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HOLLYWOOD ENDING

regia: Woody Allen
Woody Allen, George Hamilton, Tea Leoni (114')
anno: 2002


"Fra satira e farsa, più intelligente che divertente, 'Hollywood Ending' parte da un'idea geniale ma resta facile, un poco meccanico. Un Woody Allen in tono minore insomma. Ma pur sempre un Woody Allen". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 1 novembre 2002)

"La struttura della messa in scena è semplice, senza pretese; impostata soprattutto su scene lunghe al servizio del talento comico dell'Allen attore, in ottima forma sia nella variante verbale, sia nella variante gestuale, quasi slapstick (quella in cui il regista non deve far capire al rivale di essere cieco)". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 2 novembre 2002)

"Non è che si ride poco durante la proiezione di 'Hollywood Ending' e ogni tanto, sullo spunto irresistibile di alcune battute, Woody Allen lo applaudiresti a schermo acceso. Tuttavia è vero che non siamo di fronte a uno fra i suoi migliori anche perché le primavere sono ormai 66, il che per un comico costituisce un notevole handicap. Insomma, il nostro non ha più l'età per atteggiarsi plausibilmente beato fra le donne né il brio per intraprendere la riconquista di una ex moglie giovane e pimpante come Téa Leoni. (...) Sotto il profilo dello stile, la commediola potrebbe portare la firma del compianto Carlo Ludovico Bragaglia, però un film di Woody Allen resta un film di Woody Allen". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 2 novembre 2002)

"Woody Allen, interpretando un regista afflitto da cecità psicosomatica, personaggio fra farsesco e angoscioso simbolo della paralisi creativa del cinema, prende in giro Hollywood parolaia, quattrinaia, popolato di produttori abbronzati; prende in giro il cinema europeo snob, i registi megalomani ed esigenti che pretendono di ricostruire il set di Central Park, la critica, se stesso. 'Hollywood Ending' è divertente ma anche un po' triste; Tea Leoni è una coprotagonista elegante, molto carina". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 8 novembre 2002)

da www.cinematografo.it

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