fatte e sul futuro da vivere. Il regista americano più scomodo degli anni ottanta, poi vezzeggiato e “ridimensionato” dalle grandi Major, ritorna con un pugno nello stomaco rivolto a quanti lo davano per “spacciato”. Una commovente ballata blues, un percorso di rivisitazione interiore affidato alla splendida interpretazione di Edward Norton, sullo sfondo di una New York spaesata e dolente dopo l’11 settembre, mostrata sin nella sua piaga principale, quel “ground zero” su cui il cinema sembra aver posto la sua censura.
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La 25° ora è un film costruito, sia visivamente che narrativamente, attorno a “ground zero”, senza essere un film su “ground zero”; è pervaso da uno sguardo dolente e, fin dai titoli di testa, ci accompagna in una New York in cui si respira lo spaesamento del dopo 11 settembre. La storia dello spacciatore di droga Monty Brogan (Edward Norton) procede nelle sue ultime 24 ore di libertà, prima di entrare in carcere, parallelamente ad un percorso di rivisitazione interiore di un’esistenza sbagliata, sprecata. Il dolore cresce come un blues, mentre il protagonista è costretto a confrontarsi con il padre, la compagna, gli amici, i complici, alla ricerca di un senso e di una verità con cui accompagnarsi in un viaggio che molto ha in comune con la morte. E il tempo del racconto, compresso nell’arco di una giornata, si allarga attraverso diversi flashback ed un immaginifico flashforward finale, tanto consolatorio quanto illusorio. Malgrado non tutto proceda liscio, alcune situazioni e personaggi appaiono poco definiti o non risulta chiaro il loro sviluppo in relazione al sistema film, “la 25° ora” riesce comunque ad evocare a tratti sensazioni potenti e a suggerire uno significato quasi “penitenziale” all’epilogo.