regia:
Giacomo Ciarrapico
Maddalena Maggi , Andrea Sartoretti , Valerio Aprea , Massimo de Lorenzo , Carlo de Ruggeri (85')
anno:
2003
Trama Matteo: lavori saltuari, amici al bar, agenzie ippiche, continui problemi di soldi e di identità. Quando Stefania, la sua fidanzata, rimane incinta, decidono di non tenere il bambino e si lasciano. Ma tre anni dopo Matteo casualmente scopre che Stefania non aveva abortito, e che lui è padre di un bel bimbo: Davide. In gran segreto inizia il “pedinamento” di suo figlio.
recensione di Daniele Belmonte
"Si dice che le cose che ci succedono ci somigliano". Questa frase, pronunciata da uno degli amici del protagonista Matteo, racchiude con sufficiente precisione l'essenza del secondo lungometraggio cinematografico del regista ed autore teatrale Giacomo Ciarrapico. Eterno bambino, Matteo (Andrea Sartoretti) vive di espedienti. Fa la guida turistica senza il necessario patentino, abita in un appartamento il cui affitto è pagato dalle sue fidanzate, trascorre le sue giornate al bar con i suoi tre amici e cercando di beccare il cavallo giusto che gli permetta di tirare avanti almeno per un altro paio di mesi. Placidamente immerso in questa atmosfera che tutto sommato gli sta a pennello, un evento inatteso mina le sue incrollabili certezze, anzi, incertezze. Stefania (Maddalena Maggi), la ragazza che da mesi non si decide a lasciare, aspetta un bambino. Un bambino che lui proprio non vuole. Tre anni dopo scopre casualmente che, contrariamente a quanto pensava che fosse avvenuto, il bambino, Davide, invece è nato e che lui è quindi diventato papà. Si potrebbe pensare ad una approfondita analisi delle problematiche accennate ma in realtà così non è. Eccomi qua è una commedia leggera e di più non può e non vuole essere. Giocata sulla vetusta tematica che descrive le giovani generazioni come nulla facenti e perennemente alla ricerca di un mezzo per sbarcare il lunario, l'opera si sforza a tratti di incanalarsi su strade già battute da altri registi. I riferimenti, non so quanto consci, a film come Ecce bombo di Moretti sono molteplici. L'ambientazione peculiarmente romana, le scene dei pranzi in famiglia, le paranoie dei quattro amici ne sono alcuni esempi. Ma rispetto al film di Moretti mancano le ansie e la sottintesa satira del comportamento di una generazione. Ciarrapico non va oltre la macchietta dei suoi personaggi e, bisogna dire che seppur in quest'ambito ristretto, il suo lavoro è certamente pregevole. Alcuni bozzetti come l'amico tabagista di Matteo, caustico e dotato di una agghiacciante saggezza, l'allenatore di calcio tipicamente romano, il padre di Matteo contraddistinto da un formalismo esageratamente rigoroso, sono argutamente tratteggiati, con equilibrio ed intelligenza. Il regista, si nota, lavora bene con i propri attori, in particolare con il protagonista Andrea Sartoretti già interprete del suo primo lungometraggio Piccole Anime (1998). L'attore, a parte qualche indecisione iniziale, sostiene con energia il suo ruolo. Ha un viso irregolare ed un fisico che non è certo da passerella. Ciarrapico ne coglie con attenzione le intime peculiarità e, nel finale, sul palco del temibile lancio party (un teatro dove il pubblico ti lancia sacchetti di sabbia se non sei di suo gradimento…) sembra riprenderlo come il Lenny Bruce di Dustin Hoffman. In definitiva, nonostante una scarsa volontà di approfondimento ed una regia che certo non brilla per preziosismi stilistici, il film scorre gradevole strappando più di una risata per concludersi con le sequenze di un Matteo ormai riappacificato con il mondo essendo giunto alla conclusione, che sottoscriviamo ampiamente, che "chi fa il padre per forza fa solo danni".